- Chloe – 2010 – ♥♥♥ -
di
Atom Egoyan
Sono fragili i personaggi del regista canadese Atom Egoyan, la loro psicologia è decisamente instabile e le immagini della loro memoria sono spesso paure o semplici macchinazioni della loro mente. Questa volta Egoyan mette a riposo la sua penna da sceneggiatore e si dedica puramente alla regia, sfruttando uno script di Erin Cressida Wilson che per molti versi ricorda il suo precedente Nathalie. La storia è quella di una moglie (Julianne Moore) che sospetta del tradimento del marito (Liam Neeson) e ingaggia per scoprirlo una giovane prostituta esperta di seduzione (Amanda Seyfried). Ma ovviamente non tutto va da programma ed Egoyan è abile soprattutto a confondere spesso i livelli di ciò che è reale con quelli della finzione, avvalendosi di frequenti flashback che fino alla fine non si saprà se in realtà sono reali. L’ ipocrisia del mondo borghese fa da sfondo all’ intero film che dietro perfette architetture e vestiti eleganti mostra le ossessioni e le angosce dell’ animo umano che nessuna moneta può placare. Julianne Moore spicca nel suo ruolo di donna di mezza età sopraffatta dalle sue paranoie che trovano un’ origine profonda nella sua paura di invecchiare e di essere abbandonata dal marito. L’ intera storia viene mostrata da Egoyan attraverso la singolare lente di Catherine ( Julianne Moore) che è offuscata dalle sue emozioni e che molto spesso varia la propria prospettiva. Spesso la macchina da presa si sofferma in inquadrature riflesse allo specchio che delineano le due figure femminili delle protagoniste, come in un gioco ambiguo della mente che lo spettatore avrà chiaro solamente nel finale. E’ come se il regista canadese volesse comunicare la sua personale visione del concetto di realtà che è visibile all’ essere umano attraverso due differenti livelli: quello della trasparenza e quello della riflessione. Ecco che è proprio per questo che, in una delle sequenze migliori del film, vediamo la realtà che Catherine crede sia vera attraverso le trasparenze di un vetro di una cabina da doccia o i suoi pensieri dolorosamente erotici attraverso i vetri di una serra di un giardino botanico. Sequenze erotiche di alto livello, anche quelle colme di giochi di luci e trasparenze, mai volgari e che tengono l’ aspetto seduttivo sempre in primo piano. E’ colmo di aspetti decisamente psicologici inoltre il film di Egoyan che ben delinea il personaggio “borderline” della giovane prostituta Chloe ossessionata morbosamente dal suo mondo affettivo immaginario che esplica attraverso le sue notevoli capacità seduttive. E non vi è spazio per una spiegazione delle dinamiche ma solamente per un bombardamento di immagini stilisticamente ben costruite che hanno lo scopo di invadere l’ emotività dello spettatore facendolo perdere nei labirinti dell’ ossessione che la mente spesso produce. Il tutto non è esente da oggetti\feticcio ricchi di simbolismi sottointesi e mai esplicati in maniera diretta e un singolare gusto per l’ estetica, caratteristiche che hanno la sua massima espressione nell’ ottimo gioco di sguardi (e di inquadrature) delle sequenze conclusive del film.
( Realtà o finzione?)
(Ossessione)