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Titolo: A chi vuoi bene Autrice: Lisa Gardner Editore: Marcos Y Marcos Autore: € 17,00 Numero di pagine: 460 Sinossi: Che mamma speciale, Tessa Leoni. Si è rifatta una vita partendo dal fango, un gradino dopo l'altro, per amore della sua bambina, concepita chissà con chi. Che poliziotta, Tessa Leoni, che donna: i turni di notte a pattugliare da sola le strade nere, poche ore di sonno e di corsa all'asilo a prendere Sophie. Poi arriva Brian, l'uomo dei sogni, un amante appassionato per lei, un padre per Sophie... Ma adesso che è domenica mattina e tira il vento freddo di marzo, Brian è steso sul pavimento della cucina con tre pallottole in corpo, la piccola Sophie è sparita e Tessa è ancora lì con la pistola in mano. Una sergente bella e inflessibile, D.D. Warren, la incalza di domande, è certa che Tessa sia un mostro. Perché ha sparato al marito, e dov'è finita la piccola Sophie? Come può una madre e poliziotta modello non sapere più nulla di sua figlia? Adesso, proprio adesso, D.D. Warren non lo vorrebbe, un caso così. Un mese di ritardo, si accarezza la pancia; come può una madre far del male alla sua piccolina di sei anni? Scava nel passato di Tessa, in fretta, più in fretta, l'allarme per la scomparsa di Sophie diffuso in tutto lo stato. E Tessa, intanto, contusa e ferita, mente, si difende, lotta e sa una sola cosa: vuole bene a sua figlia. Più di tutto. La recensione A chi vuoi bene, romanzo firmato dall'autrice americana Lisa Gardner, si apre, come ogni giallo degno di questo nome, su una scena del crimine. Un cadavere riverso in una pozza di sangue e con tre proiettili nel petto, un rapimento, un unico colpevole, la polizia ovunque, con le sue domande e i suoi metodi non sempre così ortodossi. Ma c'è qualcosa di strano, sin nelle prime pagine. Un dettaglio importantissimo, eppure incredibilmente fuori posto, che rende questo romanzo atipico e tradizionale al tempo stesso. Non siamo in un quartiere malfamato, né nel bel mezzo di una rapina finita in tragedia. La vittima è spirata nella sua cucina, tra il frigo pieno di calamite colorate e il forno a colonna usato due o tre volte appena. E' morto a casa sua, sparato da una donna coperta di lividi scuri e che, tra le mani, stringe ancora il cinturone d'ordinanza. E la pistola da cui è partito il fuoco: Tessa Leoni, sua moglie. E' tutto sbagliato... La famiglia non è morte. Una moglie non è un'assassina. Una casa non è una tomba. Soprattutto, una mamma non può fare del male alla sua bambina. No. Eppure la piccola Sophie Leoni è scomparsa nel nulla. La sua mamma ha sparato al suo compagno, poi l'ha portata via. Viva, o forse morta. La coltre di neve che ha immobilizzato la città, ha coperto tutto, anche le poche prove. Per la polizia il caso è risolto: la donna, vittima di violenze domestiche, si è ribellata alle percosse del marito impugnando un'arma. Succede spesso, purtroppo. L'unico problema è la bambina scomparsa: mancano il suo giubbotto, il suo pupazzo preferito, i suoi stivaletti, ma l'odore di putrefazione che appesta il bagagliaio dell'auto della famiglia lascia poche speranze sulla sorte della piccola. Morta. L'agente D.D. Warren vorrebbe solo tornare in fretta nel suo appartamento, dormire e svegliarsi il giorno successivo, con la neve che cade in silenzio, ma il suo fiuto non la inganna. La verità non è così semplice e l'innocenza di Tessa è pura menzogna. Non si lascia abbindolare dai suoi occhi dolci e dal suo viso avvenente tempestato da scariche di pugni. Non ha pietà per lei, non le dà la sua solidarietà. Perché sono molto più simili di quanto tutti credano: sono entrambe donne, sono entrambe poliziotte. E, presto, saranno entrambe mamme. Si occupano costantemente di mistero, ma la loro certificata bravura non è certamente un mistero: le donne sono le autrici di thriller più forti e, accanto a quelli di Agatha Christie, Mary Higgins Clark, Patricia Cornwell, Elizabeth George, Tess Gerritsen, Sophie Hannah e Kathy Reichs, il romanzo di Lisa Gardner non sfigurerebbe di certo. Dopo aver firmato La Vicina – sempre edito dalla Marcos y Marcos – e aver portato in Italia L'altra figlia e Il marito perfetto – entrambi da qualche anno fuori catalogo, l'autrice ha pubblicato in patria una serie poliziesca di grande successo, dedicata alla figura dell'agente investigativo D.D. Warren. Ora: io non sono un amante, salvo sporadiche eccezioni, dei “serial thriller” e questo è il quinto romanzo che ha come protagonista il volitivo e temerario alter-ego della scrittrice. Dopo qualche mese di lontananza involontaria dal genere, desideroso di un romanzo frenetico e misterioso, tuttavia la mia scelta è ricaduta proprio su A chi vuoi bene. A capitoli alterni, le due protagoniste raccontano e si raccontano. Tessa, i cui pensieri trovano sfogo con l'utilizzo della prima persona, teoricamente, è della parte del male. Ha precedenti penali, è stata un'alcolizzata e un'adolescente sessualmente disinibita, ma poi è arrivata la sua bambina. Una bambina non voluta, che eppure le ha stravolto la vita. In meglio. Per lei è entrata in polizia e per lei ha sposato suo marito Brian, affinché Sophie avesse un uomo da chiamare papà e con cui andare in bici, lontana dalle occhiate preoccupate di una mamma apprensiva e protettiva come lo sono tutte: “Avevo ricominciato a vivere, per Sophie. Non era solo mia figlia, era l'amore venuto a salvarmi. Era risate e gioia, era passione allo stato puro. Era tutto il bello del mondo, l'unico motivo per tornare a casa”. Come può una madre uccidere il sangue del suo sangue? Soprattutto, cosa sarebbe disposta a fare per salvare la sua piccolo in pericolo? Lei è la colpevole, lei è la vittima, lei è la tenacia e la disperazione, lei è la vera protagonista. Dall'altra parte, c'è D.D. Il bene, la giustizia. Ha un ritardo di un mese, nausee mattutine, scoppi di pianto improvvisi. Spera in una malattia, in un attacco di influenza, ma una donna, in cuor suo, lo sa sempre: diventerà mamma. E ha paura. Non si sente pronta. Non sa cucinare, ha una relazione stabile solo da pochi mesi, ha una vita stressante e che segue ritmi impossibili. Dice parolacce e mangia cibi poco salutari, non ha cura di sé stessa e non avrà cura di un neonato. E' un'ottima poliziotta: sarà una mamma pessima. Eppure, nuda davanti allo specchio appannato, la pancia ancora piatta e i capelli biondi da asciugare, si accarezza il ventre e parla con la vita che sente già crescerle dentro, in una scena vera, tenera, sinceraramente bella. Si scusa con un bambino che nascerà in un mondo brutto e in una famiglia sbagliata, gli parla della bambina scomparsa senza lasciare tracce sulla neve bianca bianca, lo scongiura di non farle vomitare quei crackers che sono il suo pranzo in commissariato: non reggerebbe. Genitori non si nasce, si diventa.
Ho seguito con interesse crescente e tensione costante le vicende di queste due donne. L'autrice mi ha depistato, mi ha sorpreso, mi ha regalato brividi ed emozioni, calore intenso e gelo glaciale. Moglie e madre a sua volta, Lisa Gardner dà il suo meglio nel dar voce al complesso personaggio di Tessa, che per gran parte del romanzo rimane un adorabile e inquietante enigma. A volte usa un linguaggio familiare, infantile, semplice e accomodante, ricco di diminutivi, reiterazioni e cantilenanti onomatopee. Altre, con termini più forti e secchi, tesse descrizioni vivide e impressionanti e costruisce alla perfezioni inseguimenti ed azioni frenetiche. L'intreccio è funzionale, l'epilogo è esaustivo, protagonisti e comprimari risultano semplicemente ottimi. Un incipit accattivante, un titolo originale, una copertina curiosa e bella, una storia di quasi 500 pagine che – grazie a una comoda e pratica brossura, a un font riposante e a una scrittura superba – si beve in riva al mare. Senza confondere, senza annoiare, senza dare tregua alcuna. Narra di intrighi diabolici, di una vendetta che non conosce bontà, di indagini che si muovono lungo il delicato confine del mondo infantile e della violenza sulle donne, ma irradia familiarità, calore, femminilità. Profuma di mamma: qui sta la sua più grande particolarità. Sull'orrore, sul rosso e sul giallo di infinite verità, prevale la forza titanica delle donne e la risata argentina di una bambina. Risata che non ricorda quelle raggelanti e demoniache dei film dell'orrore, ma la melodia che spinge una madre a sollevare un auto nel momento del bisogno, a dividersi tra casa e lavoro, a sfidare la prigione, a cercare vendetta... Consigliato. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Elisa - Una poesia anche per te
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