“Miss Violence” è un film. “Miss Violence” è un film greco. “Miss Violence” è un film greco che è riuscito a farsi notare in mezzo alla moltitudine di pellicole che affollano un festival del calibro della mostra del cinema di Venezia. “Miss Violence” è un film greco che è ritornato in patria solo dopo aver vinto il leone d’argento e la coppa Volpi alla 70° edizione del festival di Venezia. “Miss Violence” è un film greco, che poche settimane fa ha vinto due premi importanti al Lido di Venezia ma si merita siano solo l’inizio di una lunga serie di riconoscimenti.
Il nuovo anno cinematografico ha infine preso il via; tradizionalmente nel mar Mediterraneo esso coincide con il cambio di stagione e quest’autunno sta procedendo sotto i migliori auspici: è arrivato il momento di “Miss Violence” e MaSeDomani si unisce al coro di voci che vogliono i riflettori tutti puntati su questa pellicola, perché era tanto tempo che non arrivava in sala un film così drammaticamente spaventoso, di una potenza dirompente, carico di violenza, dolore e sofferenza ma sprovvisto di scene imbrattate di sangue, di linguaggio volgare e, nel loro insieme, inutilmente feroci. Quest’opera riesce a zittire (prima) e schiaffeggiare (poi) lo spettatore con una pacata narrazione, con scene tranquille, con dialoghi parchi dalle dolci parole e con il costante abbraccio di una luce ovattata.
E così, con un gesto secco e deciso, in un batter d’occhio sarete portati di peso dentro quelle mura e assisterete a una routine domestica quieta, vi porrete sempre più domande, vi angoscerete man mano che individuerete la nota stonata e quando avrete le prime certezze inizierete a pregare che i vostri timori non vengano confermati. Perché alla fine riceverete tutte le risposte, ma saranno una prevedibile ginocchiata nello stomaco.
“Miss Violence” ha molti pregi: è un film delicato dal violento messaggio; è carico di suspense senza nulla mostrare; è recitato in modo impeccabile e coraggioso; è drammatico come pochi altri racconti; è tremendo perché è molto (troppo!) reale; ed ha un finale su cui potremmo discutere a lungo ma che, personalmente, ritengo sia dovuto agli spettatori per infondere loro speranza e per alleviare un’animo appesantito da due ore di costante inquietudine.
Voto: 8. Era dai tempi del magistrale “Amour” di Haneke che non davo un voto così alto con tanta convinzione.