Recensione: "Alta velocità" di David Jackson

Creato il 22 maggio 2014 da Saraguadalupi
Nuova giornata, nuova recensione!  Ultimamente ammetto che, trovare il tempo per scrivere sul blog, sta diventando seriamente un'impresa, ma fortunatamente c'è sempre quell'oretta che balla tra lo studio di una materia ed il fare il progetto di un'altra, che mi permette di sedermi alla scrivania e fare quattro chiacchiere con voi. Quest'oggi voglio parlarvi di un libro che mi è stato regalato dalla mia dolce metà - premetto che, benchè non legga molto, ha un certo occhio in fatto di thriller - e, anche in questo caso, non si è smentito!

"ALTA VELOCITA'" di David Jackson
• Editore: TimeCrime • Pagine: 331 • Prezzo: 12,90 € (cartaceo) - 6,99 € (ebook) Immaginate di essere tagliati fuori dalla società. Non potete avvicinarvi ai vostri amici, ai vostri colleghi, neanche alla vostra famiglia. Perché se lo farete tutti loro moriranno. Immaginate di dover vivere in una camera d'albergo claustrofobica, sorvegliati a vista, passo dopo passo, gesto dopo gesto. Di non poter parlare neppure con un estraneo, perché un sospetto di amicizia potrebbe mettere in pericolo la sua vita. È l'isolamento più assoluto. Quanto tempo può passare prima che la disperazione prenda il sopravvento? Prima di essere disposti a vendere l'anima a chiunque vi offra una via d'uscita? Il detective del New York Police Department, Callum Doyle, sta per conoscere le risposte a queste domande. Il suo socio è stato ucciso. C'era un legame molto forte tra loro, un'amicizia in nome della quale Doyle non è disposto a lasciare il caso a nessun altro. Non si fermerà finché non sarà arrivato in fondo, ma non può immaginare che questo è solo l'inizio di un incubo in cui la verità si trasformerà in menzogna e la menzogna in verità. Callum si ritroverà ad essere solo contro tutti a credere in una versione dei fatti che nessuno accetta e comincerà a dubitare di sé stesso e della sua mente.
"Alta velocità" è un thriller poliziesco ambientato a New York. Il protagonista è Cal Doyle, poliziotto e padre amorevole che, in una fredda mattinata d'inverno, si trova a dover correre su una scena del crimine, ignaro del fatto che la vittima è il suo compagno di lavoro, Parlatti. Egli viene trovato in un vicolo sudicio con un colpo in testa, accanto al cadavere di una giovane prostituta. Fin dalle prime pagine del libro entriamo nel vivo della storia, con l'immagine della giovane donna che, nel tentativo di essere "liberata", attira il poliziotto nel vicolo..ma da chi deve essere liberata? E perchè ha attirato **** in quel vicolo sapendo benissimo la fine che avrebbe fatto? Doyle ha la testa piena di domande, di interrogativi a cui fatica a trovare una risposta: interrogativi che aumentano di giorno in giorno, soprattutto quando anche il suo secondo compagno (in sostituzione di Parlatti) viene ucciso durante un presunto incontro con un informatore. La differenza tra questo ed il primo omicidio è che questa volta, l'assassino gli ha lasciato un messaggio, ma non un messaggio qualunque, bensì una lettera destinata proprio a lui. Una lettera contenente la minaccia più grande: Doyle dovrà allontanarsi da tutte le persone che gli sono vicine, o esse moriranno una dopo l'altra. L'angoscia nel cuore dell'uomo cresce così tanto da portarlo a trasferirsi in un motel può di non mettere in pericolo la sua famiglia, tuttavia, dubbioso sull'andamento delle indagini, non rinuncia ad incontrare informatori e figure poco raccomandabili che però potrebbero avere la soluzione al rebus..ma che inevitabilmente finisco tutte in orizzontale in una bara. Combattendo contro la sofferenza nel vedere tutte le persone che gli stanno accanto morire, Doyle non si concede neanche un minuto di pausa e, soffrendo in silenzio continua a cercare, percorrendo tutte le strade possibili, scavando nella sua vita a tal punto da conoscere la sconvolgente verità su quell'ossessione che l'omicida pare avere per lui. Una verità scomoda che l'autore ha deciso di farci condividere con Doyle, in un susseguirsi di scenari in cui il lettore diventa spettatore, compagno e fedele testimone.
"Doyle lascia perdere e avvia il motore. Sa che Alvarez ha ragione. Se persino la moglie non trova oltraggioso che il marito vada a cercare soddisfazione altrove, allora neppure loro dovrebbero trovarlo strano. Non sempre una donna sa tutto del proprio uomo. Esattamente come un detective non sa tutto del proprio partner."
Questo libro è un esordio ricco di azione per David Jackson che si permettere di entrare nel vivo della vita di un distretto di polizia, con i suoi alti e bassi, i suoi mille pericoli e l'impossibilità di abbattersi o di mostrare debolezza. Doyle è quello che, nelle fiabe, viene definito l'eroe senza macchia e senza paura: senza paura per ciò che potrebbe accadere, ma con un terrore viscerale che l'assassino possa far del male alla sua famiglia: per questo decide, a malincuore, di allontanarsi, diventando inevitabilmente fonte di tristezza per la sua bambina che piange al telefono perchè il suo papà non è lì a difenderla dai ladri, e fonte di angoscia per una moglie che aspetta pazientemente alla finestra, tenendo la luce accesa. E' questa la grande forza del nostro protagonista, sopportare tutto questo, riempirsi di sensi di colpa, pur consapevole che questo è l'unico modo per evitare di ricevere la telefonata più brutta di tutte. Si, ammetto che mi è piaciuto molto come protagonista e mi ha convinta fin dalle prime pagine, a differenza dei suoi pseudo colleghi che avrei preso a schiaffi dal primo all'ultimo: in un momento come questo, in cui l'unica cosa che Doyle vuole è trovare il suo persecutore, riescono a dirgli solo cose del tipo: "ma si, stai tranquillo.." - "tanto te ne stai nella tua bella stanza d'albergo, non preoccuparti" ..superficialità ai massimi livelli! Senza contare che, se fossi stata nei suoi panni, prima di cercare il colpevole avrei fatto saltare in aria tutto il distretto (con tanto di colleghi dentro, ovviamente!).
"Ha visto di peggio, ma mai sul corpo di una persona amata, e questo fa la differenza. Annulla le distanze."
Ad ogni modo, ci troviamo davanti ad un thriller dal ritmo incalzante e senza tregua. Come vi dicevo prima, l'autore ci scaraventa fin da subito all'interno della storia e lo fa per tutta la durata del libro: il lettore cede il suo ruolo e diventa egli stesso spettatore degli omicidi, dei crimini delle ansie del protagonista e della sua voglia di risolvere l'enigma che lo vede al centro della tela di un ragno cruento e senza cuore, in grado di uccidere a sangue freddo e di soggiogare le persone a suo piacimento. Un buon antagonista, insomma..tuttavia, ammetto che il finale non mi ha convinta proprio del tutto. Mi aspettavo qualcosa di più esageratamente inaspettato, qualcosa che mi facesse restare a bocca aperta, e invece, a parte un po' di stupore iniziale, per il resto non mi sono "scandalizzata" più di tanto. Avrei preferito che la tensione ed il patos della storia durasse anche nel finale, invece che spegnersi a poco a poco come se la risoluzione dell'enigma fosse meno importante delle vicende stesse: è vero che potrebbe essere una scelta narrativa consapevole, ma non l'ho trovata molto azzeccata. In conclusione però, nonostante questa piccola pecca finale, vi consiglio la lettura di questo romanzo, soprattutto se vi piacciono le storie ad "alta velocità", così come ci suggerisce il titolo, perchè lo sviluppo dell'intera vicenda è davvero veloce ed estremamente curioso, con qualche indizio qua e là ma senza mai esagerare, con scene di omicidi ma senza scadere nel trash. Un thriller pulito (per quanto possa essere "pulito" un libro in cui ogni 10 pagine c'è una morte cruenta) con scene ben descritte in grado di coinvolgere il lettore quanto basta per fargli venir voglia di essere al fianco di Doyle per aiutarlo a scoprire la verità.
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