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Komona a 14 anni ha già avuto una vita piuttosto piena. Ha ucciso i genitori (è stata costretta a farlo), ha fatto la guerra, è stata considerata una strega di guerra (in senso positivo), si è sposata due volte, ha avuto un figlio… No, non è l’inizio di una nuova puntata di Teen Mom. È la vita così come va in Africa, o almeno in alcuni paesi dell’Africa, o almeno ad alcune bambine dell’Africa. La storia di Rebelle è dura e potentissima, ma ad esserne uscito fuori non è un film di quelli che puntano al facile pietismo e nel buonismo. Qualcuno ha detto The Impossible? Qualcun altro ha detto Fabio Fazio? Piuttosto, è uno di quei film che ti fanno pensare: “Cazzo, ci lamentiamo tanto della nostra vita, dei nostri problemi, della nostra povera Italia, e facciamo comunque bene a lamentarci perché uno non è che deve accettare tutto passivamente, però… però ci sono anche situazioni più dure della nostra. Parecchio più dure.”
Rebelle, a sorpresa, non è un film che ci sbatte la miseria della vita della giovanissima protagonista in faccia. Ci accompagna insieme a lei a scoprire una realtà terribile. Una realtà in cui i bambini, se va loro ancora bene e non vengono subito uccisi, sono presi dai loro villaggi, addestrati per diventare soldati macchine da guerra killer spietati, e costretti a uccidere o a essere uccisi fin dalla più tenera età, senza molte possibilità di miglioramenti sostanziali in vista per quanto riguarda il futuro. Il massimo a cui si può ambire è quello di diventare stregoni o streghe di guerra. Che culo. Rebelle ci parla di questo, ma non è un documentario di denuncia. È un’opera cinematografica con un occhio vicino al naturalismo di Terrence Malick e che si/ci concede lampi visionari di una bellezza assoluta. È questo ciò che trasforma un personaggio dalla vita incredibile con una storia fortissima in un grande film.
La protagonista Komona sembra una sorella maggiore di Hushpuppy e Rebelle è un fratellino di Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild), leggermente meno fantasioso, ma comunque non privo di momenti visivi eccelsi e notevole sia per cosa racconta che per come lo racconta. Anche Rebelle vanta una strepitosa giovane protagonista, Rachel Mwanza, e lo sguardo tutto da tenere d’occhio anche nel futuro del regista e sceneggiatore canadese Kim Nguyen. Il suo nome non tragga in inganno, è un uomo, ha già alle spalle alcuni film poco considerati, mentre con questo potente Rebelle si è imposto di diritto tra i nuovi registi più interessanti del cinema mondiale e si è guadagnato una nomination all’Oscar 2013 tra i migliori film stranieri. Contro di lui ci saranno il super mega ultra strafavorito Amour, che vincerà sicuramente, più il norvegese Kon-Tiki, il cileno No e il danese A Royal Affair. Film di pregevole anzi ottima fattura di cui parlerò nei prossimi giorni, però il mio cuore fa e farà sempre il tifo per gli outsider, per i ribelli, per Rebelle. (voto 8/10)
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