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Due balordi si rifugiano, dopo un colpo finito male, in un maniero isolato (che con l'alta marea rimane circondato dall'acqua) un tempo di proprietà di un famoso scrittore, ora dimora di una coppia borghese. Uno dei due criminali è ferito mortalmente, così il burbero compagno Dickie (Lionel Stander, ottimo) si fa carico di badare a lui e chiamare il loro capo per richiedere soccorso. Dickie mette subito in riga il patetico uomo di casa, George (Donald Pleasance), che peraltro è denigrato persino dalla sensuale moglie Teresa (Françoise Dorléac). Tra i tre inizia un perverso gioco di equilibri di potere e di forze che si risolve in un finale allucinato.
Fra i primi film di Polanski è quello più paradigmatico del suo personalissimo stile: vi compaiono molti degli elementi del suo cinema precedente (e futuro), conditi con una dose di umorismo nero che è il marchio di fabbrica del regista polacco.
Come spesso accade nei suoi film, la vicenda avviene in un luogo isolato (un vicolo cieco, appunto) circondato dal mare (elemento presente in tante pellicole polanskiane); l'astrazione dell'ambientazione e della storia è quindi il tramite attraverso cui Polanski descrive le psicologie dei suoi personaggi ed i modi (bruschi, nervosi, eccessivi) con cui essi interagiscono. Proprio come ne Il coltello nell'acqua, tutto ruota attorno ad un triangolo, che vede i due uomini "contendersi" le attenzioni della donna, oggetto del desiderio per eccellenza e quindi tentatrice, crudele, fredda ed irraggiungibile (nessuno la "conquista" alla fine); tutto il film è un muoversi vorticoso dei personaggi (simile a quello dei numerosi pennuti che popolano l'isolotto) alla ricerca di qualcosa che nemmeno loro sanno, intrappolati in una situazione (la vita stessa?) che non concede una via di fuga dal cul-de-sac (il capo dei banditi che non arriva mai).
Girato uno splendido B/N che rende la vicenda ancor più astratta e simbolica, è un gran film che unisce in un colpo solo molti dei pregi del cinema polanskiano.
Da vedere.
Voto: 3,5/5
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