Gli elefanti arrivavano dal nord lungo le antiche piste che conoscevano e avevano usato fin dalla loro comparsa sulla terra,ma che erano interrotte sempre più spesso dai campi coltivati lungo i loro percorsi, più in fretta di quanto potessero adattarsi al cambiamento.
Com’era inevitabile, non resistevano alla tentazione costituita dai campi di mais, e li divoravano come avrebbero divorato l’erba e i cespugli che il mais aveva sostituito.
Per quanto innocenti, allora sarebbero stati considerati dannosi distruttori, bollati come devastatori dei raccolti e uccisi : i diritti dell’uomo avrebbero sempre vinto contro i diritti degli animali selvatici, per quanto fosse ingiusto , a meno che si potesse trovare un modo per combinare selvatico e domestico e pianificare per loro un percorso sicuro.
Era necessario fare qualcosa, al più presto, per scongiurare l’ingiustizia della loro graduale eliminazione.(pag.266-267)
Chi è Kuki Gallmann ?
Da bambina,a Venezia, Kuki d’origine trevigiana, sognava l’Africa .Riesce ad andarci da adulta.
E con Paolo, suo secondo marito, costruisce lì la sua casa e la sua famiglia in una grande proprietà vicino Nairobi.
Quando la morte le strappa Paolo,suo marito, Kuki resta sola con un figlio quattordicenne e una bambina in arrivo. Poi il morso di un serpente le porta via anche il ragazzo.
Ma Kuki ha ancora la forza di lottare per creare la “Gallmann Memorial Foundation” per la tutela e la salvaguardia della natura.
E la realizza in nome del marito, del figlio e del comune grande amore che tutti loro nutrivano e nutrono, nel caso di Kuki, per la terra africana.
Ieri, 29 settembre, Kuki era in Italia per pochi giorni e ha ritirato ,a Verona, il Premio Masi,giunto alla sua 31/a edizione in città( presidente della Fondazione Masi,la scrittrice e giornalista Isabella Bossi Fedrigotti), per quelle personalità che hanno contribuito a diffondere un importante messaggio di cultura nel mondo.
Lei, Kuki, attivista appunto per la salvaguardia dell’ambiente, si sta attualmente impegnando nel dare la caccia ai bracconieri e ai mercanti d’avorio allo scopo di abolire un turpe quanto inutile commercio,redditizio esclusivamente per chi lo pratica, e salvaguardare in questo modo dall’estinzione i “suoi” amati elefanti.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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