Le strade del mondo si aprivano al mio passaggio e passarono giorni , notti, mesi e anni senza che trovassi l’ombra del principe di Ndiassan.Cercai minuziosamente dappertutto. Un giorno mi fermai in villaggio, ospite del capo. Passai due anni in questo posto,dove imparai due mestieri vitali secondo loro. Imparai a coltivare la terra come si deve e a usare gli arnesi indispensabili per sopravvivere in campagna. Durante questo tempo, aspettavo il passaggio del principe Bunama, che secondo la popolazione faceva frequentemente tappa lì durante i suoi spostamenti.
Questa, nel Djolof, era una zona pastorale per eccellenza. In seguito, vissi nel Cayor per qualche mese, poi ancora nel Djolof, dove feci le mie prime prove d’uomo.
Non sentii mai la necessità di ritornare a casa, vivevo nella corte di un potente e ricco capo, consigliere addetto all’istruzione e all’educazione dei ragazzi del villaggio.
Fui anche detenuto per errore nei paesi Wolof.
Quando ci scappa la morte di una persona, accusano prima i vagabondi, poi gli stranieri, poi indagano seriamente. Quella volta mi toccò aspettare che venisse fuori la verità, un uomo era stato massacrato nei campi dove io ero transitato qualche ora prima. Mi raggiunsero una settimana dopo, in un altro villaggio, con l’accusa infame di omicidio.
Quattro uomini a cavallo mi portarono via senza il mio vecchio amico Xarit , fui gettato in prigione per parecchi giorni. Al mio ritorno, dopo essere stato liberato, ebbi solo modo d’inchinarmi sulla sua tomba. Rimasto senza il mio amico, decisi di trovarmi un lavoro per guadagnarmi il prezzo di un buon cavallo. (pag.105)
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

