Potete immaginare in che stato sia adesso la mia camera: più o meno come la Louisiana dopo l'uragano Katrina..
Maglie sparse dappertutto, calzini, scarpe, giubbini, borse, trolley, trucchi, orecchini in madreperla, cappelli a falda larga, vibratori di carta e rosari di platino, mancano solo i cadaveri e le case scoperchiate...ma questo lo auguro solo ai miei vecchi coinquilini e a chi non ha ancora capito che un omosessuale è un essere umano e non solo una bella statuina.
Ho dovuto, nell'ordine: - fare la spesa da portami nella sede del Convento a San Babila,
- pulire le scarpe di pelle bianca dalla polvere di amianto che la Moratti ogni giorno seminava in viale Padova, tanto per tentare soluzioni alternative al coprifuoco (qualcosa tra la strage e il genocidio, ma alla fine cosa sarà mai una via?), peccato che là ci andavo a fare la spesa...per fortuna ho traslocato;- catalogare le scarpe,- dare libero sfogo alle camicie a maniche corte che trasbordavano dagli appendini dell'armadio lottando furiosamente con i miei cinque giubbini e sette cappotti.- dare libero sfogo pure ai giubbini e al trench, finalmente pronti per la valigia.- mettere in bella mostra le mie ventisette t-shirts e sceglierne solo quindici, contando le magliette da casa, le magliette da party e le magliette da Fabio (leggasi da Fitness First).- aprire il cassetto che rigurgitava pantaloni lunghi, ormai asfissiati da tre mesi di clausura coatta e tirarne fuori sì e no tutti gli esemplari che potevano ricostruire un arcobaleno in miniatura.- cominciare a pensare a cinture, occhiali, fazzoletti in coordinato e gemelli con la mia immagine olografica, tanto così per citare qualche accessorio.- tirare giù le borse dalla soffitta,- e poi ancora ne verranno.Oh my gosh: quanto mi piace partire!