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Recensione a basso costo: Il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald

Creato il 22 maggio 2013 da Mik_94
 Non c'è fuoco o gelo che possa sfidare ciò che un uomo può immagazzinare nella sua anima Buongiorno, amici! Questa mattina, mi cimento, nel mio piccolo, con una recensione di un romanzo che certamente non aspettava me per essere recensito e apprezzato ancora. I classici mi spaventano un po' e ammetto di essermi avvicinato a questo titolo solo per ingannare l'attesa e aspettando di vedere finalmente al cinema l'omonimo film che, sono sicuro, adorerò. Se l'ho comprato senza pensarci su due volte, è anche merito della collana Live della Newton Compton. Spendendo meno di un euro, mi sono goduto una storia che dev'essere assolutamente letta, anche se al momento giusto. Personalmente, ho trovato l'edizione pratica e molto comoda e non ho niente da ridire nemmeno sulla traduzione, giudicata da molti pessima: ho trovato il tutto molto scorrevole, anche se appesantito, di tanto in tanto, da termini leggermente antiquati. Ma è un classico, e ci sta. Nella scheda del romanzo, comunque, vi indico i dati anche della nuova edizione Mondadori: lo acquisterei nuovamente solo per avere la bellissima copertina del film in bella mostra sulla mia libreria! Voi avete letto il libro o visto il film? A presto e buona lettura, M.
Recensione a basso costo: Il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald Titolo: Il Grande Gatsby Autore: F. Scott Fitzgerald Editore: Newton Compton “Live”/ Oscar Mondadori Numero di pagine: 128 Prezzo: € 0,99/ € 9,00 Sinossi: L’essenzialità, la finezza descrittiva, i personaggi indimenticabili hanno fatto di questo romanzo un “classico moderno”. Il misterioso, affascinante e inquieto Gatsby, con le sue feste stravaganti, il lusso e la mondanità di cui si circonda, non mira in verità che a ritrovare l’amore di Daisy. Ma è possibile ricatturare il passato? Nello scenario dei frenetici anni Venti, di cui Fitzgerald e la moglie Zelda furono protagonisti, il desiderio di Gatsby diventa emblema di un sogno di assolutezza, che la realtà frantuma e disperde. Molti grandi attori hanno prestato il loro volto a Gatsby e Daisy, tra i quali Robert Redford e Mia Farrow nel 1974, Leonardo DiCaprio e Carey Mulligan nel 2013.                                     La recensione Recensione a basso costo: Il Grande Gatsby, di Francis Scott FitzgeraldRicchezza e tristezza sono due parole che sembrano stonare all'interno della stessa frase. Ma, banale eppur vero, i soldi non fanno la felicità. Ancora una volta, queste perle di saggezza popolare rispecchiano l'aridità di un mondo in cui l'uomo è passeggero solitario a bordo di un treno chiamato vita: un treno destinato a traballare malamente, per tutta la durata del viaggio, e a perpetui e poco eleganti ritardi. Questa è la storia del Grande Gatsby. Un uomo nato dal niente. Un arrampicatore incurante del pericolo che, con mezzi leciti e non, ha percorso gradino dopo gradino la ripida scala sociale, fino a osservare il suo squallido, piccolo mondo di poveracci dalla cima dorata di una piramide a forma di grattacielo. Anima festaiola e frivola della vita notturna della New York degli anni ruggenti, ma escluso dal consorzio umano. Fuori asse, fuori dal gioco, fuori posto. Troppo intraprendente per rimanere povero, troppo generoso per salire sulla giostra dei nuovi ricchi, si è strappato a forza le sue radici di dosso, rimanendo senza una casa a cui tornare e senza un posto in cui trovare ospitalità, voci amiche o parole di conforto. E' un povero ragazzo ricco che, a suo rischio e pericolo, è sceso a patti con il vuoto morale dei suoi tempi, perdendo tutto, perfino sé stesso. A dargli il coraggio sul campo di battaglia, a regalargli intelligenza e sangue freddo, a spingerlo verso una letale e lenta autodistruzione è una donna che non ha mai smesso di amare. Daisy. 
Recensione a basso costo: Il Grande Gatsby, di Francis Scott FitzgeraldUn pensiero ossessionante e bellissimo; un angelo etereo che, anziché tornare al suo paradiso perduto, durante l'assenza del protagonista, si è adattata al lusso e alla mentalità straniante dei comuni mortali. Si è sposata, ha avuto una bambina, si è sottomessa volontariamente ai compromessi della logica borghese. Non l'ha aspettato. E lui è arrivato tardi, rimanendo davanti a un uscio chiuso appena un attimo prima del suo affannoso arrivo. Al di là di un muro impossibile per lui da scavalcare, continua la vita. Continua la festa. Lui - pieno di orgoglio ferito e rancore - fa l'unica cosa per cui sembra essere nato: organizzare una festa ancora più grande, in cui tutti lo nominano e lo temono, ma in cui nessuno lo conosce davvero. Nemmeno il lettore che, quasi novant'anni dopo, si trova ancora a leggere di lui e dei misteri della sua esistenza, del suo inglorioso amore e di una vita oscura, ma trascorsa sotto il confortante e illusorio bagliore artificiale dei riflettori. A parlarcene è un trentenne spiantato e in cerca di un posto nel mondo: un trentenne disilluso e cinico, non poi così diverso da quelli che vivono accanto a noi - fiaccati dalla crisi e tormentati da un lavoro che non c'è. L'approccio utilizzato è inconsueto e particolare, lucido e senza sentimento. Denso di razionalità fino alla parola più piccola e trascurabile. Il romanzo - poco più che un racconto lungo - si lascia leggere che è un piacere: è scorrevole, pragmatico, equilibrato. Ma, ignorando del tutto il gusto e lo stile di uno degli autori americani più celebrati del secolo scorso, a una lettura ingenua, l'ho trovato gelido. Mi aspettavo di trovare su carta, lo ammetto, quello spettacolo di colori e musiche che senz'altro sarà il film di quel genio che per me è Baz Luhrmann. Ero pronto a leggere di bulli e pupe, di gangster e inseguimenti, di omicidi e rinascite, di un amore più grande e spettacolare della Città che non dorme. Cercavo l'emozione. Il Grande Gatsby, in realtà, si è dimostrato completamente altro, nel bene e nel male. Le descrizioni sono poche ed essenziali; nonostante lo sfarzo delle location, i dettagli condivisi con il lettore sono poverissimi; c'è grande umanità, ma non sorretta da uno stile lirico e romanticheggiante.
Recensione a basso costo: Il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald E' un'opera all'avanguardia, innovativa: un libro che, nella mia assoluta ignoranza del pensiero e del vissuto di Fitzgerald, ho trovato parli di un'America agli albori del crack di Wall Street attuando un'originale sintesi delle concezioni dei pensatori precedenti. All'interno, a lettura ultimata, riflettendo tra me e me, tappa dopo tappa, ho trovato sapientemente riassunte tutte le correnti letterarie studiate in questo ultimo anno di liceo. Gatsby è un eroe romantico, quasi byroniano: affascinante, disorganico al suo mondo, acuto nella meditazione e forte nell'emotività. Ma non c'è disperazione, non c'è rabbia, non c'è amore. Negli stessi anni, Verga pubblicava i suoi romanzi più famosi e, se è vero che i grandi pensano allo stesso modo, lui e Fitzgerald devono essere giunti alle stesse conclusioni. Devono aver letto intensamente Flaubert, Balzac e Zola e fatto loro quelle particolari tecniche. La voce fuori campo di Nick Carraway suona come quella di uno scienziato. Di uno zoologo che, con il registratore alla bocca, esamina i soggetti di un esperimento e studia la vita di Daisy e Gatsby, quasi fossere due farfalle. Belle, libere, destinate a volare insieme per un tratto di strada e a perire, purtroppo, il giorno successivo. Ad amarsi finché sono giovani, belli e sciocchi come tutti i sognatori. Tra loro, si ci mette la vita - la stessa che non aspetta quelli rimasti indietro durante la corsa, la stessa che li mantiene in vita con la sua fiamma calda e che, alla fine, li consuma tutti. Un pensiero amaro e triste come, giunti alle conclusioni, è il disincantato romanzo di Fitzgerald. I racconti delle avventure e dei miracoli di Gatsby sono tratti dall'osservare i suoi movimenti, dal prestare orecchio agli immancabili rumors che nascono durante i suoi party. Non si racconta in prima persona: viene raccontato e costruito notizia dopo notizia, ma, come il titolo urla, è un personaggio grande. Sugli altri mi è difficile trovare parole gentili: squallidi, bugiardi, vili, invidiosi, maligni, deboli. Tristemente realistici. Tutti, perfino Daisy, che, da dolce creatura con il viso gentile della bellissima Carey Mulligan, sono arrivato quasi a detestare. Donna angelo o femme fatale? Gatsby non riuscirà mai a vedere fino in fondo la verità. Non c'è più tempo per salvarla. E non c'è più amore che possa salvare l'uomo dalla solitudine. L'epilogo è dolorosamente bello. All'inizio mi ha reso furioso come una bestia, ma più scrivevo, più comprendevo. Non è accompagnato da una scrittura così potente e carica da renderlo un pugnalata in pieno petto, ma, come un veleno, ti consuma poco alla volta. E' amaro e triste più che mai. La festa finisce e resta solo il disordine lasciato in giro dagli imbucati. Quando le luci si spengono, non c'è nessuno a farci compagnia nel buio della fine. Perché, il più delle volte, si vive insieme, ma si muore soli. La gente cerca il pettegolezzo, il divertimento facile, l'elisir della lunga vita. La tristezza è noiosa. Spaventa i più.  
Il Grande Gatsby è un libro che parla più al cervello che al cuore, che trascina più razionalmente che emotivamente. A primo impatto, mi ha lasciato insoddisfatto: chiedetelo agli amici con i quali ho scambiato le mie impressioni a caldo. Ma più scrivevo, più ci pensavo, più mi rendevo conto che aveva raggiunto perfettamente il centro dell'obiettivo: me - che inizialmente pensavo di non averlo nemmeno compreso fino in fondo, di non essere stato all'altezza di cotanta grandezza
(Le immagini sono del sito Deviantart  Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Lana Del Rey – Young & Beautiful (Splendida. E' la "voce" di questo libro.)
 

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