Due elementi hanno influenzato questa recensione de Il quinto potere (The Fifth Estate). Il primo è che potrebbe essere successo che per qualche frazione di secondo io abbia chiuso gli occhi, ma ovviamente lo stavo facendo per riflettere sul senso profondo del film. Il secondo è che anche questa è una storia vera e io ormai ho preso una posizione ben precisa sui film tratti da storie vere.
Partiamo, come sempre, dalla trama. Tutto ruota attorno alla nascita di Wikileaks, in particolare approfondisce la storia del suo fondatore Julian Assange (Benedict Cumberbach) e del primo ragazzo che decide di credere veramente nel progetto, Daniel Berg (Daniel Brühl). I fatti narrati cominciano nel 2007 e raccontano come, in poco tempo, Wikileaks sia riuscito a diventare un potente mezzo di controinformazione, fino al 2010 quando viene pubblicata una mole consistenti di documenti del governo USA relativi alla guerra e ad altre delicate questioni diplomatiche.
Per prima cosa vorrei dire, come se qualcuno me l’avesse chiesto, che non condivido la logica di fondo che ispira Wikileaks. Mettere a disposizione del “popolo sovrano”, come lo chiamerebbe Simona Ventura, documenti riservati che devono essere necessariamente contestualizzati per essere compresi nel loro significato, è una cosa sbagliata ed estremamente pericolosa.
Detto ciò, il film sconta tutte le debolezze che ho già messo in evidenza parlando di altri film che traggono spunto da fatti veramente accaduti: narrazione senza grandi variazioni e pochi colpi di scena. Allo stesso tempo, però, Il quinto potere offre interessanti spunti di riflessione sul ruolo dei media, sulla figura di Julian Assange e, più in generale, su fino a che punto sia lecito spingersi in nome della libertà d’informazione.
Assumere una posizione definitiva e precisa sul ruolo di Wikileaks non è facile, così come esprimere un giudizio definitivo su questa pellicola.
CHIPS e CHEAP: Assolutamente CHIPS tutto il cast. Oltre ai due già citati attori Cumberbach e Brühl, completano il quadro di altissimo livello Peter Capaldi, Laura Linney e Stanley Tucci, giusto per ricordare i più importanti. CHEAP è il regista Bill Condon, più che altro per il suo CV in cui compaiono ben due film della saga di Twilight.
Livello di SHAZAMMABILITÀ: basso. A meno che le canzoni belle fossero tutte quando ho chiuso gli occhi per riflettere.
Livello di BONAGGINE DEL CAST: basso. Non sono grande fan degli attori presenti, se non di Laura Linney con la quale vorrei fare una famiglia.
Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 128 / 100 minuti. Decisamente troppo, anche se gli eventi sono molti. Però c’è un limite a tutto.
Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? No. Potete subito andare a casa e cancellare tutti i documenti riservati che detenete sul pc.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: tre Anne Praderio su cinque. Tendente al due.
[Foto copertina | Foto 1]
Il post Recensione de Il quinto potere, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).