Avevo
deciso che mi sarei fatto chiamare Ari. Aggiungendo una lettera, il
mio nome diventava Aria. Sarebbe bello essere Aria. Essere qualcosa e
niente allo stesso tempo. Essenziale, ma anche invisibile.
Titolo:
Aristotele e Dante scoprono i segreti dell'universo
Autore:
Benjamin Alire Saenz
Editore:
Loescher Editore
Numero
di pagine: 320
Prezzo:
€ 12,20
Sinossi:
Di
solito i romanzi parlano di protagonisti “normali” che vivono
avventure straordinarie. Questo è un romanzo al contrario, che ci
rivela quanto è normale la vita di due ragazzi “speciali”:
Aristotele e Dante. Dall’estate del 1987, nella città di El Paso,
in Texas, seguiremo la più sensazionale delle scoperte umane: la
crescita. Dal microcosmo della famiglia – con le sue regole, i suoi
silenzi e le sue rigidità – al ring della scuola, fino allo
sconfinato orizzonte della “vita di fuori”, quella che attende
tutti tra aspettative e paure. Aristotele e Dante scopriranno i
segreti dell’universo dentro se stessi, e finalmente accetteranno
di amarsi.
La recensione
"Ci potevi trovare tutti i misteri dell'universo, in una mano." Capisco
che è importante quello che faccio in momenti come questo. In
giornate come questa. Quando basta una foto postata su Facebook, e
perdipiù in domeniche caldissime che tengono la maggioranza dei
lettori lontano dal computer, per generare il passaparola e commenti
a fiumi, che mi fanno vibrare il cellulare – incaricato di
aggiornarmi puntualmente sulle singole notifiche – ogni due minuti,
distogliendomi da cose che dovrei ripetere ma tanto non voglio già
di mio. Così mi stoppo, lascio che il ventilatore spazzi via i miei
appunti, vengo a leggere cosa avete da scrivermi voi che mi leggete.
E che questo Aristotele e Dante lo aspettavate da sempre, ma non
sapevate fosse già qui: arriva quieto, infatti, il più quieto – e
profondo, e delicato, e ironico – dei romanzi young adult di
quest'anno. Ma, nonostante la sua indole silenziosa e la sua naturale
inclinazione alla melanconia, fa tutta un'altra musica, pubblicato da una casa editrice a me sconosciuta, fino a ieri l'altro, e specializzata
in testi scolastici. Quelli che trovi in cartoleria, mica alla
Feltrinelli. Quelli che, se hai un figlio, un fratello, un nipote, magari hai sfogliato, mentre gli sistemavi la merenda nello
zaino, oppure sedendoti al suo banco per i consigli di classe, con i
professori tutt'intorno e gli scarabocchi ribelli sulla fòrmica
verde. Con il rischio che passasse in sordina,
che ci si soffermasse su una copertina che non si avvicina
all'originale, che la cura messa nella traduzione precisa e nella
compilazione di ultime pagine piene di spunti di discussione fosse
cosa sprecata, perché nel nostro Paese, nelle nostre scuole, certi
argomenti, tabù, non sono mai entrati. La Loescher Editore rischia
e c'è chi
rischia assieme a lei. Più che sul romanzo in sé, il mio pensiero
questa volta si focalizza su ciò che significa proporre in veste
didattica uno young adult che parla di omosessualità, oggi, alle
scuole secondarie. E, se avete familiarità le mie
divagazioni, solo voi sapete quanto sia spietato nel parlare degli
spietati adolescenti che vivono quell'età che è fragile ma, con la
voce grossa e il bullismo, vuole apparire forte: ci si mette paura a
vicenda, ci si dicono parole cattive, ci si passa vivi sì, ma mai
del tutto incolumi. Chiudere i ragazzini in camera e buttare via la
chiave – almeno fino ai diciotto, che portano assennatezza – o
provarci a fare qualcosa per calmare chi è rude e aiutare chi è
insicuro? Inquadrato in quest'ottica, Aristotele e Dante
scoprono i segreti dell'universo appare
ancora più speciale di quel che è, e neanche quei disegni
stilazzati – un grande editore ci avrebbe rifilato, probabilmente,
i soliti faccioni in primo piano o due indefinibili mani intrecciate
– sembrano tutta questa tragedia. Chi si fermerà a quelli, si
perderà una lettura significativa – e proposta nella più
significativa delle vie – e probabilmente non apprezzerà neanche
quel che vi è dietro.
Il romanzo di Saenz può sembrare proprio quello
scarabocchio a coloro che ricercano l'apparenza. Invece ha una
trama esile che si regge su niente - se il niente esige una scrittura
immediata, colloquiale e un po' poetica – e personaggi che camminano, senza sapere dove li porterà il passo successivo.
Protagonisti di una storia che finisce perché deve ma che potrebbe
continuare ancora. Loro sono fatti di vita e la vita, presumo, va
avanti. Se c'è una cosa che posso rimproverare a
una Loescher che ha tutti i meriti, posso?, è il sottolineare
eccessivamente il peso dell'argomento. Sul loro sito, infatti, puoi leggere:
“genere: romanzo di formazione”; “tematica: omosessualità”.
Non è certamente una rivelazione, si parla di quello, ma
“omosessualità” ha un suono troppo definitivo, consapevole: a
lungo, Aristotele non sa che omosessuale è il suo migliore amico
Dante, che bacia le ragazze ma si innamora dei maschi, e
ancora più a lungo non saprà a che punto finisce l'amicizia e
quando è che si attacca a parlare d'amore. Ma a sedici anni, alla
fine, chi lo sa? All'ora di narrativa si leggeva a voce alta, e io
ero sempre quello che leggeva a voce alta, in una classe piene di
ragazze che avevano corde vocali e polmoni meno forti dei miei:
leggevo antologie di brani, testi sull'immigrazione, una volta
perfino Dahl.
Mai qualcosa così, sintomo di una scuola non noiosa e
non ignorante. Segno che, dall'altra parte della cattedra, c'è vita.
Compito per casa: un romanzo che leggerei di mio. Con due
protagonisti di quelli riflessivi, con nomi che rispettivamente sono
due malloppi, capaci a volte di sembrare grandissimi e a volte
piccolissimi: Aristotele – la sindrome del figlio perfetto,
l'allergia alle pubbliche manifestazioni d'affetto, il fastidio di
sentirsi dire grazie: la stessa identica indole del sottoscritto,
insomma – e quel Dante che conosce dopo un tuffo rinfrescante in
piscina – figlio di accademici, innocente, espansivo, che non
scappa; da volere bene subito e accompagnare, come un suo personale
Virgilio, nel limbo della sessualità. Con loro, alla ricerca dei
segreti dell'universo – ad esempio, costellazioni nella fedina penale di fratelli di cui nessuno parla, buchi neri di zie
ripudiate, comete di sapienza di un papà con il Vietnam dentro,
gente che diventa d'un tratto la tua Orsa Maggiore – quelle famiglie
meravigliose che annuiscono e sorridono, accettano. Metteteci gli
anni ottanta, la realtà di due giovani meticci – americani in
Messico, messicani in America –, la pacatezza delle lettere di uno
Chbosky visto che gli SMS – colpevoli di avere creato tutta questa
distanza - non c'erano, a cavallo tra due estati da ricordare in cui
ognuno dei personaggi si romperà qualcosa: le gambe, le costole
e, per tutto il tempo, il cuore. Parlatene, ma con accortezza.
Leggetelo, ma lentamente. La bellezza della prima edizione Loescher,
che ci mostra che la cultura è libertà, non andrà via come il pane
– anche se spero il contrario – ma, detto tra noi,
meglio così. Aristotele e Dante è come un film
indie che solo noi abbiamo visto – il ricordo che va all'inedito
The Way He Looks,
brasiliano, con un'altra piscina e un altro sentimento cieco,
letteralmente – o come quel posto nel deserto che solo noi, un
filosofo greco e un poeta fiorentino conosciamo. Stesi nel cassone di
un pick up rosso, a contemplare quelle stelle che, secondo un altro Dante, l'amore stesso muoveva.
"Il sole non fa per i tipi come me. Apparteniamo alla pioggia."
Il
mio voto: ★★★★½
Il
mio consiglio musicale: OneRepublic - I Lived
Hope
if everybody runs, you choose to stay.
Hope
that you fall in love, and it hurts so bad (…)
Whit
every broken bones, I swear I lived.