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Recensione a basso costo [libro e film]: Almost Blue, di Carlo Lucarelli

Creato il 13 luglio 2015 da Mik_94
Questa città non è come le altre. Se la guardi così, camminandoci dentro, sembra tutta portici e piazze, ma se ci vai sopra con un elicottero è verde come una foresta per i cortili interni delle case, che da fuori non si vedono. E se ci vai sotto con una barca è piena di acqua e di canali che sembra Venezia. Freddo polare d'inverno e caldo tropicale d'estate. Tortellini e satanisti. Questa città ha sempre una metà nascosta.
Recensione a basso costo [libro e film]: Almost Blue, di Carlo Lucarelli Titolo: Almost Blue Autore: Carlo Lucarelli Editore: Einaudi “Stile Libero” Numero di pagine: 200 Prezzo: € 10,50 Sinossi: Nessuno vuole ammetterlo, ma a Bologna c'è un assassino seriale: è l'Iguana, che assume di volta in volta l'identità delle sue vittime, per sfuggire alle "campane dell'inferno" che gli risuonano nelle orecchie. Tocca a Grazia cercare di prenderlo, e più delle sofisticate tecnologie che usa, le servirà l'intuito e la capacità di ascolto di Simone, cieco dalla nascita. Mentre cacciatore e preda si scambiano continuamente i ruoli, vediamo la scena ora con gli occhi attenti e ansiosi di Grazia, ora con lo sguardo febbricitante e doloroso dell'Iguana, o la percepiamo come un concerto di suoni e di voci, un complicato e fantastico arabesco mentale, quando la soggettiva è di Simone. E la città che così prende forma sotto i nostri occhi, fitto reticolo di trame e di ossessioni, è insieme la sorprendente megalopoli italiana che si stende su tutta l'Emilia, e anche il teatro magico dove tutte le storie possono accadere. Un thriller nervoso e impeccabile, una storia d'amore e solitudine, una scrittura che sa dosare tensione emotiva e colpi di scena.                                                  La recensione Recensione a basso costo [libro e film]: Almost Blue, di Carlo Lucarelli Come presentatore, Carlo Lucarelli piace molto a casa mia. In particolare a mia madre. Dovreste vederla che cucina con la tivù sintonizzata su uno di quei canali in cui danno sempre polizieschi. Pranzo e cena con la sigla di Law & Order. E io che le dico che – a furia di guardare gialli e reportage – un giorno potrebbe diventare una profiler. O una serial killer: una delle due cose, comunque. E' l'unica in casa a guardare Rai Tre, e spesso la ricordo addormentata davanti a Blu Notte. Toglierle gli occhiali da vista e spegnere tutto, mentre Lucarelli parla di un mistero dei suoi. Indirettamente, ora che ci penso, sono un paio d'anni che lo stimo: sua la mente, infatti, dietro le indagini dell'esilarante Commissario Coliandro; tra le migliori serie televisive italiane mai prodotte sul nostro territorio. Nonostante la sua abilità retorica, pensavo che non lo avrei mai conosciuto, e apprezzato, come scrittore. Finché non mi sono trovato Almost Blue, il suo romanzo più famoso, su una bancarella. L'ho posato a casaccio, dicendomi e chissà quando lo leggo, questo. Finito di leggere un romanzo leggero e in attesa di una consegna da parte del postino, però, ho preso in mano Almost Blue e l'ho usato a mo' di riempitivo. E' cortissimo e in una scappata veloce al mare ne ho letto gran parte. Il giorno dopo, l'ho concluso: giusto in tempo per andare incontro al postino e scartare il nuovo pacchetto. Come da piano originale. Peccato che nel piano originale non ci fosse scritto che Lucarelli – che immaginavo tecnico, noiosetto e dalla scrittura tendente al televisionese – sarebbe riuscito così piacevolmente a cogliermi in contropiede. Per quello che è poco più di un racconto, ma che risulta pieno. Per tre punti di vista gestiti come fossero stimolanti enigmi. Per uno stile cinematografico che mi è piaciuto da matti. Almost Blue non descrive; spesso, Almost Blue è pura percezione sensoriale. Un tentativo, che a tratti ha quasi del poetico, di descrivere l'incubo, il buio, l'odore del sangue. Se è un una tradizionale caccia al colpevole o un thriller psicologico quello che vi aspettate, temo vi deluderebbe: bazzica i luoghi oscuri del primo Argento, ma per essere così legato alla messa in scena dell'omicidio e ai fatti salienti, ha una strana poetica. 
Recensione a basso costo [libro e film]: Almost Blue, di Carlo Lucarelli Sarà che lo spazio riservato all'agente Grazia Negro – descritta in terza persona, con lucida oggettività – è astutamente equilibrato con quello in cui ci parlano direttamente Simone, testimone chiuso nella sua perenne cecità, e l'Iguana, omicida senza faccia che ruba le identità di giovani studenti, trovati massacrati nelle loro mansarde bolognesi. Il primo, che non ha mai visto il sole, che studia il mondo con l'udito e che, nelle voci degli altri, riconosce spettri di colore: quella Grazia dall'accento pugliese, ad esempio ha una voce blu. Blu, come quella di Edith Piaf che cantava la vita in rosa. Il secondo, che usa la sua pelle come fosse un puntaspilli e si lava in bagni di fuoco per uscirne rinato, trasformato: le cuffie nelle orecchie, la musica ad alto volume, per far tacere le campane dell'inferno. La prima persona è affidata a quei due, coprotagonista e antagonista, che attraverso gli sbagli delle loro percezioni rendono confuso e alterato un thriller, altrimenti, dalle mosse anche prevedibili, se vogliamo. Tra l'innocenza dell'uno e le turbe dell'altro, anche la detective Negro – protagonista di altre due storie che recupererò finché fa caldo – si impone con caparbia, battendo forte i tacchi. Donna femminile e testarda, che ha combattuto per imporsi in un mondo di soli uomini ma che adesso, quando un uomo in particolare la chiama bambina, torna a sentire com'era essere desiderata. Un romanzo che ha quasi vent'anni, questo, e pagato una sciocchezza, che c'era prima di Carrisi e Faletti e che, nel suo piccolo, deve avere fatto scuola, in un Paese chiuso ai generi di importazione e alla narrativa del mistero. Il tempo ha reso gli autori successi più meticolosi, ma Almost Blue porta come può i segni del progresso e stupisce ancora per la crudezza velata e un Lucarelli musicalmente inquietante, che immagino scrivesse a notte fonda, con l'accompagnamento musicale di Chet Baker e AC/DC. Mentre la città di Bologna, tentacolare e pericolosa, chiamava all'appello le volanti della Polizia e giorni tristi la arricchivano di ennesime, inspiegate morti. Il mio voto: ★★★½ Il mio consiglio musicale: Chet Baker – Almost Blue                              Il film                                                      Recensione a basso costo [libro e film]: Almost Blue, di Carlo Lucarelli Tre anni dopo, Almost Blue è diventato un film. Prima volta alla macchina da presa di Alex Infascelli – all'epoca bollato come giovane stella, e vincitore di un David di Donatello per il migliore esordio -, ha alla regia uno bravo, ma che non ha mai fatto il boom come ci si sarebbe invece aspettato e davvero poco più. Nonostante il buon materiale di partenza, l'intreccio che sembrava di per sé un film di Dario Argento e lo stile perfettamente cinematografico, Almost Blue si rivela pessimo; un'atrocità. Ci voleva più impegno a lavorare a una trasposizione meno indegna, oppure a prenderlo e a modificarlo abbastanza impercettibilmente da rovinarlo del tutto? Risulterebbe anche fedele, se non fosse privo di nessi logici, fili tra una sequenza e l'altra, una vaga motivazione.Tanto risultavano delineati con scaltrezza, in duecento pagine scarse, tre personaggi intriganti, quanto qui li troviamo sgualciti e ridicolizzati: a fare la figura peggiore, proprio la detective Negro. Da donna dal polso fermo, a gatta morta. Meno buio e tecnologico anche il mondo di Simone; l'Iguana – invece – è l'unico a non generare smorfie quando entra in scena. Dialoghi molesti, situazioni noiose, caratterizzazioni inesistenti. Eppure non mi spiego come mai la manciata di professionisti che il giovane regista aveva a disposizione – la Indovina, Santamaria, Giallini – sembrassero darci, qui, la prova peggiore delle loro carriere. Si salva solo Rolando Ravello, che dà fisicità al serial killer e, visto spesso in commedie nostrane, si mostra a proprio agio con il ruolo difficile di antagonista. Mancano la Bologna ingannatrice, la musicalità della prosa di Lucarelli scrittore, una sceneggiatura seria. Infascelli sa girare il thriller, mostrare la violenza e, in qualche modo, con la telecamera che balla, riesce con efficacia a scavare un buco nero nel mondo matto dell'assassino. Ma un poliziesco è fatto anche di dialoghi e forze dell'ordine e – venendo meno, in quei momenti, il fascino indiscreto della soggettiva – ci vengono mostrate professioni senza credibilità e comprimari fastidiosamente sopra le righe. Almost Blue funziona quando si uccide, si corre e non si parla. Aprono la bocca e gli attori, altrove anche in gamba, mandano al rogo il salvabile. Indifendibile, in definitiva, anche da uno che il cinema italiano contemporaneo, spesso, lo apprezza. Versione in chiave minore di Il cartaio – che sarebbe uscito di lì a quattro anni, nel 2004 – e che già mostrava un Argento sul viale del tramonto; e da lì - metaforico capolinea - non si torna. (4)

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