Magazine Cinema
Reality: un'amara riflessione sul crollo culturale della nostra società
Creato il 12 ottobre 2012 da Persogiadisuodi Matteo Garrone,
Italia, 2012
Genere: Dramma
con Aniello Arena, Nando Paone, Nunzia Schiano, Ciro Petrone
Se ti piace guarda anche: Gomorra, Ginger e Fred, Videocracy
Luciano è un pescivendolo amato dai concittadini e dalla famiglia che dopo aver fatto quasi per scherzo un provino per il Grande Fratello rimarrà vittima del terribile virus dell'ossessione di diventare famoso.
Uscendo dalla sala si è accompagnati da un duplice sentimento di tristezza: la malinconia per la storia raccontata, che ci riguarda tutti così da vicino, e l’amarezza per un film che con qualche sforzo in più poteva essere un capolavoro e invece rimane lì sospeso, come il finale della pellicola. Garrone in ogni caso compone un film potente per immagini, lirismo e significati, capace di omaggiare e riunire con spontaneità e talento il grande cinema italiano di un tempo– il neorealismo, la commedia all'italiana, De Filippo e soprattutto Fellini. Ma Garrone mostra anche a quale condizione si è ridotto il nostro cinema, simboleggiato da Cinecittà, monumento agli anni d'oro del cinema italiano e oggi cumulo di scenografie che cadono a pezzi e set dei provini e riprese del Grande Fratello. Da Fellini ai reality: perfetta parabola del tonfo culturale a cui oggi siamo spettatori. Oltre alla satira sociale, che tocca il grottesco proprio come accadeva in Fellini, la cui ombra in Reality è sempre presente, Garrone tenta di mostrare la piaga sociale derivata dai reality show, ma la condisce con troppi lirismi per risultare davvero realistica e convincente. In ogni caso almeno per un’ora siamo di fronte a un ottimo film, che ci mostra come la lusinga della fama, trasformandosi in ossessione, può rovinare un uomo e un’intera famiglia. Reality è anche la descrizione - tutt'altro che clinica, di una malattia, di un vero e proprio Calvario che si materializza nella via crucis finale.
La componente religiosa che Garrone inserisce nella pellicola presenta aspetti interessanti: innanzitutto la denuncia dell’ipocrisia, esemplificata nella scena in cui una signora, in Chiesa, mentre sta pregando mente ai propri interrogatori; poi la parabola di Luciano, non praticante che si avvicina la fede e diventa benefattore per guarire dalla propria ossession.
Gran premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes presieduto da Nanni Moretti. VOTO: 8-
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