E' notizia recentissima che la produzione di rame nelle miniere della Repubblica democratica del Congo è calata, ultimamente, del 3,3% annuo ( estratte nel 2015 solo 995,805 tonnellate).
E se in qualche modo c'è stata una apprezzabile tenuta nel corso del 2015, le previsioni per il 2016 sono, al contrario, molto poco incoraggianti.
Ci sarà un ulteriore riduzione e questo in base alle stime fatte dagli enti preposti al controllo e alle loro attendibili statistiche.
La cosa preoccupa, è un campanello d'allarme per l'economia del Paese specie se si pensa che un tempo nella produzione del rame la Repubblica democratica del Congo era la quinta produttrice su scala mondiale e, addirittura ,la prima in Africa.
Compensano questo calo, però, la produzione di cobalto e quella legale di oro.
Le miniere funzionanti significano lavoro per gli operai locali e quindi una paga sicura per la modestissima economia delle molte famiglie.
Da non dimenticare, però, che la ricchezza di questa terra è destinata ad accrescere da sempre il benessere e i profitti di altri.
Vedi, ad esempio, le multinazionali rapaci, che da sempre operano in quelle aree e i politici conniventi, che concedono concessioni in cambio di laute bustarelle.
Tutto il mondo è paese come dice il noto adagio.
Ai congolesi , insomma, le briciole.
Per tacere ancora della mancanza del rispetto delle regole, e sovente si verifica, cui aggiungere lo sfruttamento dei minori e le morti bianche di cui non si sa mai niente.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)