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Titolo: Angelize Autrice: Aislinn Editore: Fabbri Numero di pagine: 344 Prezzo: € 16,00 Sinossi: Essere un angelo è terribile. Non provi emozioni, non puoi toccare, mangiare, amare. Per questo molti di loro cominciano a desiderare la vita terrena per provare quello che non hanno mai sperimentato nell'eternità. Per liberarsi dalla condizione eterea hanno solo un mezzo: uccidere un essere umano che prenderà il loro posto. Un gruppo di vittime, però, non si è rassegnato a questo poco invidiabile destino e ha trovato il modo di reincarnarsi in corpi nuovi che sono una via di mezzo tra angeli e uomini. Di nuovo sulla terra, questi angeli bastardi vorrebbero soltanto ricucire i pezzi di vite bruscamente interrotte, finire gli studi, ritrovare amori perduti. Come Haniel, privo di regole e affamato di sesso, che "indossa" ora il corpo di una ragazza. O come Hesediel, che cerca di far capire alla donna che ama che è tornato dalla morte, e che adesso è in grado di guarire da qualsiasi ferita. Ma gli angeli "puri", quelli che non hanno mai ceduto alla tentazione della carne, sono in caccia, armati di spada e fuoco celeste, decisi a spazzar via le abominazioni. Per sopravvivere gli "angeli bastardi" dovranno dar battaglia a forze molto più grandi di loro e prepararsi a terribili sacrifici... La recensione Milano è sporca. Milano è dannata. Milano è il paradiso perduto. E' una città che ha volti che non conosco quella che, come una profonda cicatrice di monumeti e case e asfaldo nero, taglia in due le pagine di un romanzo d'esordio che pensavo raccontasse una storia di angeli e demoni che, tra me e me, già credevo di aver letto. Notturna e tentacolare, pericolosa e suggestiva, nelle notti più oscure, si popola di figure torve e disoneste – ombre in mezzo ad ombre – che affollano locali sotterranei che puzzano di sudore, desiderio e sesso, e piazze famose, ma tristemente vuote, in cui tutto è di grigi e indolenti piccioni che sporcano, con le loro feci, i sanpietrini antichi, e di individui malconi e malinconici che, a quegli sozzi ed invadenti uccelli, invidiano un paio d'ali con cui poter volare semplicemente via. Come se il cielo fosse sicuro. Come se ci fosse un luogo, da chiamare casa, in cui tornare. Sono drogati senza una clinica di disintossicazione. Sono carcerati senza una comunità di recupero. Sono reduci di guerra senza medaglie al valore o confortanti pensioni. Angeli, ma senza ali, aureole d'oro e buone azione. Bastardi senza gloria; impuri. Haniel, Rafael e Hesediel sono ragazzi nati due volte. La prima, non più di trent'anni prima, li accolsero, in un ospedale come tanti, le braccia delle loro mamme stanche ed emozionate. Madri che avrebbero dato loro nomi diversi, nomi comuni. Madri che, insieme a compagni di corso e a fidanzate innamorate, avrebbero pianto la loro tragica scomparsa prima del tempo. La seconda volta, invece, in uno dei cimiteri più misteriosi e ricchi della metropoli lombarda, a richiamarli alla vita è stata una voce di donna, che ha dato loro – in mezzo a ninfe e satiri, mostri e statue polverose, rumore e silenzio – un nuovo respiro. Dio non si sa dove sia, ma non è lì: dove si gioca a infrangere i Suoi equilibri millenari, dove si disputa una gara scorretta contro la Natura. Rivevere una seconda volta è contro natura. Essere uccisi da una legione di angeli – le creature più pure e perfette della creazione – lo è. Ma, quando Dio muore, tutto è destinato allo stravolgimento: a regnare, adesso, è una Dea da tragedia greca e i cherubini di cui la Genesi racconta sono diventati i killer più spietati: ombre angeliche da temere. Soprattutto se, come i tre protagonisti, reincarnandosi nuovamente, si è sfuggiti ai loro piani crudeli e, ormai, si occupa un posto indefinito tra cielo e terra, santità e dannazione. Angelize è un horror “brutto, sporco e cattivo”. Metal, quasi. Fisico. Sempre in movimento, sempre in marcia, sempre in fuga. In fuga dai luoghi comuni e dal già visto, in lotta – armatissimo – contro i troppi urban fantasy che hanno fatto degli angeli, creature dal fascino indubbio, ospiti alati e passeggeri di triangoli sentimentali da dimenticare dopo aver voltato l'ultima pagina. E' un'autrice italiana, ancora una volta, a mostrarci che c'è ancora tanto da dire, e tanto da osare. La giovane e talentuosa Aislinn – pseudonimo di una blogger ben nota sul web, qui al suo primo romanzo – , con una scrittura tagliente e personale, piena di salti e singhiozzi, botte e battute trionfali, ha fatto convergere nel suo esordio la passione per la musica rock ad alto volume e per gli horror vietati ai minori, per la mitologia e tutte le sfumature possibili del fantasy. Mi è piaciuta la passione, il divertimento e la vena di leggera follia che c'ho trovato all'interno. L'audacia di chi scrive qualcosa di diverso, strano, inclassificabile, prima per sé stesso che per una casa editrice – sogno di tutti - a cui dare il manoscritto alle stampe: Angelize, secondo me, nasce, in primo luogo, per una voglia pazza di novità. E l'autrice mostra che, tante volte, quando i volumi riposti nel reparto fantasy delle librerie non ci acconentano più, una valida e coerente soluzione può essere il mettersi, in prima persona, all'opera. Di Aislinn e del suo primo romanzo, infatti, mi è piaciuto essenzialmente questo: il fatto che lei abbia voluto scrivere la storia che, in questo momento della sua vita, in questo momento della sua giornata, avrebbe voluto davvero leggere. Prima, ho detto ancora una volta non a caso: un'altra autrice, un'altra stagione, un altro romanzo mi avevano parlato, con un linguaggio altrettanto originale e altrettanto autentico, di angeli caduti e di città assopite, poco prima dell'alba. Di me diranno che ho ucciso un angelo, una dolce poesia firmata dal tocco delicato di Gisella Laterza, era una storia completamente diversa da quella, più feroce e cupa, scritta da questa nuova penna, anche se quel titolo così lungo, bello e speciale potrebbe suonare come la mancata confessione di uno degli angeli bastardi della fantasia di Aislinn... Flashback a fumetti, netti, violenti, aspri, aguzzi. Flashback al presente, incubi a colori. Frasi troncate, parole lacerate. Questo è quello che ho amato di Angelize. Ho amato i personaggi e la rievocazione caotica e adorabilmente sconnessa del loro vissuto e dei loro apparenti suicidi. Personaggi che non sapevano di stare vivendo, prima che – con l'aspetto di un angelo infuocato – sopraggiungesse la morte nera. Hesediel, il più adulto, come Patrick Swayze in Ghost, è tornato per Elena: la sua Demi Moore, sì, si chiama così. Difficile è stato vederla piangere nel giorno del suo funerale, difficile è stato vederla ricrearsi una vita da capo, ma ancora più difficile è stato attaccarsi al suo citofono – disperato – sperando di averla ancora con sé, con i suoi rimproveri, le sue pretese, i suoi no, il suo amore maturo e vero. Rafael, che ha assunto il nome di uno degli arcangeli più potenti, è morto ancor prima di laurearsi e ancor prima di aver fatto chiarezza su una sessualità a lungo ignorata: lui, che in realtà ha sempre amato in maniera inespressa e segreta altri uomini, con i suoi capelli biondi e il suo fisico da atleta, potrebbe essere scambiato per il protagonista di una saga urban fantasy di successo. Esattamente il genere di romanzi che odia a morte Haniel, un trentenne logorato dalla rabbia prima e dalla rabbia ora: ha vissuto senza un tetto sopra la testa, senza un lavoro e una donna. Ha vissuto da invisibile. Ora vive senza più il suo vecchio corpo: la Dea, infatti, è riuscita a salvare la sua anima imprigionandola nel corpo di un'adolescente. Di una ragazza dai capelli cortissimi e dal fisico fragile. Gli manca fare pipì alzato, fare sesso, fare a botte, fare tutte le cose dei maschi. Complesse le loro personalità, toccanti i rapporti che si instaurano tra loro: soprattutto, tra Haniel e Rafael. I miei personaggi preferiti. Due anime fuori posto. Haniel, improvvisamente esposto e debole, si sente, d'un tratto, come il giovane Rafael si è sentito per tutti i suoi ventiquattro anni di vita. Il loro è un rapporto toccante e controverso: un'amicizia strana che, forse, avrebbe potuto dar vita a un sentimento ancora più strano. Qualcosa che è simile all'amore. Caratterizzato da un marcato umorismo nero, da uno scenario spaventosamente originale, da un'inquietante e seducente antagonista femminile – a metà tra una trasgressiva baccante e un personaggio di True Blood, Angelize è cinico come Dogma, veloce come Legion, crudo e gratuito come I guerrieri della notte. Un ibrido interessante, un incrocio bestiale. Oggettivamente, un caso strano, dall'inizio alla fine: lo svolgimento, infatti, non si discosta troppo dal riassunto della quarta di copertina. Per essere un romanzo introduttivo, un incipit, preferisce non introdurre tutto e subito: sorprendere a tutti i costi, con colpi di scena evidentemente non sentiti e, dunque, non inseriti. Mi è mancata, forse, giusto quella ventata di novità che m'aspettavo sapesse travolgermi con maggiore passione. Almeno questo primo volume, per il momento, si regge su poco, ma lo fa benissimo. Le novità, tenute probabilmente a bada per i libri che verranno, sono palesi, però, in uno stile, che si scopre, ad ogni pagina, generoso, singolare, affascinante, assolutamente dark. Aislinn scrive un romanzo che non è per fanciulle per bene. Ma, rude e sanguinario, buio e cinematografico come lo è l'ipnotica copertina, piacerà a molti proprio per questo motivo. Scontri – rubati ai pestaggi delle gang di periferia – con tirapugni, manganelli, curiose bombe incendiarie. Chiese come campi di battaglia. Un'anima rock, fragorosa e lacerante, che, correndo insieme alla musica e alle parole lungo l'intonaco, crea larghe crepe sui soffitti e sulle volte di una cattedrale gotica, deturpando per sempre la raffigurazione di una Creazione in cui, tra il cielo e i suoi angeli celesti, è scavato l'abisso. Il mio voto: ★★★★ - Il mio consiglio musicale: Evanescence – Going Under
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