E a proposito del reato di clandestinità, mi sembra molto esaustivo e dettato da logica incontrovertibile questo articolo che riporto integralmente:
Reato di clandestinità for dummies.
Siccome qualcuno, nonostante tutto, fa ancora finta di non capire, mi corre l’obbligo di tentare con la consueta spiegazione a prova di scemo. O, più probabilmente, a prova di chi fa finta di esserlo.
-Yakubu arriva clandestinamente in Italia dalla Nigeria, luogo nel quale si puzza dalla fame, allo scopo non marginale di provare a sopravvivere;
-Yakubu, dopo un calvario del quale in questa sede non dirò, viene avvicinato da Pasquale, il quale gli propone di lavorare alla raccolta dei pomodori in cambio di una paga da fame e senza alcuna prospettiva di regolarizzazione;
-Yakubu, suo malgrado, accetta: primo perché crepare di stenti non piace a nessuno, secondo perché un lavoro onesto, ancorché sottopagato, è sempre meno pericoloso che delinquere, e terzo perché è un clandestino, ragion per cui storcere il naso è un lusso che non si può permettere;
-dopo qualche settimana Yakubu fa mente locale, e si rende conto non soltanto che la vita toccatagli in sorte dopo l’arrivo in Italia non è poi questo granché, ma anche (e soprattutto) che su tale vita di merda c’è qualcun altro che sta lucrando allegramente;
-perciò Yakubu si reca da Pasquale e gli chiede gentilmente di essere messo in regola: sia allo scopo di portare la sua paga da fame a un livello perlomeno dignitoso, sia per avere (giacché lavora) un permesso di soggiorno e smettere di campare in una condizione in cui se lo ferma una guardia viene rispedito dritto dritto in Nigeria;
-Pasquale prima si fa una bella risata, e poi invita Yakubu a smetterla di scassare la minchia, avvertendolo che in caso contrario provvederà egli stesso a fare in modo che le guardie lo trovino;
-a questo punto Yakubu può scegliere: o restarsene (da clandestino) a raccogliere i pomodori per una paga da fame, oppure intraprendere (sempre da clandestino) una carriera criminale qualsiasi, nella speranza di mettersi in tasca qualche euro in più.
Ciò che emerge da quanto precede non lascia spazio a molti dubbi: il reato di clandestinità (come del resto era ampiamente prevedibile fin dalla sua introduzione) ha l’unico effetto di consolidare la clandestinità che in teoria dovrebbe combattere, anche quando ci sarebbero tutte le condizioni per farla venir meno, oltre a produrre, in un numero non trascurabile di casi, comportamenti delittuosi.
Questo, unitamente alla consapevolezza (numerica, e quindi difficilmente controvertibile) che l’introduzione detto reato non ha minimamente diminuito il flusso di migranti che arrivano nel nostro paese, dovrebbe essere più che sufficiente per dichiarare il reato stesso un fallimento completo, e pertanto dovrebbe condurre senza ulteriori indugi alla sua abrogazione indipendentemente dalla presunta “percezione” che ne avrebbe “la gente”: posto che le persone, com’è noto, sono molto meno sceme di quanto si voglia far credere, a patto che si spieghino loro le cose in modo razionale.
Voi che ne dite, si tratta di buonismo o semplicemente di logica?