Tutti abbiamo dei tabù, argomenti che se violati ci salta il tappo, e Marilyn è uno dei miei intoccabili. Icona indiscussa del cinema e di femminilità, personificazione del bello e del fascino, la sensualissima diva non è mai stata toccata da alcun regista… sino ad oggi.
Ammetto che quando iniziai a leggere che vi fosse un “matto” intenzionato a produrre un film sulla Monroe, sperai ardentemente che il progetto naufragasse. Dedicare una pellicola, che non fosse un documentario, a Marilyn pareva un gran sacrilegio e poi, quale attrice avrebbe avuto il coraggio di confrontarsi con la perfezione e -ovviamente- rischiare la carriera? Michelle Williams ed il regista Simon Curtis, nonostante i pronostici sfavorevoli, hanno accettato il rischio di fare un gran bel tonfo.
Opera trasversale che non focalizza sulla ascesa e prematura scomparsa della grande stella del cinema, ma si basa su un bizzarro romanzo uscito un po’ di tempo fa, la storia dell’allora giovanissimo Colin Clark e della sua partecipazione al making of de “Il Principe e la Ballerina”. Diario mancante però di una settimana, che rimase avvolta nel mistero sino alla pubblicazione di un secondo volume in cui l’autore svelò il perché dell’’omissione. Voi che come me sul marciapiede passate inosservati, scrivereste mai un intero libro sulla settimana eventualmente trascorsa con la più grande star di Hollywood? Che chances avreste di non venir presi per deliranti fusi di testa? Remote vero? Beh, a me piace credere che l’oramai attempato signor Clark l’avesse pensata esattamente come noi
Sta di fatto che la storia è delicata, mostra la fragilità di una donna divenuta mondialmente famosa, che si trova in terra straniera, su un set ostile e che, come se non bastasse, deve tenere testa ad una primadonna con ben più esperienza di lei e … uomo: Sir Laurence Olivier, il quale (pare) si comportò in modo eguale ed opposto all’attrice americana, infastidito dal magnetismo e dal talento naturale della donna che gli stava rubando la scena.Un’opera quindi che filtra la storia della nascita di un film attraverso gli occhi di un giovane aiuto regista che (ovviamente) subì tutto il fascino che sprigionava Miss Monroe, la quale se ne accorse e lo elevò a suo alleato. Alla fine Clark fu l’unico a vedere chi si celasse dietro il personaggio pubblico e forse la signora aveva avuto fiuto: se da un lato il giovanotto era emotivamente malleabile, dall’altro la sua ingenuità fu la migliore protezione auspicabile che rese possibile momenti di puro divertissement e di confidenze altrimenti non condivisibili. Colin era infatti troppo ingenuo per violare un segreto, quindi perfetto per il ruolo affidatogli.
Forse i punti di forza del film sono proprio questa prospettiva mediata, così di parte, protettiva e che non pretende di consegnarci l’ennesima rivelazione sulla diva (e non ci fa domandare se sia veritiera o meno); ancora, il fatto che la narrazione sia quella di un uomo che negli ultimi cinquanta’anni non ha speculato sulla morte di una stella senza tempo; e poi il cast, con la sua recitazione senza sbavature – ma non sotto tono – che mai ha cercato di imporsi sui personaggi ineguagliabili che interpretava, cosa che avrebbe segnato il naufragio del progetto.Alla fine dobbiamo ammettere di essere entrati in sala talmente prevenuti e rigidi, pronti a demolire ogni singolo fotogramma ed ogni movimento di Michelle Williams, da aver apprezzato soprattutto la sobrietà e la diligenza di quest’ultima la quale, cosciente di non essere Marilyn, ha evitato di enfatizzare eccessivamente movenze e gesti innaturali su chiunque non fosse registrato all’anagrafe col nome di Norma Jean Baker.