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Recensione: Across the universe, di Beth Revis

Creato il 15 ottobre 2012 da Mik_94
La gente sulla Godspeed ha bisogni semplici, desideri semplici. Basta dar loro delle lucine e loro la chiamano speranza. Dà loro la speranza e faranno qualsiasi cosa. Lavoreranno anche se non lo vogliono. Procreeranno quando la nave ne ha bisogno. E sorrideranno tutto il tempo.  Recensione: Across the universe, di Beth RevisTitolo: Across the universeAutrice: Beth RevisEditore: Piemme FreewayNumero di pagine: 414Prezzo: € 17,00Data di pubblicazione: 9 Ottobre 2012Sinossi: Amy è una passeggera ibernata sulla navicella spaziale Godspeed. Ha lasciato il suo ragazzo e gli amici sulla Terra ed è partita con i genitori: si risveglieranno dopo trecento anni su un nuovo pianeta da colonizzare. Ma qualcosa è andato storto: qualcuno ha cercato di ucciderla, risvegliandola dal suo sonno protetto. E così Amy si ritrova a dover passare senza la sua famiglia ancora cinquant'anni sull'enorme navicella spaziale, in balia di sconosciuti tra cui si nasconde un assassino che vuole scongelare tutti gli scienziati a bordo, compresi i suoi genitori. L'unico che sembra dalla sua parte è Elder, un ragazzo che presto diventerà il capo della navicella spaziale, e che per quanto sia potentemente attratto dalla sua singolare bellezza, cerca di proteggerla dal resto della comunità e dallo strapotere di Eldest, il capo. Ma Amy può davvero fidarsi di Elder? E quello che prova per lui la aiuterà, o sarà solo un ostacolo alla sua sopravvivenza sulla Godspeed?                                La recensione Recensione: Across the universe, di Beth Revis"Tutto è sbagliato qui. Infranto. Spezzato. Come la luce. Come me. Non ho mai pensato a quanto fosse importante il cielo fino a ora che non ce l'ho più. Sono circondata da pareti. Ho semplicemente sosituito una scatola con un'altra."C'è qualcosa di ipnotico nell'immagine di un bacio mancato su uno sfondo cangiante di puntini luminosi, stelle e galassie lontane. C'è qualcosa di ipnotico nel soffermarsi sulle labbra sempre più vicine di una Bella addormentata intrappolata nei ghiacci di un sonno criogenico e di cavaliere dello spazio senza macchia né paura... Un bacio romantico o, forse, un soffio di vita. La verità è che c'è qualcosa di ipnotico proprio in Across the universe, punto e basta. Un titolo che, malinconico, rimanda a una delle canzoni più amate di sempre e che accende il ricordo di quei quattro poeti – per sempre giovani, per sempre immortali – che attraversano a passi lunghi e svelti Abbey Road. Una trama che unisce contingente e metafisico. Una storia senza confini, capace di sfrecciare tra astri infinitamente distanti e di superare i limiti del cielo e dell'amore. Le paure più grandi, i traguardi più ambiti.Mai giudicare un libro dalla copertina. In tanti, l'abbiamo imparato a nostre spese. Ma cosa succederebbe se uno splendido lavoro di fantasia e grafica fosse lo scrigno perfetto di un romanzo altrettanto splendido? Caso eclatante, il folgorante esordio di Beth Revis.Bello dentro e bello fuori, gioia per gli occhi e per i sogni di ogni lettore. Ci parla di personaggi in cerca d'identità, di adolescenti in cerca del loro posto in un mondo in cui si respira una viziata aria di sottili inganni, tuttavia, sin dalle prime pagine, il romanzo ha piena consapevolezza di ciò in cui si evolverà. Maturo, equilibrato, coerente, lucido e febbricitante insieme. O-R-I-G-I-N-A-L-E.La talentuosa autrice esplora galassie ancora ignote, ma la sua ambiziosa impresa non finisce per naufragare tra i flutti della confusione e della noia. Ha idee chiare, uno stile giovanile e fresco, una sobrietà che la porta a sviluppare con gusto ed intelligenza una storia che, altrimenti, avrebbe conosciuto l'oblio dell'insuccesso. Procede in maniera analitica e ordinata: ogni causa ha il suo effetto, ogni “perché” ha la sua risposta, ogni yin ha il suo yang. Sembra seguire le tappe di un albero genealogico folto e dispersivo, segnare gradualmente su una lunga lista i colpi di scena da inserire e i nodi da sciogliere, i personaggi a cui dar voce e quelli da far scomparire, piano, sullo sfondo. Anziché essere puerile o didascalico, però, il suo operare appare il germoglio di una abilità affinata con gli anni: tecnica, ingegno, sagacia, ma anche tanto cuore. Non immaginate tramonti in compagnia dell'anima gemella, relazioni contrastate o, peggio, un triangolo amoroso. Recensione: Across the universe, di Beth RevisSu una cosa soltanto, infatti, la copertina si sbaglia. Non c'è nessun “amore vero” da minacciare, nessun abbraccio da sciogliere. Quello tra Amy e Elder è un bisogno fisico, naturale. Un cercarsi e un successivo riconoscersi per paura di navigare, nei secoli, come degli affranti Ulisse senza nessuna Itaca a cui tornare. Si amano perché vogliono sfidare, perché vogliono contatto fisico, perché ognuno si illude di aver trovato il “per sempre” negli occhi dell'altro, perché sono la Itaca l'uno dell'altro. Un sorriso d'assenso in cui identificarsi, una canzone durante un solitario e lungo viaggio. Trecento e uno anni. E' questa la lunghezza del sonno artificiale a cui è destinata Amy. Ha diciassette anni, tanti amici e un fidanzato che sta imparando a conoscere.Un trasferimento, causato dalle esigenze lavorative dei suoi impegnatissimi genitori, la porterà molto lontano da casa. Tre secoli nel futuro, distante milioni di anni luce dalla terra, su una nave indistruttibile che sfreccia tra pianeti dai nomi sconosciuti e voraci buchi neri. La Godspeed. Si sarebbe dovuta svegliare al tocco dell'astronave con il terreno ghiaioso del nuovo pianeta da colonizzare, ma qualcuno ha voluto interrompere prima del tempo il suo dolce coma. Si risveglia nuda, sola e impaurita in un microcosmo in movimento nel quale lei, con i suoi capelli rossi e le lentiggini, è vista come una diversa. Un nemico.Un alieno sbucato dal suo glaciale bozzolo.Rigidamente divisa in caste, la navicella ha le dimensioni di una grande città. Non è quella sorta di futuristico appartamento nel quale si aggirava un algido ebiondissimo Michael Fassbender in Prometheus. Ha case, campi coltivabili, animali da pascolo, giardini, biblioteche e un ospedale, con stanze chiuse perennemente a chiave e segreti che ribollono in provette da laboratorio. L'intera popolazione ha i medesimi tratti somatici – occhi scuri, capelli d'ebano, pelle olivastra – e tutti sembrano vivere come se a separarli dal quotidiano fosse una lastra impalpabile. Uno sguardo vitreo e assente, senza fuoco o emozione. Recensione: Across the universe, di Beth RevisL'amore è diventato un mero atto fisico utile a incrementare la popolazione dei naviganti, il sesso è un'esigenza bestiale che, nella cosiddetta Stagione, trova sfogo tra i prati sempre in fiore e i gradini dell'Archivio. Nessuna scintilla; le idee, un male da soffocare a suon di sedativi. Eppure, inaspettatamente, Amy riconosce un'ombra del suo mondo negli occhi scuri di Elder, destinato a comandare la nave e a ricoprire la carica di Eldest. E sotto quel sole artificiale, una palla arancione che non scalda, e quel cielo grigio metallo ha l'impressione di aver trovato un compagno di cella, un confidente, in quella prigione che combatte la gravità. La paura e la voglia di dare un volto a colui che sta uccidendo tutti gli ibernati li renderà sempre più vicini.Le contraddizioni e i segreti delle loro realtà opposte minacceranno di separarli.Primo volume di una trilogia che unisce lo sci-fy al distopico, lo young adult al thriller, Across the universe è un vaso di Pandora ricco di sorprese, ma dal quale sarebbero potuti uscire tanti mali. Non ci sono malintesi, non ci sono incomprensioni, solo un entusiasmo e una divorante curiosità che crescono ad ogni capitolo, tutti perfettamente animati dalle voci alternate dei due protagonisti. Lui, un tono freddo, ma che vorrebbe fare faville, e il dolore di sentirsi costantemente fuori posto. Lei, i ricordi preziosi legati al suo passato, l'egoistico desiderio di liberare i suoi familiari dal sonno della scienza, lo stesso dolore che segna Elder. In cerca di loro stessi come i forti protagonisti di Dentro Jenna,Chi è Mara Dyere Il diario di London Lane, ma speciali e unici a modo loro, si muovono in un labirinto di metallo e ricatti su un futuristico modello del Nome della rosa.Astronavi ed esperimenti, come lo conferma la recente delusione legata a Kayla 6982 (qui), non fanno per me. Più incomprensibili dell'algebra, più chiassosi della musica di un brutto party, mi confondono e mi irritano. Beth Revis me li ha fatti letteralmente adorare. Mi ha reso un esatto passeggero della Godspeed. Senza aria. Prigioniero.Il mio voto: ★★★★Il mio consiglio musicale: Adele - Skyfall

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