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Recensione: Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie

Creato il 04 agosto 2014 da Mattiabertaina

apes revolution

Regia:  Matt Reeves

Cast: Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbell

Durata: 130 min.

Distribuzione: 20th Century Fox

 

Dopo che il virus del ALZ-112, testato sulle scimmie per trovare una cura idonea per combattere l’Alzheimer, ha modificato il loro tessuto celebrale rendendole più intelligenti e più astute, Cesare, il primate che nel precedente episodio ha liberato i propri simili fuggendo verso le foreste di San Francisco, è riuscito a organizzare una vera e propria città, dove ognuno possiede un ruolo ben preciso: dall’organizzazione della caccia alla istituzione di una scuola dove si insegna ai piccoli la scrittura. Se da un lato questo virus ha reso queste scimmie più evolute rispetto alla propria specie, dall’altro è stato la causa dell’estinzione di una buona parte del genere umano. I sopravvissuti, immuni alla malattia, sono costretti a vivere in piccoli villaggi con il minimo indispensabile per sopravvivere. La mancanza di elettricità costringe alcuni di questi a giungere sulle parti limitrofe di una diga abbandonata. Quell’esigenza sarà il punto di incontro tra queste due realtà. Il momento di pace sembra spezzarsi nel momento in cui Cesare decide di aiutarli nell’impresa, in ricordo della generosità del suo vecchio padrone Will e per la fiducia che ha riposto in lui. Non troverà tuttavia l’appoggio totale della sua gente, e dovrà vedersela con Koba, deciso più che mai a sterminare tutto il genere umano.

Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie ci riporta in una tipologia di film, quella post-apocalittica, con un tocco originale e totalmente diverso. Osservare San Francisco coperta e avvolta da vegetazione rappresenta il punto più basso toccato dall’uomo, tornato ad essere un primitivo in lotta per la sopravvivenza. Tuttavia la parte interessante sta nella maggior focalizzazione sulle scimmie anziché sull’essere umano. Poteva essere un rischio, ma la maestria del regista sta nel saper bilanciare ogni singola sequenza per chiarire e narrare lo stile di vita dei primati dopo la divulgazione del virus. In questo modo le decisioni e le azioni delle scimmie sono maggiormente comprensibili, grazie all’interpretazione di Andy Serkis (per chi non lo conoscesse, è il Gollum del Signore degli Anelli) e degli altri attori attraverso la motion capture, moderna tecnologia in grado di trasferire al computer le movenze della persona. La naturalezza delle espressioni e dei movimenti hanno reso credibili e autentiche le scene con protagonista Cesare, presentato sullo schermo in maniera realistica con l’evoluzione dei programmi di grafica. Un altro elemento che si viene a formare è la complessità della società dei primati. L’evoluzione cognitiva ha portato le scimmie a socializzare, a vivere insieme in maniera ordinata secondo delle regole. Con il passare del tempo, l’ambizione e la voglia di emergere sull’altro (già presente nell’uomo) diventa un problema anche nella città di Cesare, il quale deve fronteggiare non solo una possibile rappresaglia degli umani, ma anche quella dei suoi simili. Il risultato è palese: la scimmia più che mai si è avvicinata all’uomo, buttando via la possibilità di distinguersi. La divisione sta dunque tra chi vuole la guerra e chi invece vuole preservare la pace, rompendo così la ripartizione evolutiva. La regia è molto accurata (apprezzabile soprattutto con l’analogia dell’inquadratura di partenza con quella finale), appoggiata da una sceneggiatura in continua mutazione fino alla conclusione del film.

Voto: 3,5 su 5

Il trailer


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