Titolo: Afterlife
Autore: Stephanie Hudson
Serie: Afterlife Saga #1
Editore: DeAgostini
Trama: Keira si trasferisce negli USA per iniziare una nuova vita dopo l'incidente che le ha cambiato l'esistenza. A Evergreen Falls inizia a lavorare in un locale, l'Afterlife, gestito da una ricchissima famiglia, i Draven, che si fanno vedere in città solo qualche settimana all'anno. La sera del loro arrivo, Keira scopre che l'uomo che da qualche tempo "incontra" nei suoi sogni è Dominic Draven: il ragazzo è tanto scostante nella realtà quanto premuroso nei suoi sogni. Da quel momento, Keira viene risucchiata in un mondo di cui non immaginava l'esistenza, fatto di demoni e angeli, ma che la attrae come un'ossessione, e più il sentimento che la lega a Dominic cresce, più sarà difficile per lei decidere se fidarsi e rimanere o scappare dalla follia che la consuma.
La mia recensione
Voto: 2 Stelle
Solitamente quando mi capita di leggere un libro che non è nelle mie corde non mi faccio due problemi e lo abbandono senza pensarci, ma in questo caso siccome mi è stata concessa un'anteprima digitale dalla casa editrice ho deciso di farmi forza e finire uno dei libri più brutti che mi si potessero mai presentare.
Il problema più grande di Afterlife è senza ombra di dubbio lo stile dell'autrice che purtroppo si rivela scarso e quasi inesistente. Non solo è incredibilmente prolisso, per arrivare al nocciolo delle cose ci si impiega un numero infinito di capitoli, ma la narrazione si rivela un solo susseguirsi di scene che non suscitano il minimo pathos nel lettore che continua la lettura solo per terminare il libro e nessun'altra ragione.
Ma partiamo dal principio: la storia inizia come un normale libro Adult, una giovane donna cambia città per ricominciare. Di solito in questo tipo di racconti non si fa attendere la scoperta del segreto che ha spinto la protagonista ad allontanarsi dalla sua vita precedente, ma qui la scrittrice ha avuto la brillante idea di rendere chiaro, letteralmente palese, che la protagonista nasconde un segreto, anche abbastanza intuibile ma ti fa arrivare solo al 70% del libro per parlarne apertamente. Vorrei capre cosa spinge gli autori a impostare la storia come se fosse una caccia al tesoro: pensano davvero che questo tipo di impostazione susciti un qualche interesse a proseguire la lettura? Io personalmente lo trovo incredibilmente irritante e se non avessi promesso di scrivere una recensione di sicuro non avrei continuato la lettura.
Un altro punto che ho odiato relativo allo stile dell'autrice è l'impostazione della prima persona. Io adoro, letteralmente adoro la narrazione in prima persona perchè ti permette di analizzare il personaggio e capire cosa prova, e leggere così le sue emozioni più pure, al contrario in questo caso mi sembrava solo che la scrittrice volesse parlare al lettore sfruttando la voce della protagonista facendoci sapere delle cose che altrimenti non avremmo potuto sapere altrimenti: Keira che dice a se stessa di non pensare al suo passato, non solo dimostra palesemente quanto detto nel paragrafo precedente, ma anche che un'incredibile ignoranza, e irrealtà dei fatti, la mente umana non funziona così, se una persona si ripete di non pensare ad una cosa chiaramente in quel momento ci sta pensando quindi presuppone che in quel momento la scrittrice avrebbe dovuto rivelare qualcosa di quegli eventi, invece, nulla, si rimane nell'ombra. Se l'autrice voleva creare suspance non doveva accennare a nulla del genere, ma rivelare a piccoli tratti degli accorgimenti che poi avrebbero formato un puzzle da ricomporre durante la lettura del libro.
Ora passiamo ad analizzare la protagonista. Posso ben dire che sia stata il personaggio femminile che più mi ha innervosito negli ultime tempi: ingenua, sprovveduta, complessata e imbranata (mi credete se vi dico che mi è sembrata una brutta copia di Bella di Twilight, e pensate che non mi piace per nulla come eroina). Non solo ogni decisione che prendeva mi sembrava insensata e irrazionale ma anche incredibilmente improponibile in un contesto reale, tanto da aver reso la lettura un vero strazio, non pensavo un personaggio tanto irritante potesse esistere, di solito da lettere compulsivo ti capita di voler dire due paroline al protagonista di un libro ma in questo caso mi sembrava che si dovesse entrare nel libro e riscrivere da capo tutto quello che riguardava Keria per darle una qual parvenza di realtà, per un personaggio, che anche in un libro fantasy sembra irreale.
Passiamo ai personaggi secondari: Una vasta gamma direi, si passa dalla sorella della protagonista, in gamba, lavorativa, bella da paura e innamorata e ricambiata dal marito; il marito di quest'ultima gentile e comprensivo; nuova amica della protagonista, estroversa e impicciona; Jack, dolce e sensibile e bello, perchè se deve essere un terzo incomodo deve esserlo per forza, e poi il coprotagonista maschile, Dominic Daven, misterioso e possessivo, o direi ossessivo, la sorella di questo Sophia e il fratello Vincent.
Per quanto riguarda Dominic Daven devo soffermarvi per darvi la precisa idea di come, pensando di creare un personaggi affascinate non si faccia altro che dare solo la parvenza di fascino ad un personaggio che si rivela possessivo e ossessivo e, più importante piatto come una tavola da surf. Questo personaggio non ha spessore, nelle poche scene in cui compare non parla quasi mai e quando lo fa si comporta in modo brusco e sgarbato, ma chissà come Keira lo trova affascinate e se ne invaghisce fino ad innamorarsene. Ora vorrei capire cosa abbia avuto in mente l'autrice nello scrivere Afterlife perchè una persona non può innamorarsi di un altra senza averci parlato, capisco provare attrazione, ma un innamoramento non può basarsi su sogni e fantasie, non fanno altro che confermare la teoria seconda la quale l'autrice abbia creato una protagonista che non sta in piedi. In più non si può continuare a chiamare una persona per cognome anche dopo che si dichiara apertamente di amarla, anche nel '800 non si usava.
Ultima nota riguardante i personaggi secondari: è bello costatare che una volta non più utili ai fini della storia si accantonino senza più nominarli, creando pretesti per allontanarli dalla scene, uno lo trovo insopportabile e due odio vedere dei personaggio che non si utilizzano, se si crea un personaggio lo si deve utilizzare per tutta la durata nel libro e non liberarsene quando non serve più.
Ora passiamo alla storia: cosa mi direste se vi dicessi che solo al 80% del libro si capisce a che tipologia di romanzo ci troviamo? Rimarreste a bocca aperta senza dire una parola proprio come è successo a me. Solo a fine libro capiamo che Afterlife è un Paranormal Adult, non ne ho mai letti molti, solo alcuni cicli come quello di Sookie Stakehouse ma parliamoci chiaro la Harris è un mago del genere, ma di certo so riconoscerne uno scritto male, un vero peccato considerando che l'idea di fondo era originale e diversa dalle solite storie che si propongono in questo ambito.
Quindi la cornice creata è originale e ben elaborata ma la storia propria del libro lascia a desiderare per i molti buchi da cui è caratterizzata, per non parlare di come gli eventi narrati siano davvero poco credibili.
Per quanto riguarda il romance, si perchè essendo un Adult non bisogna dimenticare le immancabili scene di sesso, devo dire di essere rimasta scandalizzata, non per le oscenità scritte (dopo aver letto i libri della James nulla potrà più sconvolgermi) ma perchè erano davvero brutte da leggere, amo i romance e amo anche le scene di sesso a patto che siano scritte bene, ma queste non solo ad essere delle scene che mi sembravano di sottomissione, per la natura ossessiva di lui nei confronti di lei, sono anche davvero orripilanti, mi sembrava di leggere di un accoppiamento e non di scene d'amore. Ora non so se questo è dipeso dalla traduzione in italiano o da altro ma non so come abbiano fatto a pubblicizzare questo romanzo come sensuale quando io ho provato solo tanto ribrezzo.
Infine una nota generale riguardo il libro: Afterlife nasce come un selpublished ma a differenza di tanti bei libri autopubblicati questo è l'esempio lampante di come ci siano tanti libri che non dovrebbero mai essere pubblicati, o almeno non così come appaiono all'inizio della loro vita. Afterlife è chiaramente un lavoro che manca dell'opera di editing, tanti capitoli inutili si susseguano ad altri che non fanno altro che ripetere le stesse cose o concetti, o addirittura frasi che si ripetono più volte all'interno di un libro, portando a termine un libro di 600 pagine, ora credetemi se vi dico che mi ci è voluta una grande forza di volontà per finire questo libro. Capisco che il libro sia nato da autopubblicato ma questo non significa che prima di essere distribuito da una CE non debba subire un lavoro di editing.
Dopo le mie osservazioni mi chiedo come questo libro abbia su Goodreads una media voti di 4.22, una media altissima considerando che altri libri di gran lunga migliori non arrivano neanche a sognarla una media del genere; e di come lo si pubblicizzi come un caso editoriale quando ancora su Goodreads il libro supera a stento le 900 rating.
In conclusione io avrei rielaborato il libro in modo diverso, partendo in media res ed iniziando con gli eventi che vanno dal 60% in poi e parlando del passato con dei vari flashback sfoltendo così il romanzo, diminuendo le pagine ed evitando anche di creare personaggi secondari inutili.
2 Stelle, solo per la storia paranormal che altrimenti avrei gradito.
- A presto Susi