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Recensione del libro “Il Signore del Tempo” di Daniela Lucchi

Creato il 07 febbraio 2012 da Edizionialtravista

In questo romanzo, di chiara ispirazione Tolkeniana, dato che i personaggi appartengono alle tre etnie create dal Maestro, uomini, elfi e nani, manca l’ingrediente tipico della maggior parte delle opere fantasy: la lotta fra il bene e male. In questa storia, pressoché priva di combattimenti, si alternano le vicende delle tre stirpi che procedono in un primo momento parallelamente fra loro, per poi intrecciarsi sempre più fittamente. Direi che uno dei temi dominanti è il rapporto fra i personaggi ed il Destino. Basti pensare ad uno dei nani, così presentato all’inizio della storia:

“Rufus era nato solo venticinque minuti dopo suo fratello e tanto era bastato perché fosse Cladis il legittimo successore al trono.”

Quale beffa del Destino! Ma non si pensi ad una banale vicenda di rivalità o di lotta per il potere. I due fratelli sono descritti come affettuosamente legati l’uno all’altro. Ma il fato è in agguato: una Profezia dipingerà, agli occhi di Rufus, un futuro in cui lui, non suo fratello, sarà Re. Inutile, secondo la profezia, sarà per Cladis “ cercare mano amica”. I due nani credono di interpretarla ipotizzando l’avvento di una guerra civile, ma, quando Cladis scivolerà nel fiume e tenderà al fratello una mano, quest’ultimo si renderà conto che, se vorrà essere Re, sarà lui stesso a dovergli negare aiuto. Se vorrà essere Re – pensiero che mai si sarebbe presentato alla sua mente, non fosse stato per la profezia, dovrà essere per sua libera scelta e decisione.

Cosa farà Rufus? Cosa deciderà in quella manciata di secondi che condizionerà tutto il suo futuro e quello del suo popolo? Suo padre, il vecchio Re Utgar, un giorno gli chiederà conto delle sue azioni, e lo scruterà negli occhi, “cercando disperatamente di scorgervi l’innocenza che lo avrebbe restituito a lui come figlio, mentre il sospetto lo respingeva sempre più al rango di estraneo e di nemico” : ma vi scorgerà soltanto terrore. Rufus non è un personaggio di facile interpretazione, e tale resterà fino all’ ultima pagina del romanzo. Le vicende degli elfi sono, almeno all’inizio, meno drammatiche: in primo piano fra loro spicca una famiglia con un figlio adolescente, Finiver. Anche qui sembra esserci un’amara beffa del destino: il giovane elfo infatti non è molto versato nelle arti magiche ed i suoi poteri sono deboli mentre, per contro, suo padre è il mago più potente della comunità di Bosco Rotondo. Un giorno Finiver confiderà a Joshua, un ragazzo umano e suo grande amico : “ … mio padre non vedeva ciò che ero, ma soltanto quello che facevo.”

La grandezza di un uomo però, o, in questo caso, di un elfo, non si misura solo dalle sue capacità, ma anche dal suo cuore. Per questo, quasi profeticamente Joshua gli risponderà : “ Finiver … se riuscirai a liberare Cronos, tutto il mondo vedrà chi sei”. L’amicizia fra questi due adolescenti è la nota fresca, divertente, che dà leggerezza alla narrazione, che, comunque, non manca mai di ritmo e di ironia. Entrambi hanno il coraggio di vedere nella diversità delle loro razze un motivo di reciproca curiosità e di arricchimento anziché di divisione. Come spesso accade, le nuove generazioni superano i pregiudizi delle precedenti e racchiudono il meglio di esse. La vicenda fantastica attorno alla quale ruotano le storie personali dei vari personaggi è la scomparsa del Signore del Tempo , colui il quale costringe questa energia a scorrere in modo unidirezionale, un giorno dopo l’altro, un momento dopo l’altro. Il Tempo, come un cavallo senza più redini, scorre impazzito, a volte in avanti, ma a velocità diverse, velocissimo o rallentato, a seconda dei villaggi e delle zone in cui ci si trova, a volte compie balzi in avanti o all’indietro di secoli, risvegliando antiche magie che potrebbero mettere tutti in pericolo.

Ma il Signore del Tempo, Cronos, è costituito da pura energia, la forma umana che a volte assume è solo un artifizio per poter interagire con le creature viventi: chi, dunque, sarà stato in grado di metterlo fuori gioco? E perché lo avrà fatto? Non è possibile rispondere senza svelare troppo, senza correre il rischio di togliere interesse per la narrazione. Posso solo aggiungere che la vita e la morte, così indissolubilmente legate l’una all’altra, ed inevitabilmente scandite dal trascorrere del Tempo, sono al centro di questa Storia, in cui più volte si affronta il tema della perdita delle persone che amiamo. Ciò non toglie che si tratti di un romanzo solare e fresco in cui la vita è sempre “così meravigliosamente bella, anche se a volte dolorosa” ed il cui finale è del tutto imprevedibile.

Buona lettura.

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