Sapete che scrivo recensioni negative solo quando ho qualcosa che mi rode alla bocca dello stomaco e devo assolutamente dirla, vero? Ho cercato di trattenermi, di dirmi che “no, Cecilia, non si fa”, ma è stato impossibile. Aspettavo questo libro da così tanti mesi da averlo divorato nel giro di tre ore ed essermi schiantata ad ogni parola contro un muro di cemento armato. E vi assicuro che non fa bene e che mi dispiace proprio tanto. Ma, nonostante tutto, posso anticiparvi che sono masochista e mi è in qualche assurdo modo piaciuto. Non fate domande, non saprei spiegarvelo. Sono strana, lo so.
Vi auguro una bellissima giornata! La mia si prospetta piovosa e in compagnia di Cesare Beccaria tutto il pomeriggio in facoltà… pregate per me!
Titolo originale: Bad Romeo
Serie: Starcrossed #1
Autrice: Leisa Rayven
Traduttrice: Anita Taroni
Editore: Fabbri
Anno: 2015
Pagine: 432
Cassandra e Ethan. Quando sono sul palco insieme, a nessuno sfugge l’attrazione e la potente alchimia che si sprigiona tra loro appena si sfiorano o si guardano negli occhi. Una passione che toglie il respiro, davanti alla quale è impossibile restare indifferenti. Tanto che all’Accademia d’Arte di New York vengono scelti come protagonisti per lo spettacolo di fine anno, Romeo e Giulietta, la storia d’amore più famosa di tutti i tempi.
Però, una volta calato il sipario e smessi gli abiti di scena, il rapporto tra Ethan e Cassandra si rivela complicato e ingestibile. Lei è la classica brava studentessa, timida, ingenua e sempre pronta ad assecondare il prossimo pur di farsi accettare. Ethan invece è bello e dannato, con un volto da angelo ribelle a cui nessuna ragazza può resistere. Lasciarsi sembra l’unica soluzione per continuare a sopravvivere, anche se il dolore è devastante, soprattutto per Cassandra. Rimasta sola a New York deve ricominciare da zero partendo proprio da se stessa e dal suo cuore tradito. Mentre Ethan, baciato dal successo, è in tournée in giro per l’Europa.
Anni dopo, scritturati di nuovo per interpretare una coppia di amanti, Cassandra e Ethan si ritrovano sul palco ad affrontare i demoni del loro passato e il fuoco di quella passione che, nonostante il tempo, non ha mai smesso di ardere. Ma può un amore così intenso e lacerante finire davvero?
Avete presente quando per mesi attendete l’uscita di un romanzo dopo averne letto entusiastiche recensioni e vi fate tutto un film in testa per il quale quello sarà quasi il libro dell’anno, qualcosa che vi rimarrà dentro a lungo e che non potrà in nessun modo non piacervi? Bene, nel caso ancora avessi bisogno di conferme, devo smetterla di farlo. Cadere dall’alto delle mie aspettative fa più male che non farsene alcuna, perché inevitabilmente si scontreranno con la realtà e mi lasceranno un amaro in bocca quasi senza precedenti. Chiariamoci, non mi aspettavo il capolavoro del secolo, acclamato da critica e pubblico, però, sicuramente non questo. Ci son rimasta così male che i miei status su Goodreads non rendono abbastanza l’idea di quanto abbia avuto una voglia impellente di prendere a sberle la protagonista o sbattere il Kobo a terra dalla frustrazione. Va bene, non partivamo benissimo col titolo sgrammaticato che urtava non poco la mia vena grammar-nazi, ma mi son detta che avrebbe avuto un senso con la storia e lo avrei riabilitato dopo (AH!), ma, purtroppo, quello è solo il primo e insignificante dei tanti, troppi punti di domanda che mi son balzati in mente uno dopo l’altro mentre leggevo. A cominciare dalla protagonista, per passare dallo stile dell’autrice fino ad arrivare alla caratterizzazione dei personaggi. Ci sono così tante così che mi han lasciata perplessa che chi mi ha sentita blaterare su whatsapp o a voce alta su questo libro potrà confermare, ma, nonostante tutto, Cancella il giorno che mi hai incontrato (Dio che orrore anche solo scriverlo, per di più senza alcun senso) è quel guilty pleasure dal quale staccare gli occhi è impossibile, che finisci per divorare senza alcuna sosta, pur di sapere se i deliranti pensieri di Cassie finiranno per peggiorare ulteriormente di pagina in pagina. Non è un libro bello, almeno non per me, ma non si riesce a non leggerlo, se ne vuole di più, ci si sbellica dalle risate per il nonsense imperante nella mente di lei e si prova una tenerezza incontrastata per quella ferma volontà di Ethan di resistere a qualcosa che non riesce a controllare e che scardina tutte le sue certezze. Purtroppo per lui, non ha messo in conto di avere a che fare con una ninfomane, o aspirante tale. Perché non riesco a classificarla in altro modo. Non voglio passare per moralista, chi mi conosce sa che penso che una donna – così come un uomo – è libera di far del proprio corpo e della propria vita ciò che più vuole quando vuole, nei limiti del rispetto altrui, ma, ve lo giuro, è imbarazzante leggere i diari di questa ragazza e seguirne i tortuosi giri di pensieri sapendo che si andrà a parare sempre nello stesso identico punto. Più volte sono scoppiata a ridere disturbando il moroso che studiava o mi son dovuta trattenere dal voler entrare nel libro e scuoterla per capire se fosse interessata ad altro, di questo ragazzo, che esulasse dalle sue parti genitali. Perché è stata una lettura imbarazzante, e disturbante.
«Scusami! Non sapevo cosa rispondere. Pensavo di essere l’unica deficiente che non aveva capito lo spettacolo. Dicevano tutti che era stato fantastico. Non volevo sbagliare e fare la figura dell’ignorante.»
Lui si ferma e si volta. «Però se la facevo io, la figura dell’ignorante, andava bene?»
È talmente arrabbiato che mi fa quasi paura.
«No! Oddio, tu hai spiegato quello che sentivi, e avrei dovuto farlo anch’io… È che…»
«Cazzo, Taylor!» mi interrompe e alza le mani. «Un’opinione non è giusta o sbagliata. È il tuo personale punto di vista su un argomento o una situazione. Non puoi sbagliare!»
«Quindi se guardo il celo e dico che per me le nuvole sono rosa, ho ragione?»
«Sì! Perché è un’opinione, non un fatto, e forse per te le nuvole sono rosa perché ti manca una rotella. Un’opinione deve essere vera per te e basta. Smettila di assecondare tutti ed esprimi quello che pensi.»
È come se mi avesse dato uno schiaffo.
«Sai cosa mi fa davvero incazzare?» continua, puntandomi il dito contro. «Con me sei la persona più supponente dell’universo e mi rompi di continuo le palle con le tue opinioni, che io le voglia sentire oppure no. Poi, un attimo dopo, in mezzo a quei coglioni dei nostri compagni, hai zero spina dorsale. Il tuo bisogno di essere accettata ti manda in paranoia, e diventa una pecora che bela nel gregge. Mi viene voglia di mollarti un ceffone: ti dimentichi quanto sei brillante, simpatica e… semplicemente Cassie. Ti trasformi in una specie di robot del cazzo programmato per compiacere chiunque e che cerca sempre di essere quello che gli altri si aspettano. Ma devi essere solo te stessa.»
È agitato e senza fiato. Non ho niente da ribattere, ha già detto tutto lui.
Nessuno è mai riuscito a capirmi al punto da sbattermi in faccia i miei problemi, e forse Holt è così turbato perché… tiene a me.
Ho come l’impressione che questo libro avrebbe potuto esser tanto e si accontenta di essere un new adult tra i tanti, che non abbia voglia di sviluppare e lasciar la scena a sentimenti e avvenimenti da affrontare e sviscerare e preferisca concentrare l’attenzione sulla tensione sessuale che aleggia, fin dal primo sguardo e tocco, tra i due protagonisti. In un alternarsi tra passato e presente, nel quale il primo è rappresentato dal primo anno trascorso dai due in un’accademia di teatro e il presente dai fatti che avvengono dopo il loro primo incontro in seguito ai tre anni trascorsi dalla loro rottura alla fine della scuola d’arte drammatica e la partenza di lui per un tour europeo, il teatro – e tutto ciò che avviene in scena tra i personaggi e gli attori – avrebbe potuto farla da padrone e monopolizzare la scena. Si sente, l’amore della Rayven per questo mondo, è quasi palpabile la sua conoscenza dello stare in scena, della tensione che precede una prima, dello stress delle prove, del dover calarsi nei panni di chi è totalmente differente da te e renderlo credibile, vivo quanto e più di te per la durata di uno spettacolo; ma a prendere il sopravvento non sono gli ambienti o il disagio del trovarsi a interpretare degli amanti per due che sembrano odiarsi, quanto, davvero, l’ossessione della protagonista per la sessualità e il suo non riuscire a capire che al di là del rifiuto di Ethan, costante, di avvicinarlesi e lasciarla avvicinare c’è un mondo di tormenti e paure che non dipendono dalla sua pressoché nulla esperienza coi ragazzi, quanto dall’aver un passato che tra abbandoni e tradimenti gli ha lasciato più cicatrici e incertezze di quanto lui stesso sappia dire o voglia vedere. Dà fastidio, questo suo cieco bisogno, questo voler soprassedere al dolore altrui per soddisfare una voglia, persino quando lui è malato e con la febbre, persino quando la rifiuta ed è palese l’angoscia che provi. È un personaggio a tutto tondo, lui, che cattura l’attenzione ad ogni parola, dimostra una maturità nei fatti e nei discorsi che lo fa andare ben oltre l’aura di bello e dannato che gli è stata cucita addosso, sa emozionare con il suo terrore e convincere col suo percorso di rinascita e accettazione di sé, di ritorno dall’Europa; ma non se ne capisce il motivo. Perché lei, Ethan? Tra tutte, perché? Deciso a porre assolutamente una pezza su errori che nel passato sembra aver commesso – e che io attribuisco a lei, l’avrete capito, per questo suo non riuscire a superare la copertina di bel ragazzo e leggere tra le righe ciò che non riesce ad esprimere a parole -, quel che costantemente sfugge è la tangibilità dei loro sentimenti. Certo, c’è elettricità nell’aria, ma più volte ho avuto l’impressione fosse fine a se stessa, dovuta, appunto, a mera attrazione fisica e non a sentimenti maturi che hanno avuto il tempo di nascere, aver ragione d’essere.
«Mi sei mancata… Non mi ero reso conto di quanto stessi male senza di te finché non ti ho rivisto, e il dolore è sparito.»
Anche il mio sorriso vacilla. L’alcol gli scioglie la lingua e rende più profondo il suo sguardo, ma io non ho bevuto abbastanza per ascoltare queste parole.
«Ti manco?» domanda, quasi in un sussurro.
«Ethan…»
«Non il mio lato stronzo. Parlo di quello che si comportava bene, che ti faceva ridere, che… ti amava.»
«Purtroppo era ben nascosto» ribatto. «Era impossibile avere l’uno senza l’altro.»
«Non sarà più così. Te lo prometto.»
«Ci vorrà un po’ perché ci possa credere davvero.»
«Lo capisco. Non ho mai pensato che sarebbe stato facile sistemare le cose tra noi, ma so che ne varrà la pena.»
«E se ti sbagliassi?» chiedo. È convinto che la nostra storia avrà un lieto fine, e la cosa mi dà sui nervi. «E se ti stessi illudendo? Se fosse impossibile ravvivare un legame finito tanto tempo fa?»
Il suo sguardo si incupisce, e l’attrazione che provo per lui riempie l’aria.
«Cassie» bisbiglia avvicinandosi talmente tanto che sento l’aroma dolce del vino nel suo respiro. «Tra noi non è finito niente. Lo sai tu e lo so io. Anche quando ero dall’altra parte del mondo e tu mi odiavi a morte, tra noi non era finita. Lo senti anche adesso, quel legame. Più siamo vicini, più diventa forte. È questo che ti spaventa.»
Domande sospese, che forse troveranno risposta nel sequel in uscita il 28 aprile prossimo, giorno del mio compleanno (oibò, grazie Leisa del regalo, fa che sia migliore di questo!), e forse riusciranno a spiegarmi cosa ci sia tra questi due, quali davvero siano i grandissimi errori imperdonabili che Ethan sembra aver commesso che costantemente Cassie gli rinfaccia e ritiene insuperabili. Non lo so se avverrà, ma ho voglia di leggere Broken Juliet perché credo che questa serie sia appena diventata il mio piacere proibito al quale non saprò mai dire di no nonostante tutto. Avevo ottime aspettative, nessuna è stata ricompensata ma sarei davvero un’ipocrita se dicessi che non mi sono divertita a leggerlo. Ho riso, tantissimo, per l’assurdità di alcune descrizioni e scene, e forse, a volte, va bene anche così. Non vi pare?
Voto: ❤❤❤
Ps: Leisa, magari se lo avessi chiamato Horny Juliet, anziché Bad Romeo, avrei capito meglio dove stavamo andando a parare e mi preparavo, no? Romeo, qui, non è per niente cattivo e finisce in ogni scena assaltato – non scherzo – da Giulietta e, insomma, ci stava tutto come titolo. Ma vedi tu, il mio è solo un consiglio scanzonato.