RECENSIONE Come ci si sente quando si è sicuri della direzione in cui sta andando la nostra vita e, all'improvviso, ci rendiamo conto che in quella direzione c'è soltanto il vuoto? Cosa accade se viviamo la nostra vita per un unico scopo e scopriamo che quello scopo non è reale, non ha senso, e che la nostra stessa vita non ha più senso?
Ma cosa è successo nel frattempo? Sono passate diverse generazioni da allora – non è chiaro quante siano – e sulla nave la popolazione è monoetnica e vive organizzata proprio come una società distopica, governata dal più anziano Eldest, che educa il suo successore, Elder, il protagonista maschile di questa storia.
Questo racconto sembra essere una sorta di retelling della favola della "Bella addormentata... nell'astronave", perché non appena Elder scopre che c'è un piano in cui ci sono persone congelate che aspettano di arrivare su Terra-Centauri per ritornare a vivere e vede Amy, così diversa da lui, se ne innamora perdutamente. Amy non solo è diversa da tutte le altre persone della nave: per una questione di cicli riproduttivi la ragazza è l'unica che si avvicina a Elder per età e ha i capelli del colore del tramonto, sebbene Elder non abbia mai visto un tramonto vero, né le stelle. Amy sta lì, ibernata nella sua bara di cristallo (lei la paragona a una scatola da scarpe), proprio come la bella addormentata ma, improvvisamente, qualcosa accade e la ragazza incomincia a scongelarsi e a rinvenire. Scopre quindi che mancano quarantanove anni all'arrivo su Terra-Centauri e, dunque, per l'atterraggio, lei sarà più vecchia dei suoi genitori. Qualcuno sta sabotando il livello di criogenia dell'astronave, scongelando senza controllo i membri della spedizione e Elder, Amy e il loro amico pittore Harley cercano di proteggere gli ibernati – fra cui ci sono i genitori di Amy – e di scoprire chi sia l'artefice del decongelamento.
Come in tutte le forme di distopia – l'ho detto che questo libro si potrebbe definire una sorta di proto-distopia, ovvero un romanzo di fantascienza in cui arriviamo anche a spiegarci come si è giunti a quella particolare forma di società – ci sono delle regole, regole che un leader deve seguire e che Eldest tramanda a Elder, che sarà il suo successore.
«La prima causa di discordia è la differenza. Non c’è alcuna religione sulla Godspeed. Tutti parliamo la stessa lingua. Apparteniamo tutti alla stessa etnia. E, poiché non siamo diversi, non combattiamo tra noi. Ricordi le Crociate di cui ti ho parlato? I genocidi? Non dovremo mai preoccuparci di nessuno di quegli orrendi crimini sulla Godspeed.»Niente differenze, dunque, ecco perché Amy diventa subito un'emarginata, così diversa nell'aspetto, così estranea.
«La seconda causa di discordia» continua Eldest «è la mancanza di un leader forte.» Si china in avanti, tendendo le mani rugose e artritiche verso di me. «Capisci l’importanza di questa cosa?» dice, gli occhi lucidi per l’età avanzata o per qualche altro motivo.La Storia, come in 1984 di Orwell, è stata modificata per poter tenere sotto controllo la popolazione dell'astronave. Hitler diventa un eroe, il discorso di Lincoln a Gettysburg viene stravolto per i fini del leader della Godspeed.
Annuisco.
«Lo capisci davvero?» chiede con insistenza, stringendomi le mani così forte che mi sento scricchiolare le nocche.
Annuisco di nuovo, incapace di staccare gli occhi dai suoi.
«Qual è il pericolo più grande per questa nave?» La sua voce è diventata un sussurro ansimante.
Mmm... Forse allora non ho capito... Eldest mi fissa, aspettandosi una risposta. Io lo fisso a mia volta.
«L’ammutinamento. È l’ammutinamento, Elder. Più di un errore tecnico o di un malfunzionamento della nave o di un pericolo esterno, l’ammutinamento è la maggiore minaccia per questa nave. È per questo che dopo l’Epidemia fu creato il sistema di governo con l’Eldest. Una persona, nata prima di tutte le persone che dovrà guidare, che agisca come patriarca e comandante di tutti coloro che sono più giovani di lui. Ciascuna generazione ha un Eldest a guidarla. E tu sarai un giorno quell’Eldest. Tu sarai il leader forte che eviterà la discordia, che si occuperà del benessere di ogni persona vivente su questa nave.»
«E quando le differenze tra gli stati divennero troppo forti, fu Lincoln a eliminare la causa di quella discordia.»Proprio come fa il Grande fratello in 1984, la Storia viene riplasmata dagli Eldest per i loro scopi, solo che sulla Godspeed adesso c'è Amy, la sua conoscenza reale della Storia che può contraddire le affermazioni e smentire le menzogne. Motivo di più per ostracizzare la ragazza.
«Io... Cosa?»
«La multietnicità. La causa della guerra era che due razze non potevano convivere in un unico paese. Lincoln rimandò la razza nera nel continente dell’Africa e la guerra finì.»
«Ma cosa stai dicendo?» farfuglio in preda allo stupore. «Non è così che successe!»
Elder tocca lo schermo e l’immagine di Lincoln viene sostituita da un testo. Lui comincia a leggere le parole ad alta voce in tono solenne.
«“Or sono ottantasette lustri e due anni che i nostri avi costruirono, su questo continente, una nuova nazione, votata al principio che tutti gli uomini devono essere uguali. Adesso noi siamo impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione possa a lungo perdurare se gli uomini non sono uguali. Noi ci siamo raccolti su di un gran campo di battaglia di quella guerra per determinare il futuro di una nazione, di un popolo, libero dalla discordia, in pace attraverso l’identicità. La nostra nazione scoprirà ora la forza dell’unità e dell’uniformità.”»
«La terza causa di discordia» dice con voce gelida «è il pensiero individuale. Nessuna società può prosperare se un singolo individuo ha il potere di avvelenare l’animo degli altri, portandoli all’ammutinamento e al caos.» Si volta e mi fissa con occhi di fuoco. «E se il pensiero individuale è quello del futuro leader della nave e se il futuro leader della nave sputa un tale veleno e una tale stupidità da accusare me di uccidere gli ibernati, allora prego le stelle in cielo che inculchi pensieri più intelligenti in quella sua testa vuota prima che io muoia e lui assuma il comando!»E tutta la popolazione, salvo poche eccezioni, viene tenuta sotto controllo per evitare che si “pensi”. Tutto questo è iniziato a fin di bene, per evitare che il troppo pensare facesse impazzire le persone più sensibili, perché la Godspeed è diventata ormai un microcosmo, un piccolo pianeta a sé stante, che chissà se e quando raggiungerà mai la sua meta. Ma cosa succede (mi auto-cito) se viviamo la nostra vita per un unico scopo e scopriamo che quello scopo non è reale, non ha senso, e che la nostra stessa vita non ha più senso? E che differenza c'è fra la nostra Terra e la Godspeed? Non siamo anche noi, in fondo, nella stessa situazione, su un’astronave un po’ più grande, che non sa dove sta andando?