Il mio primo Moravia.
(Non hai letto Gli indifferenti? No, non ho letto Gli indifferenti.)
“Boh” prende il titolo da uno dei racconti che compongono la raccolta: ne é protagonista una donna, come é naturale se si considera che sono addirittura trenta le storie che compongono l’antologia e che ognuna di esse ha come protagonista una figura femminile.
Le narrazioni sono interamente sviluppate in prima persona e questo semplice ma efficace trucco-dello-scrivere avvolge il lettore catturandolo pagina dopo pagina, vicenda dopo vicenda.
É una ragnatela da cui é impossibile uscire, intessuta su fili sottili di cinismo e intelligente curiosità. Inevitabile associare il titolo dell’antologia con la risposta che molto spesso gli uomini si danno del comportamento femminile: “boh”. Non me ne vogliano le amiche lettrici, ma a volte la tentazione di chiamare la NASA e cercare di convincerei che il vero universo da esplorare é quello femminile é davvero fortissima…
L’attenzione alle caratteristiche fisiche dei personaggi, spinta sino quasi ad una lombrosiana memoria, non annacqua minimamente la forza delle vicende narrate: il filo rosso che le collega é una visione del tutto “femminista” di un nuovo mondo che – al momento della scrittura – si stava affacciando ed affermando anche in Italia, polverizzando antiche abitudini e un radicato quadro sociale.
In questo contesto, l’abilità di Moravia di intercettare il cambiamento e descriverlo con colori vividi, persino disturbanti, è assolutamente stupefacente.
Un libro teso, un affresco privo di fronzoli e persino crudele in alcune sue esagerazioni, un ritratto eseguito da un pittore che coglie, pennellata dopo pennellata, il lento e continuo mutare delle cose: “Boh” è tutto questo, ed è una lettura che vale senza dubbio la pena intraprendere.