Avrai
una vita piena di belle cose, alcune talmente grandi che penserai di
non meritarle. Cerca di essere felice ogni giorno della tua vita, e
non credere mai che una cattiva notizia possa strapparti di mano
quella felicità. Accetta ciò che viene e sorridi, perché sei
viva.
Titolo:
Te lo dico sottovoce
Autrice:
Lucrezia Scali
Editore:
Newton Compton
Prezzo:
€ 9,90
Numero
di pagine: 281
Sinossi:
Mia
ha trent’anni, un passato che preferisce non ricordare e una
famiglia da cui cerca di tenersi alla larga. Meglio stare lontano
dalle frecciatine della sorella e da una madre invadente che le
organizza appuntamenti al buio… Di notte sogna il principe azzurro,
ma la mattina si sveglia accanto a Bubu, un meticcio con le orecchie
cadenti e il pelo morbido. La sua passione sono gli animali e
infatti, oltre a gestire una delle cliniche veterinarie più
conosciute di Torino, Mia sta per realizzare un progetto a cui tiene
moltissimo: restituire il sorriso ai bambini in ospedale attraverso
la pet therapy. Il grande amore romantico, però, non sembra proprio
voler arrivare nella sua vita. O almeno, così pensa Mia, prima di
conoscere Alberto, un medico affascinante, e Diego, un ragazzo
sfuggente che si è appena trasferito a Torino dalla Puglia. Cupido
sta finalmente per scagliare la sua freccia: riuscirà a colpire la
persona giusta per il cuore di Mia?
La recensione
Sul
blog, ho ormai un filone di recensioni che iniziano così: quanto è
difficile parlare del romanzo di una persona che conosci? La
risposta, scritta e riscritta recensione dopo recensione, è sempre
la stessa, e la tengono bene a mente colleghi blogger e autori pubblicati:
difficilissimo. Colleghi blogger e autori pubblicati, appunto. E se
il collega blogger, d'un tratto passato dall'altra parte, fosse lui
stesso l'oggetto del tuo prossimo post? Che ci crediate oppure no, la
situazione appare meno stressante del previsto. Noi
blogger – grande famiglia – sappiamo.
Abbiamo confidenza con i musi lunghi degli scrittori che non
prendono al meglio le critiche, gli anonimi commenti di protesta e le
occhiate storte. Mi piace credere, e spessissimo è stato così, che
chi è (o comunque è stato) parte del mondo in miniatura della
critica indipendente, scopertosi finalmente scrittore, si
comporterebbe con maggiore leggerezza. Figuriamoci se l'autrice,
Lucrezia Scali, è una ragazza con cui scambi messaggi in chat e
commenti a fantasia da anni e anni. Facciamo quattro. Lo stress
è ridotto al minimo – anche se l'ansia da prestazione di lei
sarà doppia, nel frattempo – e, man mano, ti senti libero di
aggiornarla su come procede la lettura, su cosa va e su cosa non va.
Mamma diIl libro che pulsa,
morto e rinato dalle sue ceneri, e di un nuovo sito su misura,
Lucrezia è un'amica di penna carinissima, simpatica e solare, con
cui condivido innumerevoli titoli in comune sul comodino, i contatti
degli uffici stampa – come con le figurine, “questo ce l'ho e
questo mi manca” -, un umorismo nero che risulta sconveniente ai più. E lei ha condiviso con me, più di un anno fa, le
prime pagine di Te
lo dico sottovoce.
Mi ha chiesto opinioni sincere sulla copertina originale e, a un
mese dalla pubblicazione su Amazon, proprio quando avevo trovato il
giusto stato d'animo per conoscere gli amori e le passioni di Mia, mi
ha contattato per dirmi di non affrettarmi, di non leggerlo ancora –
lei, oltretutto, ne sa qualcosa di allergia al Kindle. Te
lo dico sottovoce, di lì a qualche tempo, avrei potuto acquistarlo in libreria: la
Newton Compton, che scommette spesso, e per me anche un po' troppo,
sugli autori autopubblicati, aveva scommesso proprio su Lucrezia. Per
me, la ragazza a cui va a genio il politicamente scorretto e la
collezionista compulsiva di Neri Pozza; compagna di Luca e
padroncina di Bubu, un cucciolone affettuoso che peserà all'incirca
quanto il sottoscritto.
Sono felice di incrociarla in libreria,
quando sono in giro, e il suo successo – oltre al fortunato salto,
infatti, anche un posto d'onore sul podio dei romanzi più venduti –
mi rende molto orgoglioso. Questo, forse, non lo sa. Sa,
però, che il romance non è il mio pane quotidiano e, scherzando, si
era detta pronta al massacro. Pur volendo, però, come massacrare un romanzo
carino e delicato come il suo Te
lo dico sottovoce,
che non ha particolari picchi, ma neanche imperdonabili errori?
Quelle che sono per me pecche – l'accenno di triangolo amoroso, i
protagonisti dal vissuto doloroso, qualche stilema televisivo di
troppo – costituiscono, immagino, l'abc dei romanzi sentimentali.
Il galante ma noioso chirurgo avrà un non so che del Dottor
Stranamore; il misterioso vicino di casa, invece, il distintivo e il fascino
meridionale di Calcaterra; le famiglie, ricche ma inospitali, non
saranno, sul finale, quel sembrano. Per fortuna, tra Alberto e
Diego, pecora nera all'interno di una famiglia altoborghese,
c'è Mia.
Veterinaria, lavora con i suoi amici a quattro zampe e due litigiosi
innamorati – Fiamma e Antonio – in una clinica sulle
colline torinesi. Ammucchia pile di libri, si muove nel ricordo
dolcissimo dei suoi nonni e in una villetta da ristrutturare, divide la casa con un meticcio che porta tanto buonumore, e tanti
peli, tra la camera da letto e la cucina.
Perennemente indecisa e
maestra di pasticci come le eroine degli chick lit di ogni dove, ha
però dalla sua la passione per la natura e il sogno di far del bene
a chi ne ha bisogno. Mente e cuore di un'iniziativa che porta i cuccioli in
corsia, sperimenta su piccoli pazienti i benesseri della pet therapy
– risultati garantiti, l'ho sempre pensato – e non pensa granché all'amore. Cupido,
come vi ho anticipato, ha in serbo altri piani. Che siano
imprevedibili oppure no, ci rilassiamo nell'osservare succedere l'inevitabile; e ci torna il sorriso. La vicenda è scorrevole, il
romanzo è ben scritto. La personalità di Lucrezia è in Mia, nei
dettagli, nell'ironia che non dà peso eccessivo ai languori. Nota
dolente, giusto la parentesi giudiziaria che si apre sul finire: un
personaggio che ricopre il ruolo di antagonista, moventi surreali.
Quella parte, per me poco coerente con i toni generali, è l'unica che avrei
messo sottosopra. Il resto, sono le ingenuità di chi muove i primi
passi in un ambiente estraneo e gli immancabili colpi di cuore della
narrativa rosa. Lucrezia, dunque, firma un'opera prima in cui si
scorgono ampi margini di miglioramento, per il futuro, e in cui la
scrittura, attenta e pregnante, saprà darle migliori meriti con
storie migliori. Te
lo dico sottovoce,
trampolino di lancio, lascia ben sperare, ma è nella norma. Il mio
commento a caldo è stato: la prossima volta, Lucrezia, voglio un
libro che mi faccia dire: disgraziato, hai fatto male a non leggermi
l'anno scorso, a rimandare. I romanzi sono desideri (o erano i
sogni?) e lei meriterebbe di desiderare qualcosa di più.
Per Lucrezia, allora, l'augurio vero di sogni più grandi.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Annalisa – Una finestra tra le stelle