Magazine Cinema
di Matteo Garrone (Italia, 2012)
con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Ciro Petrone, Raffaele Ferrante
VOTO: ****
C'è chi dice che Reality arriva nelle sale italiane fuori tempo massimo: un po' perchè è già stato presentato (e premiato) a Cannes, ed eravamo in maggio. Un po' perchè, in senso lato, il Grande Fratello è ormai più storia che presente della nostra televisione, avendo perso da tempo il clamore e l'impatto mediatico delle prime edizioni. La prima opinione è ampiamente condivisibile, in quanto ha poco senso e nessuna logica far uscire una pellicola quattro mesi dopo la trionfale passerella francese, e solo per l'assurda paura dell'estate imminente. La seconda, invece, tutto sommato non dovrebbe nuocere al film, anzi.
Sì, perchè Reality malgrado le apparenze non è affatto un film sul Grande Fratello, e nemmeno sulla nostra televisione. E' un film sulla deriva inconsapevole di una società che basa ormai tutto sull'apparenza, e dove si è disposti a vivere sopra le proprie possibilità pur di ottenere quel 'posto al sole' che, in base alla propria indole, cultura e intelligenza, può essere rappresentato anche dal solo desiderio di stare al centro dell'attenzione, quasi a compensare un vuoto di affetti e socialità del tutto paradossale nell'epoca dei social network...
Argomento, direte voi, non certo originale. Vero. Eppure dobbiamo ammettere che Reality ci ha spiazzato, perchè ce lo aspettavamo diverso: credevamo che Garrone avesse fatto un film 'feroce', cattivo, una satira dura e senza indulgenze verso un modo di essere che ormai è tristemente radicato nel nostro tessuto sociale. E invece no. Con grande sorpresa Reality vola alto sui toni leggeri della commedia, raccontando una storia grottesca (sebbene, pare, realmente accaduta, almeno nell'antefatto) col tono lieve della fiaba, descrivendo con dolcezza e ironia la povertà e la profonda ignoranza di una pezzo di società cui Luciano, il protagonista del film, ne è lo stereotipo più azzeccato.
Non se se Garrone abbia mai visto Somewhere di Sofia Coppola: è una mia sballata supposizione, eppure giuro che le tenere pennellate con cui egli dipinge una realtà agghiacciante come quella della televisione italiana sembrano ispirarsi molto alla famosa 'scena dei Telegatti' del film vincitore a Venezia 2010. Luciano Ciotola è un semplice e ignorantello pescivendolo napoletano che un giorno, per far contenta la figlioletta, decide di iscriversi alle selezioni del Grande Fratello. Chiamato a Cinecittà per sostenere il provino, si convince chissà come di essere stato scelto e comincia ad aspettare una telefonata che non arriva mai... da quel momento il programma diventerà la sua ossessione, portandolo a confondere la realtà con i suoi sogni di gloria.
Reality è lo specchio di un Paese che vive nella speranza dell'effimero, che ha perso ogni tipo di ideale e fede in cui credere e si aggrappa ai lustrini dello show per convincersi di valere ancora qualcosa. Luciano, in questo contesto, assomiglia molto al protagonista di The Truman Show: l'uomo medio, sempliciotto, ingenuo, manipolato da un mondo che pare incantato e invece è triste e squallido come pochi. Garrone ha vinto la sua scommessa: il film è divertente e frizzante nella prima parte, dove viene descritto l'universo tutt'altro che dorato che circonda il protagonista, e diventa lento e gioviale man mano che ci si avvicina all'epilogo. Che, trattandosi di una favola, non può essere che a lieto fine: il bellissimo finale, che non vi raccontiamo, ci rimanda a Fellini e De Sica. Per ricordarci che anche i 'mostri' (televisivi) in fin dei conti hanno un'anima.
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