Vi preannuncio che la recensione di Bling Ring, il nuovo e atteso film di Sofia Coppola, si tramuterà inevitabilmente in un’ampia riflessione sui problemi di sicurezza delle abitazioni californiane, nonché in un’attenta analisi degli spazi di crescita per il business di chi vede impianti antifurto per la casa. Ma prima di sviscerare queste spinose questioni, trailer e trama.
Innanzitutto, per quanto possa sembrare assurdo, trattasi di storia vera. La vera storia di un gruppo di ragazzi del liceo che, un po’ per noia, un po’ per trasgressione, iniziano a rubare nelle case dei vip. Basta leggere su internet quando le celebrities sono impegnate in qualche party, trovare l’indirizzo delle loro abitazioni e il gioco è fatto. Si ruba per fare soldi, ma non solo: l’obiettivo è far parte di quel mondo patinato e ostentato che frequentano Paris Hilton, Orlando Bloom e Rachel Bilson.
Questo film contiene molti insegnamenti.
Il primo è che gli antifurto non sono così del tutto inutili. Avere un allarme che faccia un po’ di casino quando qualcuno entra in casa potrebbe evitare che un gruppo di adolescenti faccia shopping indisturbato nel tuo guardaroba per ore . Allo stesso modo, lasciare le chiavi di casa sotto lo zerbino potrebbe non essere la cosa più saggia da fare. E chiamarsi Paris Hilton non è comunque una scusa valida. Così come un sistema di telecamere a circuito chiuso potrebbe evitare che i furti si ripetano. Un appello a tutti i produttori di antifurto in Italia: andate ad esportare in California che riportiamo su questo benedetto PIL.
Il secondo insegnamento è che una campagna pubblicitaria di un certo tipo può creare aspettative non allineate e, di conseguenza, scatenare recensioni (ingiustamente) poco positive. È proprio il caso di Bling Ring, che si vende come un film un po’ diverso da quello che realmente è. Ad esempio, al contrario di quanto si vede nel trailer, non aspettatevi di vedere Emma Watson assoluta protagonista o troppa trama.
Il terzo insegnamento è che una colonna sonora coi controcazzi può compensare senza problemi le debolezze della trama (sempre che non siano eccessive. Ogni riferimento al Grande Gatsby è puramente casuale).
Il quarto insegnamento non me lo ricordo già più e quindi vorrei passare ai giudizi. Bling Ring non è sicuramente un film che vincerà l’Oscar, ma è un bel film. Racconta una storia vera e da questa non si discosta, quindi non aspettatevi fuochi d’artificio e colpi di scena a più non posso. Ma la racconta bene, così come racconta bene una generazione e i suoi miti.
CHIPS e CHEAP: Regia e fotografia (ammesso che io sappia che cosa significhino queste due parole), insieme alla colonna sonora, sono le cose più CHIPS. CHEAP è qualche pecca che rende il film a volte lento.
Livello di SHAZAMMABILITÀ: altissimo. Colonna sonora pazzesca che dovete scaricare subito con utorrent ascoltare in streaming su Spotify sfidando l’orrèndo limite di 2,5 ore a settimana.
Livello di BONAGGINE DEL CAST: Alto. Anche se siamo praticamente nel barely legal.
Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 87 minuti / 87 minuti. Più corto di così mi sarei vergognato anch’io.
Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? No. Andate di corsa a casa, prima che ve la svaligino.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: tre Anne Praderio su cinque.
Il post Recensione di Bling Ring e degli antifurto, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).