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[Recensione] 300: L'alba di un impero (di Noam Murro, 2014)
Creato il 10 marzo 2014 da Frank_romantico @Combinazione_CVorrei partire con un preambolo: io ritengo ZacK Snyder un nemico del cinema. Se, per me, Michael Bay è l'anticinema, Snyder è il non-cinema. I suoi non sono film, sono videogiochi che lo spettatore subisce e su cui non ha voce in capitolo. E lo dice uno che adora - letteralmente - il film che lo ha reso famoso, quel 300 girato con la tecnica del chroma key per dare all'immagine un'impronta molto vicina a quella del fumetto da cui è stato tratto (300, di Frank Miller). Un film che aveva poco o niente a che fare con il cinema ma che almeno intratteneva, a tratti esaltava.
Quindi immaginerete il perché io sia andato al cinema a guardarmi 300: L'alba di un impero. Tra l'altro alla regia, questa volta non c'è Snyder (impegnato nel ruolo di produttore e sceneggiatore), ma il regista istraeliano Noam Murro, che non si può definire una garanzia (non ho visto il suo esordio) ma che, confronto al buon vecchio Zack, doveva essere comunque un passo in avanti. E invece no, perché Murro se c'è non si vede e il sequel del fortunato film sui trecento spartani non solo è una copia sbiadita del primo capitolo ma, oltre a possederne tutti i difetti, non possiede nemmeno uno dei suoi pregi.
Di cosa parla 300: L'alba di un impero? Il film parte lì dove era finito 300, con il gruppo di spartani capeggiati da Re Leonida trucidati ai piedi del dio-re persiano Serse, presso le Termopili. Poi cambia e torna a Sparta (o almeno sembrerebbe essere Sparta, ma poi si scopre che non lo è) dove la regina Gorgo tiene un discorso e racconta una storia alle truppe ancora in vita della città stato greca. E cosa ci racconta, Gorgo? La regina tiene una lezione di storia e spiega come tutto è iniziato, dall'attacco dei persiani capitanati da Re Dario alla vittoria ai loro danni ottenuta da Temistocle, stratega ateniese. Di come Dario sia morto e al suo posto sia salito al trono il figlio Serse, con l'appoggio dell'alleata Artemisia e della seguente battaglia di Capo Artemisio tra ateniesi e persiani, contemporanea alla battaglia delle Termopili. Insomma, un film tra passato, presente e futuro rispetto quanto narrato nel precedente film del 2007.
300: L'alba di un impero parte con uno spiegone/riassunto. Uno di quelli che non ti aspetti in un film del genere. Ma si sa, sempre meglio imboccare lo spettatore, dovesse non capire quello che sta succedendo. Soprattutto meglio imboccare (e pure male) lo spettatore americano, che di storia classica non sa nulla, sicuramente molto meno di quanto conosca lo spettatore europeo. Non so dire quanto duri tutto questo, perché all'inizio tutto bene, poi così così, poi "boh, che roba è questa" e andano avanti sempre peggio finché la noia non prende il sopravvento e gli occhi si chiudono dietro gli occhialoni 3D che effettivamente non servono a una mazza, considerando quanto la fotografia di Simon Duggan sia piatta. Perché in questo film, che non mi aspetto sia storico ma chiedo almeno sia d'azione, non si fa altro che parlare e parlando parlando si infarcisce il tutto di dialoghi e monologhi soporiferi, per nulla epici. E poi, quando l'azione finalmente arriva, è veramente scadente, quasi grottesca, con le confusissime scene di guerra navale e i combattimenti tutti (ma proprio tutti) al rallenty che prolungano un'agonia infinita. E tu pensi solo che hai pagato 6 euro per quel biglietto (per fortuna scontato) e non hai nemmeno la forza di alzarti e andare via.
In mezzo; eroi palestrati che per ammazzarli ci vuole la bomba atomica, corpi statuari che non si sa come possano appartenere a poeti e scultori, pelli lisce e levigate che non si sporcano di sangue nemmeno quando questo schizza loro addosso. Frasi scult ("Leonida è stato tradito da un gobbo ed è morto"), gente che salta in groppa a cavalli al galoppo e che poi, con 'sti cavalli, balza da una imbarcazione all'altra. Qualche momento che vorrebbe commuovere ma riesce solo ad irritare per quanto manca di phatos. E, tra tutta questa immondizia, l'unica cosa buona del film: le tette di Eva Green. Peccato vengano mostrate in una delle scene di sesso più brutte della storia del cinema. Tra l'altro la Green non si sa cosa ci stia a fare, lì: non è a suo agio e si vede, fisicamente fuori luogo, incatenata ad un'unica, stupidissima espressione. Meglio non vanno le cose a Sullivan Stapleton, Temistocle da film tivù, e a Rodrigo Santoro, a cui però restituiscono il proprio volto per una decina di minuti. Un po' meglio Lena Headey, la cui bellezza si va pian piano affievolendo. Ma ormai lei c'è abituata a fare la regina e la cosa si nota.
Insomma, 300: L'alba di un impero è un film noioso, brutto, girato male, scritto peggio, con attori che si vergognano di esserci. Niente mostri, niente elefanti corazzati, niente "Pazzia? Questa-è-Spartaaaaa!" e gente che cenerà nell'Ade. A questo punto il primo capitolo acquista più valore, almeno dal punto di vista dell'intrattenimento ignorante e cafone. A chi lo ha gradito consiglio di rivederlo e di andare al cinema per vedere qualcosaltro. Magari un film vero, chi lo sa.