Magazine Cinema
Di RCL - Ridotte Capacità lavorative si potrebbero dare una marea di definizioni. E il contrario delle stesse. Un documentario. Si, ma anche no. Un film di finzione, in parte, ma anche no. Genere realista. Indubbiamente, ma anche no. Surrealista, senza dubbio, ma anche no. E via discorrendo. Alessandro Di Rienzo, giovane reporter dell'agenzia Ami, ha ideato il film nelle ore cruciali del referendum indetto dalla Fiat allo stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano D'Arco. Da un lato l'investimento per il territorio, dall'altro i diritti dei lavoratori, da una parte lo spettro della disoccupazione in terra di camorra, dall'altra le conquiste degli operai messe in un cassetto. Da qui la volontà di parlare di una situazione di una delicatezza evidente, in modo non polemico, non giornalistico "alla Annozero, Report e Ballarò" come si ricorda nel film stesso, senza intenzioni plateali di denuncia alla Michael Moore, per intenderci. Allora ecco il comico Paolo Rossi che, con panama bianco, si aggira tra le strade di Pomigliano con una sgangherata troupe molto "armata Brancaleone". Si incontra il sindaco (di destra), il parroco (più sinistrorso), gli operai, i cittadini di Pomigliano. Si cerca di capire e di fotografare una realtà, con tocco leggero e ironico, surrealista appunto. Rossi vuole realizzare un film sulle vicende di Pomigliano e il genere migliore sembra essere quello della fantascienza...Nel complesso si ride a denti stretti. Il film, a mio avviso, deve molto alla teatralità di Paolo Rossi, non solo per la sua figura, ma proprio nella impostazione di alcune scene. Ci ho rivisto atmosfere e richiami di suoi ultimi spettacoli teatrali. E rendere lo spazio filmico uno spazio simil teatrale è un esperimento interessante. Da apprezzare anche la volontà di non imporre una visione a priori, che, dopo i 70 minuti di film, viene rilanciata allo spettatore. C'è troppa "carne a cuocere" nel Pomigliano Affair (diritti, lavoro, investimenti, assenteismi esagerati e non, il problema della catena di montaggio....forse il vero filo conduttore del film) per poter evidenziare con forza l'uno o l'altro. La pecca del film sta però nella sua costruzione "cinematografica", forse troppo frettolosa. I tempi e il budget per realizzarlo sono stati minimi, ma uno sforzo maggiore nella caratterizzazione estetica dell'opera e nel lavoro di scrittura non sarebbe stato malaccio: magari un uso più appropriato delle musiche, un voler evidenziare maggiormente il lato burlesco- ironico di Rossi, un lavoro più interessante al montaggio.
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