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Ravenna Nightmare: “Septic Man” di Jesse Thomas Cook

Creato il 30 ottobre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Ravenna Nightmare: “Septic Man” di Jesse Thomas Cook

Al pari del “sonno della ragione”, anche la civiltà dei rifiuti su scala industriale genera mostri. Lo sanno bene nella Campania devastata da ecomafie e speculazioni d’ogni sorta. E così, al Ravenna Nightmare, è giunto il tempo di farsi un bel giretto nelle fogne. Tale privilegio ci è stato concesso da Septic Man di Jesse Thomas Cook, il film canadese in concorso. Nell’introdurlo al pubblico ravennate, il direttore artistico Albert Bucci ha rimarcato più volte la parentela di questa  produzione indipendente, tanto per il low budget che per l’approccio al tema delle mutazioni corporee, coi primi lungometraggi cronenberghiani. Senza avere lo stesso grado di incisività e coerenza, aggiungiamo noi, ma con qualche buono spunto disseminato qua e là.

Il protagonista del film è un personaggio destinato comunque, per il suo carattere estremo, a restare impresso nella memoria: Jack, impersonato dal sorprendente Jason David Brown (di lui sappiamo soltanto che ha interpretato il precedente lungometraggio di Jesse Thomas Cook, Monster Brawl, come anche un atipico “zombi movie” ambientato ai tempi della guerra di secessione americana, Exit Humanity di John Geddes) è l’operaio della depurazione cui viene proposto, dietro lauto compenso, di restare in una città contaminata che le autorità stanno rapidamente evacuando, per cercare l’origine della misteriosa pandemia. Quello di Jack potremmo tranquillamente definirlo un “patto con il demonio”, considerando che a proporgli ciò è l’emissario truce (interpretato a sua volta dal leggendario Julian Richings, tra le cui apparizioni cinematografiche ci piace ricordare Il pasto nudo, Mimic e Cube – Il cubo) di consorzi dagli interessi altrettanto misteriosi e di sicuro sospetti, specchio oscuro della società dei consumi. L’uomo, la cui moglie sta per dare alla luce un bambino, dovrebbe ricavarne un mucchio di soldi e una meno usurante posizione lavorativa. Ne ricaverà invece un’allucinante avventura sotterranea. Una detenzione da incubo, la sua, tra acque contaminate, scarichi industriali, cadaveri galleggianti, topi di fogna e altre amenità, con in più la spada di Damocle rappresentata da due fratelli perversi e deformi, che dall’esterno si divertono a tormentarlo. La mutazione interiore e anche fisica del poveretto, in quello scenario claustrofobico, è solo questione di tempo…

Quanto avviene nella fossa asettica, con la musica elettronica di un’efficace colonna sonora a scandirne i passaggi, è un’orribile mutazione che nei momenti più seri e angoscianti può ricordare la filmografia del connazionale David Cronenberg (in particolare La mosca); mentre altre scene, concepite in chiave grottesca, si avvicinano un po’ alla demenzialità dissacrante di certe produzioni della Troma, soprattutto The Toxic Avenger, che può sfoggiare quale protagonista una figura simile, per certi versi, all’uomo settico portato sullo schermo da Jesse Thomas Cook. Se l’ambientazione claustrofobica e l’ottimo make up del mutante riescono, fino a un certo punto, a tener viva la tensione, le tante crepe a livello di sceneggiatura e di background dei personaggi tendono, però, a svuotare progressivamente di senso l’operazione. In Septic Man l’approssimazione con cui vengono raccontate le diverse fasi dell’epidemia, la cesura troppo brusca tra il momento in cui il protagonista appare ancora “normale” e le prime forme di degenerazione fisica, nonché lo scarso approfondimento del pur inquietante personaggio di Julian Richings, sono tutti elementi che pesano come un macigno sulla compattezza del plot. Peccato, perché una maggiore accuratezza avrebbe senz’altro giovato alla credibilità di un lungometraggio, che della classica produzione a basso costo ha sia la creatività artigianale che i limiti, talvolta riscontrabili in fase realizzativa.

Stefano Coccia      


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