Recensione a “Racconti dal buio” di Fabrizio Serra, Albatros edizioni.

Creato il 18 novembre 2013 da Soleeluna

Oggi pubblichiamo ben due recensioni! Ci siamo ripresi, siamo più in forma che mai, e visto che le richieste di recensione e le interviste da realizzare sono molte, sarà meglio che ci diamo da fare! Adesso recensiremo – e vi presenteremo - la raccolta di racconti a cura di Fabrizio Serra. Il titolo è “Racconti dal Buio”, e lasciateci affermare che non poteva essere più azzeccato:  i racconti presenti in questo libro vorrebbero terrorizzarci così come il buio è in grado di fare, risvegliando le nostre paure più nascoste; “creature sovrannaturali”, spiriti, fantasmi, persone morte da tempo tornano a tormentare la vita dei vari personaggi.

I personaggi presenti in “Racconti dal buio” sono molteplici e ben caratterizzati.
Spesso essi sono ubriachi, drogati o vittime di terribili incubi e associano a queste loro “abitudini” il fatto che dei fantasmi li vengano a trovare o che dei morti possano tornare in vita o possano ancora, paradossalmente, soffrire (Come in “Non si disturba il sonno dei morti”)

I racconti presenti in questa antologia sono 24 e la narrazione in prima persona si alterna a quella in terza persona a seconda del racconto che si legge.
Nella lettura si perde spesso il confine tra ciò che è certo e ciò che non lo è, tra ciò che è reale e ciò che è invece irreale. E allora diventa anche difficile comprendere la differenza tra la religione e la credenza (o leggenda), tra i vivi e i morti.
Fabrizio Serra mostra una ‘passione’ autentica per questo tema, e trasmette le sue parole e i suoi pensieri anche al lettore, che più volte rimane stupito, spiazzato, incredulo. 
A caratterizzare i racconti, sebbene trattino temi surreali – e per questo potrebbero spaventarci - non c’è una vera e propria suspence, capita spesso di aspettarci l’epilogo del racconto già qualche riga prima che volga a termine.
Un difetto riscontrabile in vari racconti, a parer nostro, è proprio la conclusione: al di là del fatto che spesso è intuibile, alle volte pare un po’ affrettata: le reazioni dei personaggi - intendendo i protagonisti dei racconti – è ingiustificata.
Nel secondo racconto, ad esempio, Oswald è spaventato per la visita che ha appena ricevuto, ai piedi del letto, mentre dormiva: uno spettro ha cercato il suo contatto. Quando riesce a comunicare con Oswald, gli chiede se è Harry Benton. Oswald, spaventato e incredulo, gli dice che non è lui ma che si tratta del suo vicino di casa. Lo spettro allora abbandona la stanza e Oswald cade subito in un sonno profondo. Un po’ troppo ingiustificata la reazione di Oswald, non trovate? Un fantasma fa capolino nella sua stanza, lui si spaventa, ma poi quando se ne va torna subito a dormire senza magari controllare le porte e le finestre, avere paura, essere suggestionato….
Di finali simili ce ne sono altri, e quindi un consiglio che ci sentiamo di dare a Serra è quello di non avere fretta di concludere i suoi racconti, perché altrimenti presentano epiloghi troppo bruschi che inficiano un po’ tutto il racconto. Il racconto, che si caratterizza anche per la sua breve durata, deve avere un epilogo particolare, convincente. La parte finale va molto curata.

Al di là di questo, i racconti sono comunque efficaci e ben scritti, e lo stile di scrittura è sicuramente coinvolgente e scorrevole. Qualche piccola imprecisione si riscontra con dei refusi che avrebbero potuto essere evitati, (ma la casa editrice che ha pubblicato il romanzo è nota per la poca attenzione che presta all’editing, un vero e proprio peccato se i libri che pubblica sono meritevoli!) errori di battitura in primis. Consigliamo anche di rivedere le d eufoniche e qualche aggettivo o avverbio di troppo che talvolta affatica la lettura.

Un buon lavoro, quindi, quello di Fabrizio Serra, che ci ossessiona con l’ignoto, con gli spiriti, i fantasmi, ma che può essere migliorato considerando anche alcuni nostri suggerimenti.

Recensione a cura di Dylan Berro e Laura Bellini


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