
I protagonisti, di questa nuova storia, sono: Hazel, ragazza con un cancro ai polmoni appassionata di libri e di America's Next Top Model e Augustus, ragazzo senza una gamba patito di videogiochi.
I due si incontrano ad un gruppo di supporto e iniziano a frequentarsi e ricominciano a vivere, finché il loro tempo insieme non scade.
Si parla anche, di uno scrittore e del suo libro, di cui Hazel è ossessionata. L'autore (non Green) ha deciso di troncare il libro a metà di una frase, senza dare un vero finale ai protagonisti secondari e lei vuole scoprire cosa succederà loro.Augustus la aiuterà, ma le cose non andranno come si aspettavano...
I protagonisti, sono ben caratterizzati e ironici , il lettore ci si affeziona subito. Augustus è incredibile! Ho apprezzato, anche, Isaac, che nonostante sia personaggio secondario, da un suo contributo alla storia. La serata della distruzione dei trofei, ne è un esempio.
La prima parte del libro, con la storia d'amore e il viaggio, mi è piaciuta molto. Ci sono state scene molto toccanti ed evocative. Vedere i paesaggi di Amsterdam con gli occhi di Hazel, è stato emozionante. La scena nella casa di Anne Frank è una delle più belle.

Non mi ha fatto piangere, ho trovato molto più emozionanti alcune scene iniziali, o alcune che riguardano i genitori, che quelle della parte finale, si salva il pre-funerale. Comunque, è stata una piacevole lettura (e al di sopra della media del genere), che sicuramente piacerà a molti di voi, si vede che io mi aspettavo, veramente, troppo. Vi farò sapere il mio parere sul film ;)Vi lascio qualche citazione, spoiler free.

«Letteralmente?» ho chiesto. «Siamo letteralmente nel cuore di Gesù» ha detto. «Pensavo che fossimo nel seminterrato di una chiesa, ma siamo letteralmente nel cuore di Gesù.» «Qualcuno dovrebbe dirglielo, a Gesù» ho fatto io. «Dev’essere un bel rischio per Lui tenere nel cuore dei ragazzini malati di cancro.»

«Okay» ha detto lui. «Devo andare a dormire. È quasi l’una.» «Okay» ho detto. «Okay» ha detto. Ho fatto una risatina e ho detto: «Okay.» E a quel punto silenzio, ma non abbiamo messo giù. Mi sembrava quasi di averlo lì nella stanza con me… Però no, era anche meglio: come se io non fossi nella mia stanza e lui non fosse nella sua, ma ci trovassimo invece insieme in un invisibile, impalpabile terzo spazio, che si poteva raggiungere solo via telefono. «Okay» ha detto lui dopo un’eternità. «Forse okay sarà il nostro sempre.» «Okay» ho detto.