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Recensione a basso costo: Una brava ragazza, di Mary Kubica

Creato il 23 ottobre 2015 da Mik_94
Perfino le brave ragazze hanno la tentazione di rubacchiare gli orecchini in un centro commerciale. Gli adolescenti ritengono di essere invincibili. I figli senza difetti, quelli impeccabili, mi preoccupano molto di più.
Recensione a basso costo: Una brava ragazza, di Mary Kubica Titolo: Una brava ragazza Autrice: Mary Kubica Prezzo: € 4,90 Editore: Newton Compton Numero di pagine: 317 Sinossi: Mia Dennett è figlia di un importante giudice di Chicago, ma ha scelto di condurre una vita semplice, lontana dai quartieri alti e dalla mondanità in cui è cresciuta. Una sera come tante, entra in un bar per incontrare il suo ragazzo ma, all'ennesima buca di lui, Mia si lascia sedurre da un enigmatico sconosciuto dai modi gentili. Colin Thatcher - questo il vero nome del suo affascinante nuovo amico - sembra il tipo ideale con cui concedersi l'avventura di una notte. Peccato che si rivelerà il peggior errore della sua vita: Colin infatti è stato assoldato per rapirla. Ma quando Thatcher, invece di consegnare l'ostaggio, decide di tenere Mia con sé e di nasconderla in un remoto capanno del Minnesota, il piano prende una piega del tutto inaspettata. A Chicago, intanto, la madre di Mia e il detective Gabe Hoffman, incaricato delle indagini, sono disposti a tutto pur di ritrovare la ragazza, ma nessuno può prevedere le conseguenze che un evento tanto traumatico può avere su una famiglia apparentemente perfetta...                                                  La recensione Recensione a basso costo: Una brava ragazza, di Mary Kubica Qualche anno fa, non ci avrei pensato due volte ad acquistare un romanzo come Una brava ragazza. Le donne, quando si parla di thriller, sono più brave dei colleghi uomini: naturalmente eleganti, scaltre, figure da noir. E quando non sono soltanto autrici, ma anche protagoniste di un mistero annunciato, c'è da aspettarsi più scaltrezza, una crudeltà che va per il sottile: con loro, la vendetta è un piatto da servire freddo e, possibilmente, al sangue. Caso eclatante, uno dei gialli più acuti e spietati degli ultimi tempi, scritto magnificamente: L'amore bugiardo. Chi attraverso il folgorante romanzo della folgorante Flynn, chi grazie alla trasposizione non da meno a cura dal maestro Fincher, si è arrivati comunque – in un modo o nell'altro – al cospetto dell'algida Amy Dunne. Ghiaccio bollente, come direbbe Hitchcock; la donna che nessuno può dimenticare. O piantare in asso. Se non mi sono dunque avvicinato immediatamente al fortunato esordio di Mary Kubica, uscito a gennaio e, qualche mese dopo, già disponibile in una edizione tascabile dal prezzo stracciato, è perché le fascette promozionali, i commenti che hanno preceduto il mio, i critici d'oltreoceano sembravano trovare, almeno una volta al mese, la sostituta lampo di Gillian Flynn – tra fiori d'arancio in giallo, matrimoni ai ferri corti, attrazioni mortali e ragazze della porta accanto dal cuore nero. Per un mese e qualcosa, Una brava ragazza – con un punto interrogativo accanto – è stato L'amore bugiardo di turno. La bellezza bionda in copertina, innocente e sinistra come la Dunst ai tempi di Il giardino delle vergini suicide, cosa aveva mai da nascondere, con l'indice sulle labbra – per intimare silenzio – e una vicenda di rapimenti e riscatti? Cosa avevano in comune “the good” e “gone” girl? Me lo chiedevo da un po', ma l'ho scoperto soltanto mesi dopo; solo adesso. Quando ho opzionato per la solita libreria per ripararmi dalla pioggia e per un romanzo alla mia portata da portare in autobus e poi a casa, durante un fine settimana che mi avrebbe voluto senza libri sul comodino. Letto in una manciata di giorni, nonostante il font piccolo, mi sono trovato, per nulla pentito dell'acquisto, a definirlo una buonissima opera prima, ma un thriller alquanto piatto. A colpirmi positivamente, la struttura polifonica, quasi, e l'accuratezza dell'autrice: a personaggi verisimili, a una gestione fuori dall'ordinario di ben quattro punti di vista differenti, purtroppo non corrisponde una stessa originalità, se si parla di suspance. Il romanzo si snoda in capitoli che alternano voci diverse, un prima e un dopo. 
Recensione a basso costo: Una brava ragazza, di Mary Kubica In una pagina Mia Dennett, figlia di un giudice senza scrupoli, è prigioniera; nell'altra è finalmente libera, seppure affetta da una inspiegabile amnesia: dei suoi tre mesi passati sotto sequestro, ricorda i disegni affidati al suo taccuino, la compagnia di un gatto randagio e la premura di un orco meno dispotico di quanto dicano i giornalisti. I narratori sono tre – Mia, infatti, interverrà soltanto nell'epilogo, per raccontarci una verità che nemmeno sorprende. Abbiamo Eve, la madre della protagonista e moglie trofeo: una cinquantenne piacente, affabile, profondamente addolorata dalla scomparsa di una figlia ribelle e indipendente che non ha saputo proteggere né da un pericoloso pregiudicato, né dalle parole scortesi di un padre padrone; Gabe, detective di mezza età di origini italiane: uomo di buon cuore e buona forchetta, sensibile al fascino di una signora in lacrime e al richiamo della giustizia; Colin, il rapitore dal passato triste, che dovrebbe consegnare nelle mani di famigerati colleghi la ragazza a cui punta la pistola alla tempia, ma che a modo suo porta in salvo, attirando le attenzioni di delinquenti meno compassionevoli di lui e delle forze dell'ordine in allerta. In fine, c'è Mia: venticinquenne che ha rifiutato l'aiuto di una famiglia altolocata, all'università, per dedicarsi all'insegnamento e vivere di poco. Sarà così gentile, così perfetta, la giovane donna di cui, per tutto il tempo, si parla, senza che lei parli per sé? La neve che cade incessante, con il Natale che arriva, e una convivenza forzata in un capanno in mezzo al nulla, bastano a rendere Colin e Mia confidenti. 
Recensione a basso costo: Una brava ragazza, di Mary Kubica Per renderli Owen e Chloe: pseudonimi con cui fingersi, nell'attesa della fine, qualcosa di più che aguzzino e vittima. Magari, complici. Mentre là fuori proseguono le indagini e gli struggimenti di una casalinga inconsolabile, Mary Kubica prende figure agli antipodi – lei ricca e viziata, lui con dall'infanzia tragica – e conferisce delicati tocchi romance a un libro che, almeno per me, funziona più quando parla di sentimenti nati all'improvviso – dove finisce la sindrome di Stoccolma, infatti, e dove comincia l'amore? - che di colpi di scena che, in ritardo, non aggiungono nulla di nuovo a quanto letto. Mi ha ricordato l'onesto Fragili e Preziose, ma più ingarbugliato e meno sentimentale; l'esecrabile Black Ice, che resta più un siparietto trash che un romanzo degno di questo nome. I suoi limiti sono in attese mal riposte, ingiustificate, e in etichette che sbagliano. Una brava ragazza non è il grande thriller annunciato in copertina, né un thriller vero e proprio: non abbastanza accattivante, all'acqua di rose. Tuttavia, sia per l'ottima gestione dei tempi che per un lavoro certosino con l'uso dei quattro pov, al contrario che nel mediocre La ragazza del treno, è un romanzo – ma senza un genere suo – che non sconsiglio. Grazie a una penna matura e, soprattutto, a un'autrice assai notevole. Brava, sicuramente più della ragazza del titolo che - dietro referenze impeccabili e un'aria angelica - forse non la racconta sempre giusta... Il mio voto: ★★★½ Il mio consiglio musicale: Rihanna Feat. Eminem – The Monster

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