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Recensione: Chiedi alla luna - Nathan Filer
Creato il 05 febbraio 2014 da Leo Sanguedinchiostro @sdinchiostroTrama: "Vi racconterò cosa è successo perché è un buon modo per presentarvi mio fratello. Si chiama Simon. È un tipo che vi piacerà. A me almeno piace un sacco. Solo che tra qualche pagina sarà morto. Non è più stato lo stesso, dopo." Ci sono momenti che ti cambiano la vita. Per Matthew Homes, nove anni, il primo è stato l'incontro con Annabelle, l'estate della vacanza a Ocean Cove. Il secondo la morte di suo fratello Simon, quello con la faccia tonda e sorridente, tonda come la luna. Da quel giorno niente è più stato come prima. Matt, costretto ad affrontare un segreto così enorme e terribile da non poterlo confessare a nessuno, avrà solo un pensiero in cui trovare conforto e grazie al quale ricominciare a lottare: il ricordo della faccia tonda e sorridente di suo fratello, tonda come la luna. Una grande avventura, la storia di un ragazzo che trova il coraggio di lottare contro i propri demoni e di diventare uomo. Un viaggio all'interno della mente umana e della sua follia. Un romanzo che ci ricorda che ci sono cose da tenere strette mentre la vita scorre via, mettendoci di fronte ostacoli che ci fanno venir voglia di dimenticare. Cose da custodire con cura. Perché è grazie a loro che si diventa grandi.L'autore: Nathan Filer è scrittore e infermiere specializzato nell’assistenza a pazienti con malattie mentali. Ha lavorato come ricercatore nel dipartimento di psichiatria dell’Università di Bristol e in vari centri psichiatrici. Ha fatto spettacoli di improvvisazione poetica trasmessi sia in tv (Bbc3) che alla radio (Bbc Radio 4, Bbc Radio 7 e Bbc Radio 5 Live) e ha scritto diversi cortometraggi, uno dei quali ha vinto il Bbc New Film Maker Award nel 2005 ottenendo ottimi riscontri anche all’estero. Nel 2011 ha partecipato a un concorso letterario con il suo romanzo d’esordio, distinguendosi subito per il suo talento. In pochissimo tempo i più importanti editori internazionali hanno fatto a gara per aggiudicarselo, tanto che "Chiedi alla luna" (The Shock of the Fall) è diventato uno dei debutti letterari più attesi del 2013. In Italia è pubblicato da Feltrinelli.
Recensione:L’acquisto di Chiedi alla luna è stato uno di quelli per nulla ponderati, bensì dettato esclusivamente dall’adorabile copertina scelta per l’edizione italiana e dal breve incipit riportato sul retro, che avevo scovato sul sito della casa editrice e mi erano entrati in testa per settimane. Non mi sono neanche degnato di leggere la trama o dare un’occhiata al parere di altri lettori. Niente di niente, è stato come fare un salto nel vuoto e sperare di non farsi troppo male. Però mi sono fatto male, e tanto anche, perché Chiedi alla lunaè un libro meraviglioso, scritto benissimo e con un protagonista eccezionale, ma è anche un romanzo capace di strapparti il cuore e ridurlo in pezzettini piccolissimi. Nathan Filer è un autore americano al suo esordio letterario e decide di trattare una tematica sicuramente non nuova in ambito letterario, la malattia mentale, incastrata nella vita funambolica del giovane Matthew Homes, di cui noi seguiamo lo sregolato flusso di coscienza, in un tentativo di elaborazione di un dramma passato eppure, anche a distanza di anni, terribilmente tangibile. Chiedi alla luna ha, infatti, come punto centrale la schizofrenia di Matthew, ma attorno ad essa ruotano le vicende di una vita costellata dal senso di colpa, dalla tragedia famigliare e dal dolore di un lutto presente e mai superato, e, in opposizione a tutto questo, vi è l’infrenabile voglia di redenzione del protagonista, sempre in equilibrio tra colpa e riscatto, follia e lucidità.
Ho diciannove anni, e di tutto il mio mondo l’unica cosa che posso decidere è come raccontare questa storia. Per cui starò bene attento a non mandare tutto a puttane, potete contarci. Su, fate lo sforzo di credermi, sarebbe carino da parte vostra.
La storia di Matthew inizia a nove anni in un giorno d’estate che segnerà per sempre il corso della sua vita: il fratello down, Simon, muore a causa di un tragico incidente che investirà come un’onda i genitori e il fratello minore, tacitamente incolpato dell’accaduto tanto da sentirsi costantemente in debito con la madre distrutta dal dolore. La morte di Simon non sconvolgerà solo gli equilibri famigliari (emblematica è la scena dei tre protagonisti che “guardano” la televisione sul divano), ma si insinuerà pian piano nella psiche di Matthew svegliando un male subdolo e silenzioso. A dispetto di ciò che le tematiche trattate possano lasciar pensare, Chiedi alla luna non ha come scopo il pianto del lettore – nonostante le vicende siano piuttosto drammatiche e abbiano comunque un certo effetto straziante sul lettore- e Matthew non è assolutamente un protagonista che si piange addosso. A Nathan Filer va dato il merito di aver non solo scandagliato alla perfezione la personalità un protagonista complesso e deviato da un passato travagliato, ma di avergli anche conferito un’umanità travolgente e una sincera ironia che pervade il racconto anche durante i momenti più difficili. Due cose che gli si riveleranno fondamentali per riemergere dalla confusione e cercare di non andare fuori controllo.
Voglio parlare della differenza tra vivere ed esistere e cosa significa essere tenuto in un reparto psichiatrico d'emergenza giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno ecc.
Le pagine scorrono intense, la narrazione, seppur piena di eventi dolorosi, non sembra mai calcare la mano sulla tragicità degli eventi. Matthew è un ragazzo ribelle, un tipo abbastanza incasinato, un “folle”, eppure la voce che ci accompagna per tutto il romanzo è brillante, spesso strafottente e ribelle, senza peli sulla lingua, altre volte incredibilmente profonda e capace di far breccia nel cuore del lettore che percepisce il dolore e la difficoltà del percorso catartico intrapreso dal protagonista, grazie anche ad alcuni efficaci espedienti di scrittura creativa: il corso degli eventi spesso è un po’ malconcio, frastagliato, proprio per rendere l’idea della confusione che regna nella mente del protagonista; ad un certo punto del romanzo, ci vengono raccontate tre diverse “verità” e sta al lettore scegliere quella in cui credere; talvolta vi sono delle interessanti libertà stilistiche o di impaginazione in stile Safran Foer, alcune davvero utili per affiancare l’esperienza del linguaggio letterario a quello visivo, altre, a mio parere, trascurabili rispetto alla narrazione ma carinissime dal punto di vista editoriale (penso al carattere usato per le pagine scritte con la macchina da scrivere, ad esempio).
Ma la verità ha diverse facce. Se ci incontriamo per strada, distogliamo lo sguardo e poi ci guardiamo di nuovo, può darsi che sembriamo gli stessi, pensiamo lo stesso, ma le particelle subatomiche, quelle infinitesimali porzioni di noi che costituiscono tutte le altre parti, saranno schizzate via e altre le avranno sostituite, a velocità impossibili. Tutto cambia continuamente. La verità cambia.Ecco tre verità.
Chiedi alla luna mi ha coinvolto e tenuto incollato alle pagine, me lo sono praticamente bevuto nel giro di poco tempo, tra colpi al cuore e sorrisi amari, e ad un certo punto è stato come se proseguendo la lettura stessi davvero ascoltando lo sfogo di un amico. Mi rendo conto che quasi a nessuno verrebbe la spontanea voglia di leggere un romanzo sulla malattia mentale, ma, come ho detto, quello di Nathan Filer non è un piagnisteo della serie “Ma quanto è brutta la vita”, bensì un ottimo modo per approcciarsi alla conoscenza di quei disturbi da troppo tempo e troppo spesso, ancora oggi, vittime del pregiudizio e delle etichette, che come dice lo stesso Matthew, “ti si appiccicano addosso” . Chiave di volta di tutto il romanzo è, a mio parere, l’ interessante (e di pirandelliana memoria) riflessione sul passato e sugli eventi che ci definiscono e rendono quello che siamo (il titolo originale del romanzo, The Shock of the fall, è sicuramente più appropriato di quello italiano). Alla fine della fiera, credo sia questo il reale scopo di Nathan Filer, riscattare un’intera categoria di outsider, mostrando quanto sia determinante il nostro passato, quanto questo ci condizioni e quanto sia relativo, alla luce di tale considerazione, il concetto di follia. Perché, in fondo, siamo tutti frutto - e vittime - degli eventi, della società, della famiglia, dunque la vera domanda da porsi è: c'è qualcuno che possa definirsi sano? Voto:
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