Recensione a Il silenzio di Michelina di Rita Sanna, a cura di Elena Ribet

Creato il 20 gennaio 2014 da Andrea Leonelli @AndreaLeonelli
“…e non avevo capito perché un babbo poteva fare quelle cose brutte alle figlie! Allora io non l’ho più guardato in faccia. e non l’ho mai detto a nessuno perché era una vergogna e io… io…” con queste parole Michelina termina il racconto della violenza subita dal padre, spezzando il silenzio e provocando così la trasformazione del mondo intorno a lei. Il breve romanzo di Rita Sanna, insegnante sarda, dipinge a tratti semplici e lineari tutti i ruoli di uno fra i più antichi tabù: l’incesto. Le vittime, i complici, il carnefice, i giudici e così via. In pagine costellate da personaggi senza tempo, in un mondo contadino arretrato, la presenza di alcune donne che decidono di farsi carico della vicenda della bambina violata ci aiuta a entrare dentro a un fenomeno che ancora oggi, spesso nel silenzio, si consuma in migliaia di case in Italia e nel mondo. Il moralismo, la superficialità, la complicità, l’aggressione di una società incapace di parlare a viso aperto e di riconoscere le conseguenze della violenza sono elementi che ci riportano ad esaminare ogni sfumatura, senza elusioni. “Spesso perché le fantasie incestuose si trasformino in atti è sufficiente che sopravvenga un fattore disinibente (come lo stress, la depressione, l’alcolismo, un cambiamento nella disponibilità della madre)” scrive Carole Beebe Tarantelli nel saggio “La devastazione dell’incesto: l’esperienza americana e le sue indicazioni” (in Incesto, atti del seminario 9-10 maggio 1992 – edito da UDI La Goccia e Donnaascoltadonna] indicando anche, contrariamente a uno stereotipo comune, che ogni famiglia può essere a rischio incesto a prescindere dall’estrazione sociale, soprattutto in contesti in cui il padre è autoritario e violento e la madre può essere passiva e demotivata. Per proteggere i bambini e bambine è necessario che la società sia, soprattutto, informata. Michelina ha aperto una strada infrangendo il suo silenzio.Elena Ribet


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