Magazine Africa

Reading da "Sabbie mobili" di Henning Mankell -Marsilio editore 2015

Creato il 21 ottobre 2015 da Marianna06

  1280px-HenningMankellBethlehem

Incipit

Il 16 dicembre di prima mattina, Eva mi accompagnò in macchina alla Statoil di Kungsbacka, dove ritirai un’auto a noleggio. Dovevo andare e tornare da Vallakra, nei pressi di Landskrona, e riconsegnarla in serata.  Il giorno dopo ero atteso in diverse librerie di Goteborg e Kungsbacka per i consueti autografi natalizi sulle copie del mio ultimo romanzo.

Era una fredda giornata invernale, ma non pioveva né nevicava. Se mi fossi fermato per la colazione a Varberg, come facevo di solito, il viaggio sarebbe durato circa tre ore.

Il direttore del mio teatro di Maputo, Manuela Soeiro, con cui collaboro da trent’anni, era in visita in Svezia e quel giorno ci saremmo visti per impostare il lavoro di una produzione prevista per l’autunno successivo. Manuela era ospite di Eyvind, il regista della versione dell’Amleto su cui rimuginavo praticamente dal mio primo anno di attività al teatro Avenida.

Fin dall’inizio, infatti, mi ero detto che l’Amleto era una perfetta saga dei re africana. In Shakespeare c’era qualcosa di “nero” che poteva essere portato alla luce. Esiste addirittura una storia quasi identica ambientata nella parte meridionale dell’Africa, nell’Ottocento. La mia idea era questa:quando alla fine sono tutti morti, l’entrata in scena di Fortebraccio rappresenta l’arrivo dell’uomo bianco in Africa e l’avvio della colonizzazione su vasta scala. Per questo ritenevo logico far concludere la tragedia a Fortebraccio con il monologo “Essere o non essere”. (continua…)

       

3172244

                                 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog