Ieri ho finito di leggere il libro appena uscito di Maria Cristina Savoldi Bellavitis e Selene Calloni Williams dove all’interno c’è una prefazione di Giacomo Leone e due paragrafi di Maurizio Dallocchio e Andrea Re, tutti campioni di specialità sportive che hanno conquistato, con la forza e la fatica, grandi successi nello sport.
Inutile dire che è interessante leggere delle esperienze personali di queste persone, che però a volte vanno al di fuori del motivo per cui un “runner” come me lo ha acquistato.
Speravo di trovare qualche suggerimento o tecnica o modo di fare ma non ci sono stati tanti spunti in questo senso, il lettore deve prenderseli da se, nel mezzo dei racconti.
Probabilmente ho sbagliato nell’interpretare questo libro come un manuale anziché un romanzato sulle attività sportive legate poi alla corsa e alla meditazione.
Stasera, dopo esser stato a visitare la mostra Armonia, nel bel Castello di Belgioioso a Pavia, dove ho trovato alcune informazioni importanti per il percorso che sto seguendo ormai da un anno, sono poi tornato a casa e “sceso” in pista.
Ho cercato di pensare agli spunti che questo libro ti offre oltre ad una base solida che ho letto già due volte che si intitola “L’arte della Meditazione” di Mathieu Richard (a cui consiglio di leggere tutto quello che ha scritto perché è divino!) mentre correvo.
Lo spunto che ho tratto ad un certo punto è l’esercizio fondamentale che dobbiamo iniziare a fare e ripetere costantemente (come la corsa ) nel cercare di “scacciare” in modo benevolo i pensieri che entrano dentro e ti tolgono energia.
Ricordo che l’anno scorso, in questo periodo, negli ormai ultimi giorni di vita di Elisabetta, uscivo a correre come da programma dell’amico Fulvio Massini, senza togliere mai questa cosa, altrimenti credo sarei impazzito.
Ricordo molto bene, un momento in cui correvo intorno al laghetto di Milano 3 che ad un certo punto, pieno di pensieri, mi sono letteralmente fermato, come se tutto ad un tratto fosse terminata tutta la benzina che abbiamo nel nostro corpo, vuoto, fermo.
Dopo pochi secondi (credo) ho ripreso a camminare, sforzandomi di liberare i pensieri, di non pensare al momento in cui sarei rientrato a casa, alla tristezza che mi pervadeva, alla speranza che di minuto in minuto andava a svanire.
Ho ricominciato a correre, concentrato sul fare quello che stavo facendo, pensando al presente e basta, sforzandomi di farlo.
Questo è un episodio molto forte, in un certo senso, l’apice di quanto si dice in queste cose per cercare di liberare le mente, ma è stato anche un segnale in cui ho capito che il benessere nella corsa e la possibile meditazione derivano dal fatto di esercitarsi nel fare uscire “cortesemente” i pensieri che entrano dentro.
Mi vedo la scena a volte, come se aprissimo la porta e dolcemente spingessimo fuori, o invitiamo ad uscire il pensiero in quel caso, con un sorriso, ma pensando, sempre dolcemente, mi dispiace, ma non c’è posto per pensieri ora, ora c’è la corsa, il mio dentro che si esprime con lei.
Stasera, ho provato questa cosa, sforzandomi di fare uscire tutti i pensieri ogni volta che arrivavano, pensando al libro appena letto e agli ottimi passaggi di Andrea Re, che aiutano, nel percepirli e completarli, a svolgere quella sensazione attività, che è il meditare correndo!
Provare per credere e buone corse, sempre!