Il ministro della Cultura angolano ha espresso ufficialmente, qualche giorno fa, l’intenzione di realizzare prossimamente a Ondjiva, nella provincia di Cunene, per re Mandume, eroe della resistenza alla colonizzazione portoghese del suo tempo, un autentico museo.
In esso potranno così essere raccolti e conservati ,com’è giusto che sia, documenti, libri e manufatti,che rimandano all’esistenza terrena di Mandume Ya Ndemufayo, il giovane sovrano, che costituisce una vera e propria leggenda per angolani e namibiani anche per la sua prematura morte.
Infatti, il giovane e forte re Mandume, che oppose fino all’ultimo una strenua resistenza ai portoghesi, morì a soli 23 anni di età
E qui, a questo punto del racconto, come accade un po’ dappertutto in Africa, c’è che verità e leggenda si confondono, per cui attualmente si è ancora lontani dall’obiettiva realtà dei fatti accaduti all’epoca del colonialismo portoghese dei primi anni del ‘900.
E gli studiosi di storia (Mandume morì il 6 febbraio 1917) brancolano ovviamente nella più totale incertezza.
E ciò si spiega perché le poche immagini rimaste della sua persona, lo ritraggono sano e forte,cioè in perfetta buona salute.
Allora non sono pochi gli interrogativi irrisolti circa la sua morte.
C’è chi parla di suicidio ma è molto improbabile dal momento che l’uomo era animato da un grandissimo orgoglio e una notevole fierezza, riconosciuta anche dall’avversario.
Magari potrebbe, semmai, essere stato costretto a suicidarsi e, in questo caso, bisogna parlare di omicidio indotto in quanto soggetto troppo scomodo.
Oppure altre fonti sostengono che sia stato falcidiato casualmente (?) in combattimento dal fuoco di una mitragliatrice.
Sta di fatto che questi sovrani autoctoni di piccoli o grandi e pacifici regni africani, con tutta una propria importante “storia”, come è accaduto anche per il Rwanda e non solo, devono assolutamente sparire, in un modo o nell’altro, all’arrivo del “bianco” colonizzatore, che non è certo giunto fin laggiù per spirito di conoscenza o di avventura.
Ecco, allora, che oggi, in Africa, un’Africa che ha ancora parecchie ferite da fare rimarginare, queste figure carismatiche di re e regine ,di un tempo mitico ma passato, sono esaltate e ricordate dalle popolazioni.
In breve è la normale voglia di ritrovare con consapevolezza o meno le proprie radici, quelle recise da una “brutta storia”, che si è chiamata “colonialismo” e il cui fantasma continua ad aleggiare, purtroppo,in forme differenti e quindi sotto mentite spoglie, anche ai nostri giorni.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)