Titolo: Rebirth – I tredici giorni
Autore: Alessia Coppola
Editore: Dunwich Edizioni
Genere: Paranormal romance
Pagine: 182
Prezzo: Ebook €2.99 Cartaceo €9.90
Alzi la mano chi non ha mai desiderato tanto qualcosa da pensare di poter barattare l’anima!
Ecco, se avete tenuto giù la mano non capirete mai fino in fondo il fuoco che brucia in Grace il giorno in cui si rende conto che la giovinezza e la bellezza, alla base del suo successo di attrice, stanno svanendo. I più lo considereranno un desiderio stupido, o quanto meno un motivo di poco conto per giustificare il disastro che si scatenerà poi, ma è un desiderio umano. Ed è soprattutto di debolezze umane che parla “Rebirth – I tredici giorni”.
L’idea è delle più comuni: un essere umano stringe un patto con qualcuno che può realizzare il suo più profondo desiderio. Solo in quel momento viene svelato anche il rovescio della medaglia, ossia quello che l’umano deve cedere perché il suo sogno si realizzi. Quasi sempre è l’anima, e “Rebirth” non fa eccezione, anche se, essendo in questo caso un emissario della Morte a sugellare il patto, viene pretesa anche la vita stessa dell’ingenuo umano.
Dalla stretta di mano che sancisce l’accordo parte quindi la caccia a Grace: se la donna riuscirà a sfuggire all’emissario della Morte per i successivi tredici giorni avrà salva la vita, vedrà realizzato il suo desiderio e, come se non bastasse, alla fine dei suoi giorni mortali diventerà una creatura potentissima al servizio del Bene. Vincere la Morte ha i suoi bei vantaggi! Se invece verrà catturata allora non solo morirà, ma diventerà a sua volta un emissario della Morte, pronto a stringere patti con chi ha un desiderio tanto grande da valere un’anima.
Al fianco di Grace in questa fuga ci sarà uno spirito protettore, bello e impossibile come nella migliore tradizione romance. E, come nella migliore tradizione romance, tanto impossibile non si rivelerà. È un cliché prevedibile, ma la sua prevedibilità non disturba affatto.
Il ritmo incalzante, dato soprattutto dai continui spostamenti e cambi di ambientazione, rende la lettura veloce e si sposa bene con uno stile di scrittura piuttosto lento, attento ai dettagli e paziente nelle descrizioni.
Definire la scrittura di Alessia Coppola non è facile: costantemente sul pendio insidioso della ricercatezza, riesce a non precipitare nel baratro dell’eccesso. Sembra quasi vedere la linea sottile tra dolce e melenso, tra ricchezza e pesantezza, e fermarsi sempre un passo prima di varcarla. Il risultato è un prosa al sapore di poesia.
Un po’ meno riusciti sono i dialoghi, che sfiorano spesso l’infodump, e infelice è la scelta di inserire un paio di scene in terza persona all’interno di una narrazione tutta in prima. La prima persona crea un legame quasi simbiotico tra lettore e protagonista e l’introduzione di una parentesi esterna rischia di spezzarlo, lasciando un senso di smarrimento simile a quello che deve aver provato Grace quando è approdata nel Limbo in una delle tante tappe della sua fuga.
Il finale è di sicuro la parte migliore del romanzo e non solo per la risoluzione della storia. Impreziosito dalla nota dolce-amara che prendono le parole e da una lontana speranza che rende roseo il presente, è il momento in cui la rinascita del titolo si rivela in tutte le sue forme.
Voto:
La recensione che avete letto è opera di Ariendil.