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Real Auxerre

Creato il 02 novembre 2013 da Sportnutrizione

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Champions League 2010: in attesa della sfida in trasferta contro l’Auxerre, l’atmosfera generale era abbastanza tesa in casa delle merengues, come si puó notare nel discorso di Sami Khedira, che forse temeva  un po’ troppo i francesi, e in particolare il loro mediano Benoit Pedretti.

I bookmakers non sembravano per niente d’accordo con Khedira, tanto che bwin dava la vittoria dei borgognoni a 7.00, contro 1.40 sul trionfo delle merengues: persino un eventuale pareggio sembrava troppo poco realistico, ed era dato a ben 4.50.

Come tutti sappiamo, il campo avrebbe dato ragione a questi pronostici, tanto che los blancos di Cristiano Ronaldo, Xabi Alonso e dello stesso Sami Khedira, allora allenati da Mourinho, non solo vinsero di misura il match di andata in terra di Borgogna, il 28 settembre 2010, ma trionfarono anche in casa, l’8 dicembre dello stesso anno al Santiago Bernabeu, rifilando ben 4 reti agli avversari, che non riuscirono nemmeno a segnare il gol della bandiera.

Col senno di poi, dunque, fa un po’ specie ascoltare le parole di Khedira, che descriveva i francesi – compagine di certo dignitosa, ma non stellare – come un avversario ostico, roccioso in difesa e micidiale in contropiede. Fanno un certo effetto anche le parole spese su Pedretti, indicato da Khedira come giocatore da battere a centrocampo, in modo da rendere inoffensive le azioni d’attacco dell’Auxerre – alla luce dei due risultati secchi, sembra che Pedretti non fosse in realtá questo gran problema per i campioni delle merengues.

Del resto, bisogna spezzare una lancia in favore del centrocampista madrileno, oltre a lodarne la prudenza e la modestia: bisogna riconoscere, infatti, che Khedira si era comunque sbilanciato, seppur cautamente, in favore della vittoria della sua squadra. Che dire? Sembra che avesse ragione.

In realtá, verrebbe da dire, la doppia sfida Real-Auxerre ci offre uno spaccato molto eloquente della moderna Champions League, e in generale del calcio moderno, caratterizzato da sfide impari tra squadroni megagalattici e compagini “normali”: una metafora, non tanto criptica, delle marcate disuguaglianze su cui si poggia la nostra societá, sia a livello continentale che a livello globale.


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