Bruce Sterling è uno scrittore di fantascienza che riscuote tutta la mia simpatia: sarà che ho avuto occasione di leggerlo sul mio quotidiano di riferimento, sarà che collabora con Wired, o sarà perchè – decisivo – ha deciso di vivere in Italia e vi soggiorna ormai da quasi un decennio.
Avendo avuto in passato l’occasione di godermi alcuni dei suoi racconti, probabilmente la forma narrativa in cui eccelle, non mi ha sorpreso più di tanto trovare un suo romanzo fra quelli elencati nella lista dei 1001 libri da leggere (che potete scaricare cliccando qui e condividere con tutti i vostri amici).
Sterling, teorico del cyberpunk, tratteggia in “Caos USA” (“Distraction” nel suo titolo originale) gli Stati Uniti del 2044: una ex potenza, annichilita dalla pirateria informatica cinese che – rilasciando gratuitamente tutto il software prodotto negli States – è riuscita a mettere in ginocchio l’intera economia statunitense. Il quadro è desolante: forze armate costrette a piazzare dei posti di blocco con cui taglieggiare gli automobilisti per riuscire a sfamarsi, enormi gruppi di persone dedite al nomadismo sullo sfondo delle Highway, quartieri che si sono proclamati proprietà privata e si sono barricati dietro recinti di fortuna, corruzione dilagante.
In questo quadro è inserito il protagonista: Oscar Valparaiso, uomo senza compleanno (al lettore scoprire il perchè), geniale addetto stampa e organizzatore di campagne elettorali che incontriamo subito dopo il successo dell’elezione di un senatore. Nel tempo Oscar dimostrerà di possedere doti da vero leader e di non voler lasciare nulla di intentato nella sua intenzione di riportare il suo paese a quel ruolo primario che le è consono.
La trama è integrante, fosse anche solo per lo sforzo di immaginare una civiltà in pieno decadimento, e le ambientazioni efficaci, lontane dalle tradizionali claustrofobie cyberpunkeristiche: il romanzo si posiziona certamente di più sul genere fantascientifico con tracce di possibile ucronia (una specializzazione che ho sempre amato molto). Alcune trovate sono spassose (il conflitto fra USA e Olanda, con gli europei che invitano serenamente ad invadere una terra ormai sommersa dalle acque…) ma al romanzo avrebbe certamente giovato una robusta sforbiciata: penso in particolare ad alcuni dialoghi, decisamente didascalici, e ad alcune delle descrizioni della storia recente (per noi futura). Ma “Caos USA” è certamente un romanzo che ha interpretato il proprio tempo, e veleggia fra una critica del sistema sociale americano e una interpretazione estrema della globalizzazione. E’ stato scritto dieci anni prima della crisi del 2007 di cui ancora paghiamo le sofferenze, ma leggete l’indignazione di un americano per la produzione automobilistica coreana (auto di paglia e carta) che sta disintegrando il settore:
“Come fa a sopravvivere un’industria quando un’auto costa meno di un sacchetto di carta? Qui è in gioco una grande tradizione americana! L’automobile definisce l’America: la catena di montaggio, i drive in, le macchine truccate, la periferia, il sesso adolescenziale, tutto ciò che rende grande l’America!”
Un romanzo non semplicissimo da reperire, ma che una ricerca la merita di sicuro.
Alfonso d’Agostino