RB Blog 2/ Ricordando don Vinante nel 2014. Sull’evento di Elini.

Creato il 30 giugno 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Tra i tanti doni che mi ha lasciato don Vinante c’è anche l’amicizia con la famiglia di origine che prima della sua scomparsa non conoscevo. Sono stati loro ad informarmi dell’incontro-evento “Su Servitziu e s’Eredidade” a lui dedicato e organizzato dal Comune di Elini in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna. L’ incontro, l’evento, si terrà giovedì 10 luglio nella Sala Polifunzionale di Elini. Tra gli altri ci sarà Ivo Murgia, immagino a parlare di lingua sarda e faccende attinenti.

L’invito è stato esteso anche a me, ringrazio ma non posso esserci. Non posso esserci fisicamente ma posso esserci spiritualmente. E posso esserci sin da oggi profittando di questa occasione per ricordare don Vinante ancora una volta tra le pagine di Rosebud. La mia speranza è che “l’Evento” – idea degna in sé – fugga la retorica perché se c’era qualcuno che fuggiva la retorica ricamata e ricamante questo era proprio quel prete della mia infanzia, non sarei qui a ricordarlo altrimenti. Il pericolo che si corre con un personaggio come quello straordinario uomo di Dio nato in Trentino, è di farlo esistere, nel tempo, ammaestrato all’idea dominante di ciò che avrebbe dovuto essere in quanto sacerdote della Chiesa; ma don Vinante era ben altro e senza quel “ben altro” non sarebbe stato lui bensì un prete qualsiasi sul quale, non ho problemi a dirlo, e con tutto il rispetto, non avrei speso una sola parola. Le mie opinioni sulle faccende “religiose” sono note, non mi faccio problemi a ribadirle ogni giorno e non intendo cambiarle, non fino a quando mi sarà dimostrato che vale la pena farlo.

Sia ben chiaro però, il don Vinante che porterò sempre nel cuore è un unicum inscindibile dato dall’uomo e dall’uomo di Dio insieme. Non so infatti quanto avrebbe toccato le mie “corde” se quello stesso uomo avesse preso altro indirizzo di vita; probabilmente incontrandolo avrei pensato che si trattava di un uomo in gamba, forte, ma forte come tanti uomini forti, in gamba come tanti uomini in gamba. L’in-più, nel particolare caso, era proprio dato dall’avere scelto, quell’uomo, di essere un uomo di Chiesa. Di una Chiesa diversa, una Chiesa insieme determinata e francescana, di una Chiesa dei poveri come va di moda dopo l’avvento di Papa Francesco. Di una Chiesa – bisogna dirlo – anche inflessibile. Una Chiesa che da questo punto di vista piacerebbe ai pochi, con dei ministri-soldato che piacerebbero ancora meno. Don Vinante non era amato da tutti, dobbiamo ricordarlo; così come occorre ricordare che lui, ben cosciente di non essere amato da tutti, anziché fermarsi a “negoziare” amicizie platoniche proseguiva per la sua strada convinto com’era che alla fine della stessa, di quella stessa strada da percorrersi strettamente e idealmente a piedi … ci fosse Dio.

Il punto? Il punto è che è proprio con quel modo di fare che è diventato un grande maestro di vita. Sotto multeplici punti di vista. Per esempio da un punto di vista didattico. Il dilemma è semplice: da adulti ricordiamo meglio i nostri insegnanti severi che ci hanno educato per davvero o gli altri? La risposta a questa domanda dà la misura degli uomini e delle donne che siamo diventati, e dovrebbe essere una risposta che ognuno sussurra a se stesso, anche per evitare di sputtanarsi troppo davanti agli altri. Ma don Vinante è stato maestro di vita anche nell’insegnarci cos’è la determinazione, l’impegno, la forza dei Credo (che questi siano di natura terrena o divina poco importa), la disponibilità verso gli altri, il valore della critica forte, il valore del sano senso dell’umorismo, il valore dello studio, il valore della conoscenza, il valore di una vita spartana, il valore di essere sempre se stessi, non importa cosa viene. Il valore dell’obbedienza e della ribellione insieme.

Un esempio? Se mi scoprisse a scrivere questo mio ricordo assolutamente di parte e senza alcuna utilità pratica per il prossimo probabilmente mi rimprovererebbe: ma cosa sta facendo Lei? Poi, senza perdersi troppo in chiacchiere, inizierebbe a pregare. Di lì a poco suonerebbe le campane per la messa e si ritirerebbe in sacrestia per vestire gli abiti del rito. Era di solito in simili momenti che ne profittavo per allontanarmi, uscire dalla Chiesa e correre il più veloce possibile verso casa… finalmente libera. C’era il suo Dio anche in quei miei audaci attimi di forte ribellione, lo sapeva lui e lo sapevo io, solo che io lo chiamavo e lo chiamo ancora il Dio-in-me; potrebbe pure essere la stessa cosa, la fisica quantistica insegna ad andarci cauti, ma per quanto mi riguarda fa una differenza… della madonna.

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Elini (1)

Elini (2)

Featured image, locandina fronte.


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