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Recensione a MARIRINA – Integrazioni in famiglia di Alberto Castelli, a cura di Sara Stefanini

Creato il 18 marzo 2014 da Andrea Leonelli @AndreaLeonelli

MARIRINA – Integrazioni in famiglia di Alberto Castelli

“E come in un film, ecco che, finalmente, si era lasciato tutto alle spalle, aveva voltato pagina per iniziare una nuova marininavita!”. Tutto è cominciato il 14 gennaio del 1968 quando, sulla valle del Belice in provincia di Trapani in Sicilia, un boato ha fatto traballare tutto: era il terremoto di magnitudo 6.1. A quella scossa ne sono seguite altre, gli abitanti non sapevano più dove rifugiarsi e pregavano Dio che l’angoscia finisse presto. Quel terremoto, i siciliani, non se lo dimenticheranno mai perché fece centinaia di vittime e per anni furono costretti a vivere in prefabbricati di 18 metri quadrati. E così anche Lucia e Luciano, che avevano costruito la loro modesta casetta con non pochi sacrifici, videro sgretolarsela davanti. Ma la speranza era l’ultima a morire. Si rimboccarono le maniche e cercarono di abbellire più che potevano il prefabbricato freddo e angusto che era stato loro assegnato. Presto nacque Piero e poi, dopo quattro anni, anche Maria: la speranza di una vita migliore albergava in loro. Entrambi i figli infatti, vanno a studiare a Roma e lì rimarranno poi a vivere. Praticamente il libro accompagna, anno dopo anno, la vita di Piero ma soprattutto di Maria, la vera protagonista del romanzo. Lei è la dimostrazione che le cose non sempre vanno per il verso giusto, ma riesce comunque sempre a cavarsela. Il primo romanzo di Alberto Castelli è una perfetta fotografia del Sud d’Italia della Sicilia di quel periodo, colpita più che mai dalla mafia, nella quale spaccati di vita quotidiana della famiglia Cangemi si alternano a veri episodi di attualità come ad esempio, l’uccisione di Falcone e Borsellino, le brigate rosse, l’ascesa al potere di Berlusconi o l’attentato alle torri Gemelle. Un libro che coinvolge e emoziona, un libro che cattura l’animo. Alberto Castelli, siciliano doc, ha vissuto in prima persona il terremoto del Belice ed è per questo che riesce a metterci il giusto pathos.

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