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[Recensione] Body modification, la donna e American Mary (di The Soska Sisters, 2012)
Creato il 13 marzo 2014 da Frank_romantico @Combinazione_CTRAMA:
Mary Mason è una studentessa di medicina squattrinata che, per sbarcare il lunario, decide di tentare un colloquio come spogliarellista. Non sarà quella la carriera che però intraprenderà: spinta dalle circostanze entrerà nel mondo della body modification. Nel frattempo subisce uno stupro. Nel frattempo l'orrore delle modificazioni corporee sembrerà dargli la forza per la vendetta a cui auspica.
BODY MODIFICATION:
Prima di approcciarmi a un film come American Mary non ero a digiuno di notizie sulla modificazione corporea. Una pratica che va dai semplici piercing e tatuaggi alla dilatazione dei lobi e delle labbra, dalle installazioni sottocutanee alla scarnificazione per arrivare a pratiche più estreme come la limatura dei denti, la biforcazione della lingua, la dissezione dei genitali e, in casi limite, a vere e proprie amputazioni. Per alcuni si tratta di arte, per altri di libertà personale, per altri ancora di semplice masochismo. Un universo intero, un territorio vastissimo, una realtà underground. Se la body modification è una pratica che esiste dall'inizio dei tempi, legata a riti primitivi e culturalmente lontani dai nostri, solo negli ultimi vent'anni ha acquisito più valore sociale che culturale divenendo il simbolo di un movimento sub-culturale molto controverso ma anche immagine glamour nelle sue forme più innocue, ribaltando il concetto di alternativo ma rimanendo un piccolo teatrino degli orrori - per molti - quando si spinge verso l'estremo.
BLOODY MARY e L'HORROR FEMMINISTA
American Mary è un'horror al femminile, in un certo senso. Regista (due, per l'esattezza) donna, protagonista donna, che tratta il tema della violenza sulle donne. Il mondo della body modification è sullo sfondo, è il piano su cui i personaggi si muovono, l'ambientazione, ma allo stesso tempo una sorta di inno che con il femminismo ha molto a che fare: il corpo è mio è ci faccio quello mi pare, un po' come agire su se stessi per essere se stessi e non solo il pezzo di carne che gli altri vedono. In fondo il primo cliente di Mary è una donna che sceglie di essere quel che tutti vedono in lei (una bambola) ma, allo stesso tempo, di privarsi di quei connotati femminili che la rendono semplicemente oggetto (sessuale). Una duplicità - l'essere donna dal punto di vista sessista e l'essere donna dal punto di vista sessuale - che nella modifica corporea diventa "uno", la donna/essere umano con una identità propria, scelta da lei.
Allo stesso tempo c'è Mary. Una donna sensuale, bella, che dal mondo sessiste viene schiacciata, "violentata" e che per questo diventa altro, ad un certo punto deus ex machina rinunciando al proprio essere donna in nome dell'essere Mary, artista che agisce sulla carne, che penetra e scolpisce il corpo altrui. Mary non fa sesso, nel film. Mary non è più in grado di amare perché amare vuol dire tornare ad essere quel che l'ha condannata: una donna. Un essere umano.
COMMENTO:
Pensavo di trovarmi di fronte un horror ma in realtà American Mary è un film più complesso. Un dramma, un film simbolico, un po' rape and revenge, un po' torture porn. Ma il sangue è ridotto al minimo in questa pellicola, la carne (più mezzo che oggetto dell'indagine) modificata e tagliata ma mai veramente in primo piano. E forse è questo il problema del film, che cambia troppe volte faccia perdendo un'identità che sulla carta doveva essere ben definita, messo a terra da un montaggio che sinceramente non ho compreso. Le sorelle/registe candesi Jen e Sylvia Soska (che compaiono in una scena) tentano di colpire nel profondo, per certi versi ci riescono ma poi boh, sembrano quasi aver paura, tirano il freno a mano, concludono il tutto frettolosamente. Certo, loro almeno ci provano, mettono in scena un pezzo di umanità a cui nessuno sembra mai interessarsi, un teatrino di reietti da cui Mary prima viene adottata e di cui, poi, diventa regina. E la cosa più riuscita del film sono i personaggi. Certo, Katharine Isabelle è bella e brava (ma io l'ho preferita in passato, ad esempio in Ginger Snaps) e quasi tutti gli altri attori fanno bene la loro parte, ma sembra che manchi qualcosa, sembra di trovarsi di fronte all'incompiuto, non abbastanza sporco, non abbastanza cattivo, a volte persino patinato. E per me è un peccato, perché alla fine resta un film mediocre di cui si possono apprezzare molte sfumature ma non la sua totalità.