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Recensione: Atlantis – La maledizione del centauro

Creato il 15 novembre 2011 da Topolinamarta

È il momento di una nuova recensione: stavolta tocca al libro di Roberta Usai, il primo volume della trilogia Atlantis, che come al solito… Non sto a ripetermi, tanto ormai già lo sapete.

Recensione: Atlantis – La maledizione del centauroTitolo: Atlantis (#1/3)
Sottotitolo: La maledizione del Centauro
Autrice:
Roberta Usai
Genere: Med-fantasy, bidimensionale
Editore: La Riflessione
Collana: Fantasy
Pagine: 424
Anno di pubblicazione:
2011
ISBN: 9788862116756
Prezzo: € 20,00
Formato: brossura
Valutazione: Recensione: Atlantis – La maledizione del centauro
Ringrazio l’autrice per avermelo spedito.

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Oggi parleremo del romanzo di una “baby scrittrice”: Roberta Usai, infatti, è nata nel 1991 e ha iniziato a scrivere il suo Atlantis già a 15 anni.
Cominciamo bene!, direte voi, è in arrivo di sicuro un’altra delle sue stroncature. E invece no; come potete vedere dalle tre stelline e mezzo che ho assegnato come valutazione, per stavolta no. Ma prima di cominciare con questa recensione, diamo come al solito una letta al riassunto sul retro di copertina:

Le gemelle Anne e Kirsten Fletchey non vedono l’ora di crescere, per questo il giorno del loro tredicesimo compleanno hanno stretto un patto: mai più fantasie. Ma la notte della vigilia di Natale di due anni dopo, Anne e Kirsten faranno una scoperta che cambierà per sempre la loro vita: sono le Custodi del Confine, le protettrici di un orologio a pendolo magico capace di trasportarle dalla Sardegna alla mitica isola di Atlantide. Ad Atlantide, Anne e Kirsten si uniranno a un gruppo di fuorilegge che da dieci anni cerca di destituire il tiranno Centauro, che con il suo arco maledetto riduce in schiavitù chiunque venga colpito. Dove si nasconde l’arco? Chi ha tradito i Fuorilegge, rivelando l’identità di uno di loro? Le Custodi riusciranno a salvare Atlantide? Tra Ninfe, creature ancestrali, guardie crudeli, traditori e nuovi amici, Anne e Kirsten dovranno vedersela anche con il loro lato più razionale, abbatterlo e accettare che, in un altro mondo, gli dèi interferiscono nella vita degli uomini, la magia esiste e nei boschi vivono creature mitiche come centauri, fauni e sirene. Un’avventura ai confini di questo mondo, ma anche un romanzo di formazione, in cui due adolescenti ricercano il proprio ruolo nel mondo. 

Per quanto riguarda la trama, devo dire che Atlantis mi ha lasciata proprio soddisfatta: tra le tante sfumature che può assumere il genere fantasy, il med-fantasy, ovvero quello caratterizzato da un’ambientazione mediterranea, è di gran lunga una delle mie preferite. Sarà che a furia di sentir parlare di fantasy nordico sto sviluppando una sorta di allergia verso i cloni del Signore degli Anelli, cosicché appena si preannuncia anche una minima aria di novità non me la lascio assolutamente scappare.
In cosa consiste la novità, in Atlantis? Be’, innanzitutto, il fatto che sia ambientato non nel solito mondo fantasy fatto con lo stampino, bensì in Sardegna e, successivamente, in un’Atlantide molto particolare: questa Atlantide, in pratica, non è che la dimensione parallela della Sardegna stessa, come si vede anche dalla cartina, abbozzata ma ben fatta (tranne forse per la catena di montagne perfettamente triangolari…), che si trova a inizio libro.

Recensione: Atlantis – La maledizione del centauro

Come appare l'isola di Atlantide nel romanzo.

Qui troverete un centauro tiranno che possiede un arco magico, un arco che dopo duecento trenta vittime esatte donerà l’immortalità al suo proprietario; e troverete un gruppo di ribelli il cui obbiettivo è impedirglielo ad ogni costo.
Anne e Kirsten, invece, sono due gemelle sarde (hanno però nomi inglesi perché la loro famiglia viene dalla Gran Bretagna) di 15 anni, che vivono a Guspini e frequentano la seconda superiore al liceo classico di Villacidro. Queste due sono città realmente esistenti in Sardegna, la regione dove è nata e vive la stessa autrice: come si intuisce leggendo le varie note biografiche, infatti, in Atlantis gli elementi autobiografici sono numerosi.

Parliamo delle due protagoniste, Anne e Kirsten, appunto. Come molti dei più famosi gemelli letterari e cinematografici, le nostre due sorelle sono caratterialmente molto diverse fra loro: Anne è riflessiva, diligente e studiosa, tanto che all’inizio appare come la secchiona di turno; Kirsten, invece, appare impulsiva, anticonformista, per niente incline a seguire le regole, e preferisce di gran lunga praticare arti marziali e comportarsi da maschiaccio piuttosto che impegnarsi per andare bene a scuola. In una cosa però le gemelle si trovano d’accordo: da ormai due anni hanno stretto il patto di smetterla una volta per tutte con le fantasie tipiche dei bambini. Vogliono diventare grandi, loro: vogliono sentirsi grandi.
Il patto in un primo momento pare funzionare: niente più diari segreti, niente più amici immaginari, niente più libri di fiabe. Però, Anne e Kirsten sanno fin troppo bene che non possono continuare in questo modo, anche se nessuna delle due – Anne in particolare – vuole ammetterlo. Sarà grazie a Francis, uno dei fratelli maggiori delle ragazze (gli altri sono Mark e Brian), che le sorelle vedranno veramente le cose come stanno: sebbene gli enormi libri di fisica, di filosofia e di altri argomenti “per grandi” sembrino appassionare Anne per davvero, non ci vuole tanto per capire che in realtà, quando la giovane si reca in biblioteca, cerca sempre di avvicinarsi, come attratta da una forza misteriosa, allo scaffale dei fantasy piuttosto che a quello di saggistica. Lo stesso vale per Kirsten, che però cerca spesso di dissuadere la sorella: non c’è niente di male nel fantasticare ogni tanto, le dice, e anche Francis ripete spesso questo. Ma Anne non ne vuol sapere… almeno fino a quando alle due gemelle non cominciano ad accadere strani fatti: il bizzarro comportamento di Mark, che salta la scuola non per svogliatezza ma per i tagli che si trova di mattina appena svegliato, dopo una notte piena di incubi; la reazione del maggiore tra i fratelli, Brian, che fin da ragazzino tratta il povero Mark come un reietto e la conseguente discussione in famiglia; il singolare incontro con un vecchio dai mille segreti, che racconta loro di un misterioso orologio a pendolo…
Sarà proprio da questo orologio che avrà inizio tutta la meravigliosa storia delle gemelle: la notte di Natale toccano il pendolo e vengono catapultate ad Atlantide, dove scopriranno di essere due Custodi del confine e conosceranno i gemelli Zaris e Simon, Robore, Maghreb e tutti gli altri ribelli che da dieci anni cercano di eliminare Centauro, il tiranno dell’isola. Da qui avranno inizio una serie di mirabolanti avventure che le vedrà protagoniste e che farà loro capire che le fantasie di quando erano piccole non erano poi così stupide e infantili.

Recensione: Atlantis – La maledizione del centauro

Riguardo alla trama, dunque, le cose vanno molto bene: non si tratterà senz’altro del fantasy più originale di tutti i tempi, ma gli stereotipi che vi si trovano, come le prescelte e il passaggio da un mondo all’altro, sono equilibrati dagli aspetti originali, come ad esempio il complesso e ben costruito background dell’isola di Atlantide, che l’autrice ha dipinto un poco per volta con abilità, senza scadere quasi mai nei tipici errori in cui cascano gli esordienti.
Parlando di stile vero e proprio, a lettura ultimata penso che il libro possa dividersi in tre parti:

• La prima, che introduce le protagoniste, la loro famiglia e il contesto in cui vivono, l’ho trovata estremamente coinvolgente. Mi ha fatto entrare nella storia in men che non si dica, mi ha catapultato immediatamente al fianco delle due gemelle, e posso ben dire che incipit del genere sono tutt’altro che frequenti.
D’altra parte, però, alcuni difetti non mancano: ho avuto l’impressione che l’autrice avesse la smania di raccontarci più cose possibili sulla vita quotidiana di Anne e Kirsten, parecchie delle quali oserei dire non utili ai fini della storia. Dato che il libro lascia molte domande aperte in attesa del sequel, non saprei dire se questi dettagli, a mio parere insignificanti, che ci vengono forniti siano davvero degli optional oppure siano collegati a qualcosa che accadrà in seguito, ma il fatto che spesso il narratore fermi la storia per descriverci l’aspetto fisico di quasi ogni singolo personaggio che si incontra o per informarci che la professoressa di latino delle gemelle è la moglie del loro fratello maggiore non mi ha del tutto convinta.
Specialmente nel primo capitolo troviamo una serie di descrizioni a raffica: Anne si sveglia di soprassalto dopo un sogno strano, e non fa in tempo a scendere dal letto che il narratore attacca a raccontarci –  spesso anche cadendo nel tranello del PoV ballerinotutto quel che sa sulle gemelle. Questo, in un certo senso, è un bene, perché ce le presenta subito per quello che sono; d’altra parte, però, non è piazzando a inizio storia una pagina zeppa di raccontato che si caratterizzano bene i protagonisti. Per esempio, al posto di una descrizione del genere:

Kirsten era la tipica ragazza un po’ maschiaccio: camminava a testa alta, amava le arti marziali e sapeva farsi rispettare dai ragazzi che le causavano spesso guai seri. Ma Kirsten era una tosta, e sapeva cavarsela in ogni caso. Non amava particolarmente studiare, né leggere, e per un certo patto stabilito due anni prima con la sorella, non accettava le fantasie. Anne, invece, era la studentessa modello tutto casa e biblioteca, sempre occupata a studiare per guadagnarsi un bel dieci in greco. Evitava i litigi, i problemi e se poteva anche le persone stesse. Sopportava a mala pena le sue coetanee, e se c’era una cosa che proprio non accettava erano il Natale e le fantasie legate a esso. Non credeva in nulla che non fosse razionale e accusava di stupidità i sognatori e gli irrazionali. Per il suo carattere così chiuso e impenetrabile non incontrava di certo il favore degli estranei.

avrei preferito di gran lunga che il narratore avesse mostrato il carattere delle due sorelle facendoci vedere il loro atteggiamento, le loro passioni, il loro carattere. Così tutto si riduce a un susseguirsi di frasi piatte e poco coinvolgenti, ed è stato forse questo che ai miei occhi ha reso le due ragazze piuttosto antipatiche fin dal primo momento: in generale, io e i personaggi di sesso femminile dei libri fantasy non andiamo d’accordo, e lo stereotipo delle due ragazze una saputella e l’altra maschiaccio non mi è mai piaciuto. Per fortuna, nella seconda parte le cose sembrano migliorare: i loro caratteri e il modo di comportarsi diventano più profondi e più ricchi di sfaccettature. L’iniziale tendenza a essere Mary Sue, quindi, scompare quasi del tutto; ciononostante, non è stato comunque facile affezionarmi alle due protagoniste.

• Dopo che le gemelle sono giunte ad Atlantide e si sono unite al gruppo dei fuorilegge, ha inizio la seconda parte, quella a mio parere riuscita peggio delle tre: per sconfiggere Centauro, Anne e Kirsten devono allenarsi per imparare a combattere… e questi capitoli centrali, ahimè, si sono rivelati piuttosto monotoni, addirittura pesanti in alcuni punti. L’addestramento delle gemelle occupa uno spazio consistente all’interno del libro, e sfortunatamente questo spazio risulta ripetitivo e poco coinvolgente.
Paradossalmente, è stato proprio Centauro, il tiranno di Atlantide, che lo ha reso più piacevole di quanto non sarebbe stato altrimenti: Centauro all’inizio appare come uno di quei cattivi davvero cattivi, come dimostra il suo arco magico che rende schiavo chi colpisce e che dopo duecentotrenta vittime gli donerà la vita eterna; poi però si scoprono aspetti nascosti del suo carattere, si viene a conoscere la sua storia, e s’impara che il nostro Centauro ha dei buoni motivi per comportarsi in questo modo. Insomma, dopo un po’ è chiaro che non ci ritroviamo affatto davanti il classico “Sono superkattivo e ci godo, MUHAHAHAAA!”: anzi.
Una menzione speciale va anche ai due gemelli maschi della storia, i simpaticissimi Simon e Zaris, che hanno rallegrato tutto il romanzo con le loro battute divertenti.

• Infine c’è la terza parte, quella che ha salvato tutto: qui la narrazione è serrata e piena di colpi di scena, di rivelazioni e di situazioni che tengono con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Il finale, in particolare, è davvero ben fatto: forse un pelo prevedibile per chi, come la sottoscritta, è fantasy-dipendente, ma rimane ad ogni modo intrigante. Peccato che, come ho già detto, siano davvero tante le domande rimaste in sospeso… e a questo punto non mi resta che sperare che il sequel arrivi in fretta!

Per concludere, La maledizione del Centauro è un libro di sicuro non esente da difetti di vario tipo, ma che comunque ho trovato ben strutturato e originale. Se adeguatamente sistemato, ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo fantasy, cosa assai rara nell’attuale panorama italiano.

~     ~     ~

Le due sorelle si avvicinarono di più all’orologio, studiandolo da vicino. Anne provò l’impulso irrefrenabile di toccarlo. Proprio quando scoccò la mezzanotte, Kirsten sfiorò il piede della sorella con il suo e Anne sfiorò la lancetta che segnava i minuti. Sentirono un brivido correre lungo la schiena e le braccia. Furono investite da centinaia di minuscole bollicine che esplodevano non appena sfioravano la loro pelle. Poi, sentirono qualcosa premere all’altezza dell’ombelico e la terra staccarsi dai propri piedi. Anche l’aria cambiò: il profumo dell’erba bagnata invase le loro narici e, dopo qualche secondo, al posto della polvere stratificata sul pavimento del salotto, sotto i loro piedi c’erano pietre.
Le gemelle non focalizzarono subito ciò che stava accadendo accanto a loro. I mobili, gli specchi, i quadri, tutto era sparito.


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