Come al solito le nostre recensioni arrivano dopo molto tempo dall’uscita dell’opera, ma non è molto importante nel nostro contesto. Il videogioco è infatti un tipo d’arte e come tale non ha tempi e da la possibilità di critica e di recensione anche dopo anni dall’uscita. Per niente abbiamo fatto uscire la rubrica dedicata al retrogaming. Questa volta parliamo di un titolo uscito qualche anno fa per PS3, XBOX360 e PC. Sviluppato da GearBox, il gioco ha scalato in fretta le classifiche delle vendite, entrando nel cuore dei giocatori.
Il mondo dei videogiochi è straripante di giochi FPS e dopo un po’ di titolo viene l’assuefazione del genere. Naturalmente ad aiutare a sfoltire questa esagerazione sono stati generi diversi, che unendosi con lo sparatutto sono riusciti a creare una nuova tipologia di gioco. In questo caso parliamo del genere GDR, che grazie a dei capolavori come SystemShock, Bioshock, Fallout hanno messo le basi per il genere che va a comporre le fondamenta di Borderlands di cui facciamo la recensione. Una curiosità di questo titolo è il fatto che per le riviste specializzate era da sempre un titolo da 8, ma il pubblico non la pensava allo stesso modo, facendo capire che non sempre un gioco da 8 non vende.
Sulla trama di Borderlands c’è davvero poco da dire. Non perché non c’è una trama, ma perché è fatta in modo tale da dare al giocatore la possibilità di divertirsi piuttosto che di seguire una trama intrinseca di significati filosofici. Pandora è un pianeta sito nei meandri della galassia ed è l’ultima speranza per molte persone, che colonizzano il pianeta in cerca dei tesori e delle risorse prime usando i carcerati come mano d’opera. Dopo un breve periodo la situazione diventa chiara: il pianeta non ha niente da offrire. Le compagnie minerarie lasciarono il pianeta con i coloni e i criminali, creando l’anarchia assoluta. Sul pianeta, però, si cela un segreto, una cripta che a sentire gli altri da enormi guadagni. In questo ambiente sterile e desolato appare il nostro protagonista che dovrà trovare la cripta e aiutare gli aborigeni a combattere contro i carcerati. Questi ultimi ormai hanno creato delle vere e proprie bande che girano per il mondo sfoggiando con violenza la propria supremazia, come siamo abituati a vedere nel classico stile di KenShiro. Su queste corde viene giocata la partita.
All’inizio siamo costretti a scegliere uno dei quattro personaggi, che si identificano in quattro classi differenti. Brick (Classe Berserk) è un omone enorme che come abilità speciale ha quella di diventare per l’appunto un guerriero Berserkir e riuscire ad uccidere i nemici con il solo utilizzo dei pugni. Mordecai (Classe Cacciatore) è un cecchino esile, ma agile capace di chiamare a se il suo rapace che uccide i nemici in pochi attimi. Roland (Classe Soldato) è un militare di colore esperto in tecnologia e infatti come abilità egli è in grado di mettere delle torrette per proteggere se stesso e i propri compagni. Lilith (Classe Sirena) è la signora del gruppo che diventa invisibile per via della propria abilità e durante il passaggio crea un’onda capace di danneggiare i nemici vicini. Queste quattro classi faranno da perno per lo sviluppo dei proprio personaggio, che salendo di livello migliorerà le proprie abilità aumentando le statistiche. Non potremo naturalmente personalizzare le armature del personaggio, ma al massimo potremo cambiare i colori del vestito di questo.