Recensione a cura di Diego Thriller:
Questo resoconto giornalistico è agghiacciante, un vero e proprio reportage della notte dell'operazione massacro. Agghiacciante perché tutta la storia, le parole e i fatti riportati in questo libro sono realmente accaduti. Agghiacciante perché dodici uomini, dodici amici che stanno ascoltando alla radio un incontro di boxe, nel giro di cinque ore sono imprigionati e condotti in una zona deserta per essere giustiziati. Solo la metà riesce fortunatamente a scappare, gli altri sei sono giustiziati a colpi di fucile. Alcuni colpiti alle spalle mentre corrono per salvarsi, altri chiedendo pietà in ginocchio.
Di questi sei, tuttavia, uno riesce miracolosamente a rimanere in vita, Livraga. Sopravvissuto nonostante il colpo di grazia infertogli (non aveva danneggiato alcun organo vitale), decide di collaborare con il giornalista Rodolfo Walsh per ricostruire una delle pagine più nere della storia argentina.
La prima metà del libro è un resoconto delle ore del massacro, mentre la seconda si dedica alla parte processuale.
Nonostante i vari processi istituiti in seguito a quella notte di sangue, non è mai stata riscontrata nemmeno una prova per giustificare, se così si può dire, la spietata esecuzione. Si, nessuna prova contro i dodici arrestati, niente che li identificasse come rivoluzionari o altro. Nessun indizio a loro carico. Allora mi domando come cazzo si possa giustiziare un gruppo di uomini senza nemmeno processarli. Come si possa decidere in cinque ore che dodici persone debbano morire. Non ci sono spiegazioni e non se ne possono trovare, perché non è stato altro che un assassinio a sangue freddo dove, come spesso accade, nessuno è destinato a pagare.
"Il dichiarante aggiunge che il compito affidatogli era per lui terribilmente ingrato, dal momento che esulava da tutte le funzioni specifiche della Polizia"Dichiarazione del commissario Ispettore che procede all'arresto e alla fucilazione di dodici civili
Commissario Ispettore Rodolfo Rodriguez Moreno ...
Voto 5/5
TRAMA: Rodolfo Walsh: «l'uomo arrivato prima della CIA» lo chiamava , per aver sventato, da cronista, un complotto dei servizi segreti, Gabriel García Márquez, che così lo ricordò in occasione della morte violenta, sotto la giunta golpista argentina di Videla: «Quando il mondo era giovane e meno urgente, Rodolfo Walsh è stato l'autore di certi testi polizieschi stupefacenti che io leggevo la domenica riprendendomi da qualche sbornia in una pensione per studenti a Cartagena. In seguito è stato autore di certi reportage impressionanti e implacabili in cui denunciava i massacri notturni e la scandalosa corruzione delle forze armate argentine.In tutte le sue opere, anche in quelle che sembravano di semplice finzione, si è distinto per il suo impegno nei confronti della realtà, per il suo talento analitico quasi inverosimile, per la sua audacia e per la sua serietà». Operazione massacro è il primo di questi clamorosi reportage. Pubblicato nel 1957, racconta un episodio di qualche anno prima, che sarebbe passato sotto silenzio se Walsh non vi si fosse imbattuto casualmente: un massacro di civili innocenti da parte della prima giunta militare golpista antiperonista. Walsh indaga da segugio giornalista, ricostruisce i fatti, scopre la cospirazione e i suoi moventi e fini, e scrive un libro di denuncia rientrante tra i «capolavori del giornalismo universale» di cui parla Márquez. E un reportage di pulsante attualità, ma che sembra possedere un cuore antico: la poesia dell'impegno del rivoluzionario.
TitoloOperazione massacro
AutoreWalsh Rodolfo
Prezzo€ 10,00
Dati2002, 242 p.
TraduttoreRolla E.
EditoreSellerio Editore Palermo
(collana La memoria)
Walsh era un autore di libri gialli. Intercettò e decodificò un telex della CIA sull'invasione della Baia dei Porci. Grazie alle sue informazioni, Fidel Castro si preparò all'invasione.[senza fonte]
Si unì al movimento armato dei Montoneros come esperto di intelligence, quando il peronismo fu bandito. Super ricercato, era rifugiato con la compagna Lilia Ferrerya in un piccolo villaggio fuori Buenos Aires. Stilò un elenco dei crimini della giunta e compilò liste di morti e desaparecidos, risalenti alle fosse comuni e ai centri di tortura. Scrisse una lettera aperta sulla depravazione in cui il paese era caduto, descrivendo l'uso estremo della tortura ed il coinvolgimento della CIA nell'addestramento della polizia argentina.
Caduto in un'imboscata a Buenos Aires mentre diffondeva la sua lettera, fu ucciso e il corpo bruciato e buttato in un fiume.
Il suo motto era "non è un crimine parlare, il crimine è farsi arrestare"
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