AUTORE: Silvia Pattarini
EDITORE: 0111 Edizioni
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LA MIA RECENSIONE
Biglietto di Terza Classe è un romanzo estremamente pregno di contenuti. Il titolo è abbastanza fuorviante, nel senso che, almeno per quanto mi riguarda, sembra rimandare a una storia incentrata sul racconto di viaggio di emigranti italiani verso gli Stati Uniti. Le prime pagine confermano questa previsione, inquadrando la storia appunto all'inizio del ventesimo secolo, con le protagoniste impegnate nel viaggio della speranza che dalla misera vita di campagna le condurrà alla "Merica", la terra delle opportunità. Ma procedendo con la lettura scopriamo che le vicende vanno ben oltre la semplice traversata dell'oceano e che abbracciano un arco di tempo molto esteso e ricco, come dicevo all'inizio, di sviluppi interessanti.
Lo stile della narrazione è uno degli aspetti che mi ha colpito maggiormente, e in senso positivo. Per tutte le 180 pagine del romanzo l'impressione, se me lo concedete, è quella di trovarsi seduti davanti al caminetto e di ascoltare la storia raccontata dall'autrice, allo stesso modo in cui potrebbe accadere con una bella favola. Il linguaggio è molto informale, colloquiale, quotidiano, il che risponde certamente alla necessità di coerenza rispetto allo status sociale dei protagonisti, ma porta anche il beneficio di cui sopra. Perché questa leggerezza stilistica, questa semplicità sintattica e lessicale, favoriscono l'interesse verso la storia, senza appesantirla, anzi accendendo il desiderio di proseguire per sentire che cosa succede.
Alla ricchezza di contenuti corrisponde inoltre una ricchezza di tematiche non indifferente. L'autrice ha, tra i suoi obiettivi, il chiaro intento di portare il lettore a riflettere. Passiamo dalla condizione misera dei migranti italiani al "razzismo" che essi devono subire nel Nuovo Mondo, dallo sfruttamento dei lavoratori alla piaga della mafia, allo sfruttamento minorile e femminile. Si possono individuare chiaramente diverse fasi nel romanzo, corrispondenti a momenti della vita della protagonista che si intrecciano con fasi storiche descritte proprio attraverso i suoi occhi.
Appare evidente anche il ricco e accurato lavoro di documentazione che l'autrice deve aver sostenuto. Senza offesa per la stessa, la cui età anagrafica ovviamente non è compatibile con quanto sto per affermare, si ha quasi l'impressione che descriva luoghi ed episodi come se li avesse vissuti di persona. In alcuni momenti sono arrivato ad immedesimarmi con i protagonisti a tal punto da provare angoscia, la stessa che deve colpire un qualunque migrante nel momento in cui raggiunge una nuova terra nella quale non conosce nessuno, e senza capire una parola della lingua, per di più.
Concludo con tre piccole osservazioni critiche. La prima riguarda l'introduzione di riferimenti storici: in alcuni casi l'autrice non ha saputo amalgamarli bene con la storia e si è lasciata trascinare nel tunnel della semplice esposizione di fatti alla "libro-di-storia", con uno stile che si staccava dal resto della narrazione e che risultava molto più freddo e asettico. Altra pecca è l'eccessiva facilità con cui si cambia il punto di vista della narrazione: soprattutto verso la fine del romanzo, entriamo da un attimo all'altro nella testa di personaggi diversi dalla protagonista e questo, a mio parere, è un aspetto che disturba e che andrebbe migliorato. Infine, con riferimento al linguaggio colloquiale di cui parlavo all'inizio. capita in due o tre occasioni che questo scivoli in costruzioni grammaticali a dir poco traballanti. Una, in particolare, mi ha fatto storcere il naso, ma sono certo che si sia trattato di una svista in fase di editing e non ho quindi modificato il mio parere positivo sul romanzo nel suo complesso.
In sintesi, Biglietto di Terza Classe è un romanzo che regala molto più di ciò che, dalla copertina e dal titolo, promette. Una lettura che consiglio, anche solo per trasferirsi per qualche ora in un mondo e in vicende del passato recente, ricostruite abilmente dall'autrice.