Recensione | Constantine 1×01 “Non Est Asylum”

Creato il 26 ottobre 2014 da Parolepelate

Che cosa può mai esserci di meglio del connubio ormai ampiamente collaudato CW/DC? Niente, dite voi? E invece qualcosa c’è. Quel qualcosa è il plus one del suddetto connubio, un solo, piccolo elemento che può mandare in giubilo telefili di ogni sesso ed età (ma in particolar modo quelli di sesso femminile di età puberale e/o adulta): la britishness dell’attore protagonista.

Insomma, conturbante eroe protagonista, demoni che spuntano di qua e di là e che scorrazzano a bordo di camioncini della polizia senza patente, esorcismi e accento inglese: c’è tutto, possiamo iniziare.
John Constantine è un esorcista. Tuttavia, non ci viene presentato con un giubbotto di pelle, alla guida sfrenata di un’auto sportiva o intento a salvare qualcuno dalla possessione del buon vecchio Belzebù o di uno dei suoi, anzi: facciamo la conoscenza del nostro protagonista in una maniera piuttosto atipica, mentre è sul lettino di un centro di igiene mentale, a farsi elettroshokizzare. La cosa singolare? Ammette di essere lì di sua spontanea volontà. Il motivo che lo ha spinto a prendere una simile decisione ci viene svelato nei primissimi minuti dell’episodio, anche se le circostanze dell’accaduto prendono forma a poco a poco, nel corso della puntata, attraverso le parole di altri personaggi, a loro volta presenti a Newcastle il giorno della tragedia che ha causato la morte della bambina che tormenta la mente di Constantine: Astra. In effetti, quello di far rivelare aspetti della vita, del passato e della stessa personalità del protagonista attraverso l’intervento di altri personaggi, è un espediente che si ripeterà più volte nel corso della puntata, dato che Constantine, dal canto suo, non sembra granchè disposto a parlare di se stesso.

“Ti prego, continua a parlarmi di quanto sia ridicolo il mio biglietto da visita”

Durante il colloquio con lo strizzacervelli del manicomio, ad esempio, scopriamo che Constantine è un esorcista, demonologo e… insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? No, il nostro bel tenebroso è più un libero professionista, difatti sul suo biglietto da visita si è fatto scrivere “esperto delle arti oscure” [x]. Inoltre, dal breve scambio di battute tra Constantine ed il dottore, possiamo già intuire che abbiamo a che fare con un personaggio dall’indicibile sassyness - persino il suo adorabile sorrisetto ne è pregno – ed un sottile sarcasmo, che esplode in tutto il suo splendore quando Constantine descrive il bloody demon - Will Scarlet/OUAT alert! – che ha ucciso Astra, come un essere dall’aspetto disgustoso e “che puzzava come un mattatoio”. Insomma, se non lo adorate già dopo questi primi dieci minuti… (Houston!) avremo un problema.

La vita di Constantine nel manicomio è particolarmente noiosa ed infruttuosa, dato che i dottori lì dentro non riescono neanche a fare quello che Constantine sperava che facessero: fargli dimenticare l’esistenza di esorcismi, demoni ed identità sovrannaturali di ogni tipo e porre fine, in questo modo, al suo continuo incolparsi della brutale morte di Astra. Per questo, durante un’allegra ed interessante seduta di gruppo, Constantine decide di abbandonare i suoi compagni e andare ad inseguire farfalle scarafaggi. No, non ci credo che non sapesse a cosa stesse andando incontro. Credo, piuttosto, che durante la permanenza in quel luogo non abbia fatto altro che cercare di auto-ingannarsi ed auto-convincersi di aver chiuso con quel mondo sovrannaturale, ma in realtà l’attrazione verso quest’ultimo era continua e fatale. Infatti, quando si trova davanti ad una donna posseduta da un demonio, è lui stesso a definire “stron*ate” le sue raccomandazioni di non immischiarsi, e decide quindi di praticare un esorcismo.

Il rito va a buon fine, ma ciò non significa che Constantine possa tornare alla vita tranquilla ordinaria monotona così-angosciante-da-rendere-matti-pure-quelli-che-non-lo-sono-ancora del manicomio, dato che il demone gli ha lasciato un avvertimento: LIV DIES. E questo, per Constantine, significa solo una cosa: porre fine al suo inutilissimo soggiorno in quel posto e tornare in attività.

La prima cosa da fare è trovare la disgraziata che ha attirato su di sè l’ira delle basse sfere, Liv. Mai visto un personaggio così sfigato introdotto in così poco tempo in una serie tv. Persino il suo biscotto della fortuna predice la sua imminente morte – qualcosa mi dice a causa dello zampino del demonio che le dà la caccia, dato che a quanto pare queste creature si divertono a fare giochetti del genere (si pensi al bigliettino che trova nel secondo biscotto, probabilmente modificato dall’angelo che vediamo interagire con Constantine, Manny). Oltretutto la poveretta ha anche la sfortuna di farsi perseguitare da Frucifer, un demone in grado di controllare l’elettricità, cosa che, in una città del ventunesimo secolo, potrebbe essere un bel problemino.

Il primo tentativo da parte del demone di ucciderla, ha luogo in un parcheggio – e qualcuno dovrebbe togliermi un dubbio: ma perchè nei parcheggi succedono sempre cose maledettamente creepy? -, ma per fortuna Constantine fa il suo teatrale ingresso prima ancora che il demone possa palesarsi, avvertendo Liv del pericolo che sta correndo. Liv, giustamente, reagisce nel modo in cui chiunque avrebbe reagito se un perfetto sconosciuto avesse iniziato a parlare di demoni e forze del male di varia natura: lo prende per uno psicopatico assassino. E gli punta anche lo spray contro, da donna forte e indipendente. Solo che glielo punta contro nel verso sbagliato, rischiando di accecarsi da sola. Io la adoro già.

Generalmente i personaggi femminili di punta – anche se di una sola puntata – in questo genere di show sono tutte delle vere badass, in grado non soltanto di difendersi da sole ma anche di combattere, delle femme fatale dalla lingua lunga che sanno sempre il fatto loro. Liv, delle caratteristiche qui elencate, ha soltanto il fatto di essere molto gnocca - anche se non la vediamo andare in giro in jeans attillati e top, ma in abiti molto più ordinari e semplici -, per il resto si arrangia come può, cerca di difendersi in maniera davvero poco convincente, è sbadata e fa mille domande. E, per questo, è anche molto più umana e credibile delle sue colleghe telefilmiche, e mi piace molto.

Spray o meno, Liv riesce a tornare a casa, dove ad attenderla c’è Chas, un amico/collega di Constantine dalle straordinarie abilità di sopravvivenza – viene letteralmente impalato eppure riesce a cavarsela, tornando come nuovo -, che sparge del sale sull’uscio della porta di casa di Liv ed incide sul legno di quest’ultima l’occhio di Horus, per proteggerla dal demone. Il quale, essendosi offeso per essere stato lasciato fuori casa e non essendo a conoscenza della presenza del paio di chiavi di riserva sotto al tappetino, decide di prendersela con la vicina di casa di Liv, Talia. La uccide, si impossessa del suo cadavere mentre questo si trova su una vettura della polizia e utilizza l’auto per cercare nuovamente di uccidere Liv, schiantandosi contro la sua postazione di lavoro. Per fortuna, però, in quel preciso momento la ragazza sta parlando con Constantine, di cui inizia – sente il bisogno di fidarsi, e riesce a salvarsi.

Ora, ipotizzate che un demone abbia cercato di uccidervi ripetutamente, che una vostra amica sia morta a causa vostra e che abbiate appena assistito ad una possessione: che cosa fareste? Sareste turbati da tutto questo, almeno un poco? Bene, Liv no. Dopo tutte le inquietanti stramberie che le sono accadute, ha abbastanza sangue freddo da correre da sua madre per chiederle chi fosse realmente suo padre, dato che Constantine le ha detto che si trattava di un esperto del sovrannaturale a sua volta e che lei, sua figlia, ha gli stessi, identici dono dell’uomo. Capisco che si tratti di suo padre, ma… priorità, figlia mia. Prenditi un momento per riflettere. Qualche ora. O un giorno. O un anno. O… tipo, un sacco di tempo. Non capita mica tutti i giorni di venire catapultata in un mondo altro rispetto al tuo mondo ordinario. Anche perchè a casa di sua madre non trova altro che l’ennesima porta chiusa e l’apparizione della sua presumibilmente defunta nonna, che la fa scappare (sì, di nuovo) a gambe levate.

Per fortuna ci pensa ancora una volta Constantine a salvarla dai suoi demoni – pun intended -, spiegandole come stanno le cose, chi è lei, chi era suo padre, che si sta risvegliando, che si stava meglio quando si stava peggio, che l’erba del vicino è sempre più verde ed un altro paio di luoghi comuni su quanto erano belli i vecchi tempi, e le intima di usare il pendente di suo padre, che le permette di vedere le anime dannate e quindi impossibilitate a lasciare la terra ed un treno fantasma, che però le fa comunque perdere vent’anni di vita dalla paura, facendola tornare praticamente allo stato embrionale. E poi, dato che la poverina non ha ancora visto abbastanza follie in un solo giorno, Constantine decide di condurla a casa di suo padre e di mostrarle gli “strumenti del mestiere” dell’uomo. Qui, inoltre, Liv apprende la pratica divinatoria della cristalloscopia, che le sarà utile, più avanti, per lasciare a Constantine una mappa dei futuri eventi negativi che accadranno in città, per permettergli di evitare che accadano.

Ma è giunto il momento di liberarsi di Frucifer una volta per tutte, così, dopo aver abbondantemente bivaccato a casa del defunto Jasper come se non stessero per affrontare un’entita antica come il mondo ed in grado di manipolare l’elettricità e friggerli tutti, Constantine, Liv e Chas vanno a caccia. Il piano è molto semplice: usare Liv come esca per attirare il demone nel triangolo di Salomone, un sigillo dal quale non potrà più scappare, disattivare l’impianto elettrico dell’intera città per indebolirlo, ed esorcizzarlo per rispedirlo da dove è venuto. Come dicevo ad inizio recensione, è grazie all’interazione con gli altri personaggi che scopriamo qualcosa in più sul conto di Constantine e, in questo caso, l’attesa dell’arrivo del demone funge da pretesto per scoprire qualcosa sul suo passato, un passato oltretutto molto triste. In seguito alle insistenti domande di Liv, infatti, Constantine le rivela che sua madre morì nel darlo alla luce e suo padre incolpò sempre lui per questo, chiamandolo addirittura “assassino”.

Non c’è tempo per rattristarsi – cioè, per loro, io qui ero già in lacrime -, poichè Frucifer palesa la sua presenza, prima sotto le sembianze di una guardia e poi assumendo quelle dello stesso Constantine. Solo, un Constantine più… demoniaco, ecco, cioè quello che diventerà alla sua morte. Constantine, infatti, ha praticamente venduto l’anima al diavolo ed è destinato all’Inferno, sebbene le parole molto vaghe e criptiche di Manny lascino intradevedere un barlume di speranza. A questo, comunque, Constantine penserà dopo, dato che adesso c’è un demone di cui liberarsi. Quest’ultimo cerca in diversi modi di indebolire Constantine, prima ricordandogli che “chiunque ti stia accanto, muore” - sì, bella scoperta figlio mio: questo è la triste storia di tutti gli eroi della CW e più in generale della DC. Mai visto Arrow? O Batman? – e dopo evocando un’anima che assume le sembianze di Astra. Per fortuna – leggi: grazie a Liv – Constantine non cede neppure alla vista della bambina ed il piano va a buon fine.

Finalmente, dopo un intero episodio, veniamo a conoscenza di tutta la storia di Astra, che è Ritchie, un vecchio amico di Constantine, a sua volta presente alla tragedia di Newcastle, a raccontare a Liv, mentre la riaccompagna a casa: Astra era la figlia di un loro vecchio amico, che fu impossessata da un demone dal quale  Constantine tentò di liberarla non nella maniera più sicura, secondo prassi, ma facendo di testa sua, evocando Nargal, un demone più potente di quello che aveva posseduto la bambina, nella speranza di assoggettarlo ed obbligarlo a liberare la piccola dal demone minore. Purtroppo le cose non erano andate come Constantine aveva sperato, Nargal non si era piegato al suo volere, aveva fatto a pezzi la bambina e aveva portato con sè la sua anima, condannandola all’inferno e lasciando Constantine devastato dal senso di colpa. È per questo motivo che Constantine decise di lasciarsi il sovrannaturale alle spalle e chiudersi in un manicomio, ed è sempre per questa paura di ferire qualcun altro che il nostro umanissimo eroe fa in modo che Liv si convinca a lasciare la città, a tenersi alla larga da quel mondo così pericoloso ed oscuro. In fondo, malgrado il suo sarcasmo, la sua presunzione e le difese tenute sempre alte per non permettere a nessuno di scoprire le sue emozioni e debolezze, Constantine è comunque un personaggio positivo ed altruista, al servizio del bene altrui e in cerca di una personalissima speranza di salvezza. Prevedo che ci affezioneremo molto a lui… ammesso che non sia già accaduto.

LAST BUT NOT THE LEAST.
Credevate di esservela scampata. Credevate che questa volta, questa volta soltanto, la CW vi avrebbe risparmiato da… questo. Ma eccolo:  “my name is Oliver Queen Barry Allen John Constantine…” e il resto è storia.

Non mi piace dare voti numerici agli episodi, mi sembra un sistema troppo freddo ed ingiusto, ma, se dovessi farlo, la 1×01 di Constantine meriterebbe un bell’8.5/10. Così ben fatto da non sembrare neanche un pilot, lo stesso protagonista si rivela poco e a poco a poco, sebbene gli eventi inizino in medias res. Approvo assolutamente e sono fiduciosa. Non vedo l’ora di avere il prossimo episodio, “The Darkness Beneath”:

Ringraziamo: 365 Giorni di Telefilm | TelefilmSeries.Com | Diario di una fangirl. | Telefilm. ϟ


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